Sulmona, 13 dicembre– Verrà inaugurata giovedì prossimo, 15 dicembre, alle 17 all’Aurum di Pescara, la mostra Physis con le opere dell’artista di Pratola Peligna, Silvio Formichetti, e di Antonio Pedretti, a cura del critico d’arte Massimo Pasqualone. che interverrà insieme al consigliere regionale, Marianna Scoccia. “Φύσις – scrive Pasqualone nel testo critico che introduce il catalogo della mostra- è il confronto tra due straordinari protagonisti dell’arte italiana contemporanea, Silvio Formichetti e Antonio Pedretti che, esegeti in modo diverso di un unico cammino ermeneutico, propongono a Pescara una visione rinnovata della possibilità di dire il qui ed ora della vita, della realtà, della storia. Come curatore della mostra ho scelto questo titolo, pregno semanticamente e profondamente forte, che richiama, da un lato, la visione greca della realtà e del mondo, dall’altro si proietta verso una simbologia che vede al centro la natura, per Pedretti, la realtà nella sua complessità per Formichetti.
La cifra artistica di Silvio Formichetti è legata alla pratica iconica del maestro peligno, con l’idea che l’opera d’arte davvero può viaggiare nel Cosmos, per organizzare, in una possibilità aniconica, il Kaos dell’oggi, con una estroiettazione psichica che fa leva sulle esplosioni cromatiche e sul segno, sempre e comunque operazione artistica di interpretazione. Ecco allora che l’artista, e questo accomuna Formichetti e Pedretti, vive il tempo dell’arte come necessità esegetica ed ermeneutica, come luogo della possibilità di vivere, attraverso le emozioni cromatiche, quel di più che solo l’artista, il vero artista, sa dare alla comunità dei più, troppo superficiale per vivere questi attimi, poco attenta all’urlo che viene dal silenzio dell’anima, con la captazione del frammento che si fa ascolto, impressione sinestetica, dove sembra emergere da un lato il suono di una natura che attraverso il vento parla a chi la sa ascoltare; dall’altro, invece, l’eco di una fissità immobile pervade ogni realizzazione artistica. È la linea seguita da Pedretti, che produce, innanzitutto, una poetica del silenzio, dell’ascolto, dell’elisione del brutto, per un paesaggio che è, innanzitutto paesaggio dell’anima, come è stato opportunamente sottolineato.
L’artista Pedretti cerca sé stesso, cerca la pace nella pace della natura, vive, oserei dire, un sentimento di adesione panica, con un’anima inquieta che specchia la sua essenza in profondità: il passare delle stagioni, il cangiamento dei colori, la voglia di appartenere alla natura, attraverso le emozioni cromatiche, fanno di questo percorso uno sguardo esegetico sul senso della vita che sempre si rinnova, mai uguale, pur nella consapevolezza che il naufragio della coscienza avviene solo nel silenzio dell’anima, dove l’artista cerca quella quiete interiore, quella pace così tanto agognata, ma impedita dalla società cosiddetta postmoderna”. ”Mi auguro – scrive Marianna Scoccia – che questo connubio tra le arti prosegua anche negli anni a venire e si faccia itinerante in modo da offrire a tutti la possibilità di godere di questa straordinaria creatività”. La mostra resterà aperta fino al 24 dicembre.