Il governatore dell’Emilia Romagna, nonché candidato alla segreteria del Pd, Stefano Bonaccini, in una intervista a “Repubblica” spiega che le recenti sconfitte del suo partito pesano “ma noi siamo una comunità viva, non in disarmo. Solo nel Pd i cittadini scelgono, mentre negli altri partiti decidono in quattro in una stanza. Ragion per cui la domenica dei gazebo sarà un successo a prescindere. Io sono fiducioso, credo che come sempre la partecipazione del nostro popolo saprà stupire”. Se dovesse diventare segretario, la prima cosa che farà per arginare l’emorragia di elettori sarà “una grande raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare per introdurre il salario minimo legale, dove non arriva la contrattazione collettiva: ci troverete davanti alle fabbriche e ai supermercati, nelle piazze e nei bar per cancellare la vergogna di retribuzioni a 2, 3, 4 euro l’ora. Scommetto che firmeranno tanti che si sono astenuti o hanno scelto la destra solo pochi mesi fa”.
Il Pd “deve essere più popolare, cioè in sintonia con i problemi concreti delle persone. Io sono uno di sinistra, figlio di un camionista ed un’operaia comunisti, mi sono sempre impegnato per migliorare le condizioni dei più deboli. Ma per farlo bisogna stare di più dove la gente vive, studia e lavora, non bastano gli slogan o i convegni”. “Dobbiamo parlare a chi fatica a pagare le bollette e la benzina, – continua il governatore – a chi è in lista d’attesa per un esame medico, a chi fa sacrifici per sostenere lo studio dei figli e non si rassegna a vederli condannati alla precarietà, con buste paga troppo basse per metter su famiglia. In questa Italia si è bloccato l’ascensore sociale: la povertà rischia di diventare ereditaria e la ricchezza un fatto dinastico. Noi dobbiamo cambiare proprio questo. Per me è la cosa più di
sinistra che si possa immaginare”, ha concluso Bonaccini.