A l’Aquila, il ministro Pichetto Fratin e Marsilio discutono di energia rinnovabile ma continuano ad approvare progetti per fonti fossili come il metanodotto e la centrale Snam. Forti critiche al Presidente della Regione
Sulmona,21 gennaio-Presentato con un accattivante manifesto tutto verde si è svolto ieri a L’Aquila un convegno dal titolo “Energia per la crescita: una scelta di comunità”. Al centro della discussione le comunità energetiche da fonti rinnovabili (CER). Peccato che i più autorevoli partecipanti al convegno siano stati due personaggi come il neo ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin e il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, cioè proprio coloro che, a livello nazionale e regionale, stanno sostenendo a spada tratta il potenziamento delle fonti di energia fossile. Lo riferiscono stamani in una nota i Comitati Cittadini pèer l’Ambiente e i rappresentanti del Coordinamnto No Hub del Gas
Pichetto Fratin, rispondendo alla domanda di un cronista ha affermato che ”il metanodotto Sulmona-Foligno andrà avanti. Noi la Linea Adriatica la dobbiamo fare perché ha la funzione di portare in sicurezza il Paese e renderlo sicuro significa avere la garanzia che imprese e famiglie hanno l’energia” (fonte: ANSA). Non ci sorprende affatto che il ministro,spiegano gli ambientalisti, come del resto i suoi predecessori, prenda per oro colato le tesi della Snam senza sottoporle a nessuna verifica. Eppure dai dati contenuti nell’ultimo documento Snam sottoposto a consultazione pubblica emerge chiaramente che in Italia non c’è nessuna emergenza gas, anzi nell’anno appena concluso il nostro Paese ha addirittura esportato all’estero oltre 3 miliardi e 200 milioni di metri cubi di metano, praticamente l’intero quantitativo prodotto a livello nazionale!
La rete nazionale gasdotti è sovradimensionata rispetto al fabbisogno interno. Nei confronti del 2021 i consumi di gas sono diminuiti di ben 8 miliardi di metri cubi passando da 76 a 68 miliardi, e le previsioni dello Stato (PNIEC) e della stessa Snam dicono che nel 2030 (data molto vicina al 2028, quando dovrebbe entrare in funzione la Linea Adriatica e la centrale di Sulmona) i consumi scenderanno a meno di 60 miliardi di mc. Ma si tratta di un dato sovrastimato perché è realistico ritenere che, per effetto del notevole sviluppo delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico, nel 2030 i consumi non supereranno i 50 miliardi di mc.
Perciò la Linea Adriatica è non soltanto un’opera molto dannosa ma è anche completamente inutile, e sarebbe un vero e proprio crimine economico caricarne il costo sulle bollette dei cittadini italiani, schizzate alle stelle a causa della speculazione delle multinazionali del settore fossile. Invece di fare da acritico portavoce delle inesistenti criticità addotte dalla Snam il ministro accerti piuttosto perché il costo dell’opera è aumentato in soli 2 anni del 50%, passando da 1 miliardo e 600 milioni di euro a 2 miliardi e 400 milioni.
Quanto all’ineffabile Marsilio, che ha il coraggio di parlare di energia pulita dopo aver spalancato le porte ad un’opera fossile qual’ è il metanodotto, dichiarando addirittura che la Regione non ha alcuna competenza, ricordiamo che la giunta guidata dal suo predecessore D’Alfonso ha adottato 7 delibere per negare l’intesa con lo Stato e il Consiglio Regionale, nel corso degli anni, ha approvato alla unanimità ben 11 risoluzioni di contrarietà. Marsilio durante tutta la sua presidenza ha ignorato totalmente il problema del metanodotto e si è svegliato solo dopo la sua approvazione, riunendo in tutta fretta i sindaci per discutere come ripartire e utilizzate i ristori, cioè i 30 denari del suo tradimento dell’Abruzzo.
Al ministro Pichetto Fratin e al presidente Marsilio facciamo notare che un principio guida per le istituzioni deve essere la coerenza perché parlare di energia pulita da sola non basta : urge abbandonare rapidamente le fonti fossili – come afferma, inascoltata, la comunità scientifica internazionale – perché esse sono la principali responsabili della gravissima crisi climatica che rischia di far precipitare nel baratro il pianeta terra.
In ogni caso, conclude la nota, stiano tranquilli: la nostra lotta non si ferma!