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Il Miracolo di Amarena

Scritto da redazione

Sulmona,22 febbraio- Ormai piove da tempo, si distingue a fatica il giorno dalla notte, il cielo è pieno zeppo di pesanti e scuri nuvoloni. Tuoni e lampi imperversano sulla comunità di Raiano e su tutta la vallata circostante.

Sono ore che Amarena vaga senza una meta. Per gli orsi i viaggi e i lunghi percorsi, in genere, non rappresentano un grande ostacolo, eppure oggi avverte spossatezza ed è pervasa da un leggero tremore. Pare arrugginito, anche, il suo senso dell’orientamento, la pioggia e il freddo lo avranno ossidato! In suo soccorso arriva un grande lampo, la luce prodotta evidenzia un corposo corso d’acqua, non ha le idee ben chiare, ma il suo istinto le suggerisce di affiancarlo e di risalirlo. La notte è vicina, è molto provata e avrebbe bisogno di adagiarsi in un angolo asciutto, non certo di fiancheggiare un fiume, ma qualcosa la spinge a non separarsi da quel ricco affluente.

L’acqua che scende dal cielo sommata a quella del fiume che scorre, danno vita ad un baccano infernale, eppure ad Amarena, pare di sentire dei passi, delle presenze e pensando a voce alta, si lascia sfuggire una riflessione che se non fosse per le circostanze sarebbe motivo di ilarità: “con questo tempo da lupi, chioltre me osa sfidare la sorte?”.

Un secondo e più potente lampo pone a giorno un’immensa roccia dinnanzi a lei e la coda di questo fascio di luce lascia scorgere delle gole, fra le pareti di queste gole si erge una costruzione. 

Quello che Amarena ha dinnanzi è l’Eremo di San Venanzio, le sue robuste unghie stanno calpestando la Riserva Regionale delle Gole di San Venanzio e il fiume che l’ha guidata fino lì è l’Aterno. Il forte vento agita tutta la vegetazione circostante, avrebbe voglia di rugliare, ma viene rapita da una figura che si muove verso di lei. Nel momento in cui l’uomo muove i primi passi, il vento inizia a divenire meno freddo e si va coricando nei sentieri circostanti, la pioggia, d’improvviso, pare vergognarsi e batte la ritirata, le nuvole scompaiono, come se qualcuno le avesse messe in castigo in un angolo distante. 

Di questi accadimenti improvvisi e inaspettati, pare beneficiarne una luna pacioccona e giallissima divenendo protagonista assoluta di un cielo silenzioso e composto. Questa luce cinerea viene in soccorso di “donna orsa” ed illumina il volto di un giovane Pastore. Il ragazzo non è né sorpreso, né intimorito da Amarena, pare la stesse aspettando da un po’, la maestosa visione sembra rassicurarlo. La “donna vagante” lo osserva, gli consente di avvicinarsi e si lascia accarezzare la testa più e più volte, l’intesa è immediata, sembrano due vecchi amici che si incontrano dopo tanto tempo. Appaiono sollevati, alzano gli occhi al cielo e le pupille di entrambi riflettono una luce dorata. Insieme entrano nell’edificio, nessuno dei due avvisa l’esigenza di esprimere parole, gli sguardi e il tatto sono sufficientemente eloquenti.

Il Pastore sembra essere di casa all’interno dell’Eremo di San VenanzioAmarena si fida di lui e lo affianca sicura e rispettosa, sembra comprenderne la sacralità di quelli ambienti.

All’interno dell’Eremo si percepisce un senso di mistero, il pelo, già, bagnato dell’orsa maschera bene i brividi che la stessa prova, si sente permeata da qualcosa di intenso e di astratto al contempo. 

L’edificio si compone di un altare maggiore, vi è un altare dedicato a San Giovanni Battista e uno dedicato a San Pietro Celestino.

