Sulmona, 26 novembre– Negli ultimi tempi gli istituti di pena abruzzesi in generale e quello di Sulmona in particolare più che di strutture adibite alla custodia di normali detenuti sembrano divenute sempre più succursali di manicomi seppur gli stessi da decenni siano stati dismessi.
Capita, quindi, che detenuti affetti da disfunzioni mentali di particolare gravità siano inviati e con sempre maggiore quanto allarmante frequenza presso il reclusorio peligno e per il solo fatto di avere al suo interno un solo psichiatra convenzionato (a poche ore la settimana) e un presidio ospedaliero capace di gestirne le caratteristiche. Lo sostiene oggi in una nota Mauro Nardella (Uil Pa Polizia Penitenziaria)
“A dir la verità in ambito penitenziario strutture che hanno avuto nel passato la peculiarità di ospitare persone psicopatologiche ve ne erano ed erano identificate negli ospedali psichiatrici giudiziari.Realtà che a parte le condizioni logistiche in alcuni casi (come quello di Barcellona Pozzo di Gotto)- spiega ancora Nardella- da terzo mondo presentavano comunque un’organizzazione tale da farli rimpiangere oggi e non poco.
Quell’ organizzazione e quel supporto che nei carceri di oggi possiamo tranquillamente definirli effimeri, per non dire inesistenti e con tutte le conseguenze che ne derivano ivi comprese le accresciute aggressioni nei confronti del personale operante nelle carceri.Intanto a Sulmona, come in molte altre realtà penitenziarie, il personale non sa più cosa fare e come fare per ovviare alla mancanza di idonei supporti psichiatrici.
Alla UIL PA Polizia Penitenziaria aquilana da me rappresentata verrebbe quasi la voglia di chiedere paradossalmente la riapertura degli ospedali psichiatrici giudiziari qualora non si facesse, e con la stessa velocità che ha portato a chiudere gli OPG, la scelta di potenziare le REMS e tirare definitivamente fuori gli insani di mente dalle patrie galere”.