- Una bella riflessione sulla figura di un sulmonese che nella sua attività silenziosa e “preziosa” ma anche nel suo impegno nelle Istituzioni ha saputo sempre onorare la nostra città e la sua comunità-
Sulmona, 19 febbraio– Ieri mattina, dopo avere ricostruito la figura di Giulio Andreotti attraverso i suoi scritti e la memoria documentale di cui dispone il nostro sistema Paese sulla sua esperienza e sulla sua opera, ho avuto la possibilità di fare visita a quel nodo di storia, di relazioni internazionali e di accesso alle lunghe distanze del mondo che ha rappresentato nel nostro passato l’Agenzia Viaggi di Michele Celidonio.
Sembra di trovarmi adesso davanti alle espressioni, non solo orali, dei miei nonni e dei miei bisnonni, che mi hanno spiegato ed insegnato il grande valore di Michele Celidonio perché, privo di tutto nei paesi dell’entroterra della Maiella, ha provato a mettersi alla ricerca della fortuna raggiungendo i punti più disparati e disperati delle grandi traiettorie delle emigrazioni: gli Stati Uniti, l’Australia, l’Argentina e ogni luogo che faceva seguito alle buone notizie che si distribuivano in Italia.
Celidonio è stato ricordato e veniva spiegato ai bambini perché faceva solo il suo dovere di compravendita di titoli di viaggio, o perché faceva dell’altro che proverò adesso a scrivere?
Celidonio era una banca del futuro per coloro i quali non avevano la benché minima opportunità in Abruzzo, in provincia di Pescara, soprattutto alle falde della Maiella.
Non c’era dialetto di campanile ammirabile dalle altezze della Majella che non si sia sentito, almeno per due volte, dentro i locali dell’Agenzia Viaggi di Piazza Garibaldi in Sulmona.
Perché due volte? Una volta ci si andava ad informare se si poteva partire non avendo soldi, la seconda volta per firmare un contratto dignitosissimo, che San Bernardino da Siena avrebbe detto “pienamente rispettoso dell’invalicabilità della soglia dell’usura”.
Nel Medioevo chi si faceva carico delle questioni degli altri si incamminava lungo le vie della santità.
In democrazia, chi si fa carico delle questioni degli altri va ricordato e va testimoniato alle giovani generazioni.
Rivolgerò appello al Sindaco di Sulmona, affinché si deponga una targa di plauso collettivo per l’opera di Michele Celidonio, che non si è limitato a fare il suo lavoro per sé e la sua famiglia, ma ha vissuto il suo lavoro a favore di tutti.
Si dice che le città di mare siano più fortunate delle città di montagna perché hanno il mare: il mare equivale ad accesso alle lunghe distanze; Michele Celidonio, che non era fatto di mare, ha portato il mare a Sulmona e alla Maiella, perché consentiva il raggiungimento di notevoli distanze anche a chi non aveva nulla, neanche la valigia per contenere scarpe bucate per cambiare quelle bucate già calzate.
Con queste parole, oggi, proverò a raccontare ai miei figli, per la seconda volta, chi è stato Michele Celidonio: a me lo hanno detto tante volte i miei nonni e i miei bisnonni.
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