 I due continuano a non proferire parola, Amarena osserva più attentamente del suo soccorritore in quanto il tutto le è sconosciuto. All’unisono si dirigono verso la Scala Santa che porta ad una piccola grotta, il percorso è tutto ricavato nella roccia, intanto la giovane guida ha recuperato delle candele ed illumina la strada da percorrere. Man mano che ci si avvicina alla grotta, Amarena avvisa un gradevole tepore e distingue la presenza del gregge del Pastore. La più elementare legge della natura avrebbe voluto un gregge terrorizzato desideroso di fuggire alla vista dell’orsa. I fatti tradiscono il più esperto conoscitore di animali, le pecore e gli agnellini all’ingresso dei due si alzano in segno di reverenza e creano uno spazio per accogliere la nuova venuta. La plantigrada, con lo sguardo, ringrazia una ad una le pecore ed i loro pargoli per l’accoglienza e si adagia comodamente. Passeranno l’intera notte insieme in quella minuscola grotta. 

Al Pastore  non è sfuggito l’avanzato stato della gravidanza di Amarena, mentre l’orsa è coricata fra le pecore e beneficia del calore che queste le creano, le tocca più e più volte la pancia. La sua è una mano ruvida, dalle unghie non proprio candide, ma sicuramente avvezza a parti, travagli e gestazioni. La futura mamma gradisce questo contato e con attenzione ascolta ogni parola proferita dell’uomo.

“manca davvero poco, ti stai preparando, partorirai con dolore, il tuo grembo accoglie più cuccioli, avrai un parto numeroso e lungo. Sento quattro testoline, uno dei nascituri appare più irrequieto, lo spazio nella pancia comincia a scarseggiare. Non temere non sei sola, tutto andrà per il verso giusto, ci siamo qui noi!”.

Amarena comincia a sudare, si agita, ha bisogno di più spazio, il gregge glielo concede all’istante, il Pastore non smette un secondo di massaggiarle la fronte e di guardarla negli occhi. Il respiro diventa più faticoso, anche il fiume l’Aterno è in apprensione per l’imminente parto e pare abbassare la voce. Amarena si distende a pancia in giù sul pavimento della caverna, il gregge è tutto in piedi intorno a lei. Il Pastore chiude gli occhi, avverte l’esigenza, di raccomandare la partoriente a Santa Margherita e per non fare figuracce, nello stesso istante, si rivolge a San Venanzio e gli dice:” non per mancarti di rispetto, anzi ti ringrazio per averci concesso il tuo rifugio, meglio non prendersi certe responsabilità, fra donne si capiscono meglio!”.

Non è ancora sorto il sole quando Amarena e i suoi quattro cuccioli lasciano la grotta. Al suo risveglio il Pastore trova un gregge compiaciuto, un sole alto e splendente, un fiume carico di acqua fresca e scoppiettante. La pietra su cui Amarena ha partorito pare essere ancora calda e umida, prende con sé qualcuno dei ciuffetti di pelo che l’orsa ha perso durante il parto, per conservarli nella sua bisaccia.

Solo la sera, al rientro nel suo stazzo si accorgerà che le pecore più anziane non hanno le mammelle piene di latte. Facile intuire che mentre lui dormiva si è attivata una solidarietà tutta femminile! La novella mamma, probabilmente, non aveva latte sufficiente per la sua, abbondante e rara cucciolata. Le mature del suo gregge avevano messo a disposizione le proprie mammelle!

Cesira Donatelli. Andrea Salvatore

( ph da web)

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1 Commento

antonio 27 Novembre 2023 - 14:31

racconto molto bello, affascinante e che contiene un bel pò di fantasia! Un’ orsa gravida, che partorisce in un ovile. Suona quasi assurdo, ma nel contempo porta il mio pensiero a quei tempi del passato in cui tutto ciò forse accadeva per davvero. Come sarebbe bello poter essere oggi, noi umani, come questa orsa e quelle pecore che alla fine concedono il loro latte a quei piccoli orsacchiotti appena usciti dal ventre della loro mamma.

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