Il problema è ancora caldo soprattutto dopo i risultati dell’ultima riunione della Conferenza Stato Regioni e Unificata che hanno fatto registrare posizioni differenti su un problema tanto delicato che gli osservatori più attenti hanno già definito “la legge spacca-Italia”
Sulmona, 8 marzo – Il Capogruppo del M5S in Consiglio regionale Francesco Taglieri ha presentato nelle ultime ore una Mozione per chiedere un impegno formale della Regione Abruzzo a contrastare le modalità di autonomia differenziata tra regioni, come prevista dal DDL Calderoli.
“L’Abruzzo – spiega Taglieri – rientrerebbe in quelle regioni gravemente mortificate dalle Disposizioni per l’attuazione delle autonomie differenziate. Basti pensare che, se nel 2020 fosse stato in vigore il DDl Calderoli, l’Abruzzo solo in ambito sanitario avrebbe subito una decurtazione di oltre 400 milioni di euro. E’ chiaro che il disegno di legge filo-leghista, presentato dal Governo Meloni, rischia di frantumare il Paese con conseguenze devastanti sul futuro di milioni di cittadini e accrescere ulteriormente le differenze tra regioni del Nord e del Sud ampliando le diseguaglianze tra territori e cittadini, che si vedrebbero privati di fondamentali diritti in settori sensibili come salute, scuola, ambiente, energia e tanto altro. Ho chiesto quindi a Marsilio, in qualità di Presidente della Regione Abruzzo, di prendere un impegno formale a difesa del nostro territorio e di intercedere presso il suo Governo al fine di correggere le storture di questo documento. Tra l’altro attualmente il DDL contiene possibili rilievi di incostituzionalità, poiché la Costituzione seppur configurando l’autonomia come una possibilità offerta alle regioni, impone sempre e comunque il rispetto del superiore obiettivo al raggiungimento di una più forte unità del Paese e uguaglianza dei cittadini.
Questo non avviene perché Calderoli e il suo entourage non hanno nemmeno avviato lo studio per determinare i cosiddetti Livelli Essenziali di Prestazione (LEP): una forma di garanzia sulla corretta distribuzione dei servizi in base al fabbisogno e non in base alla spesa storica che, è evidente, nel tempo ha sacrificato sempre le regioni del meridione, tra cui l’Abruzzo. Il testo, infatti, attualmente prevede che per il trasferimento dei fondi dello Stato verso la Regione si utilizzi, il criterio della spesa storica sostenuta per l’erogazione dei servizi pubblici; con il vincolo però che il finanziamento pro capite non sia inferiore al “valore medio nazionale”, riservando un ulteriore “tesoretto” alle regioni più ricche che, in virtù della maggiore popolazione e maggiore capacità economica, hanno costi di finanziamento pro capite inferiori alla media nazionale. Viene rimandato, invece, il calcolo dei fabbisogni standard sulla base dei livelli essenziali delle prestazioni LEP. Questo semmai doveva essere un prerequisito! La mancanza di individuazione dei LEP rappresenta un fatto gravissimo, perché in pratica dove lo Stato ha investito di meno continuerà a investire meno, dove ha erogato più fondi continuerà ad erogarne di più, almeno fin quando non saranno definiti e finanziati i LEP. Il progetto autonomista, in quest’ottica, contrasta anche con il Pnrr, che punta a colmare i divari non solo tra Nord e Sud, ma anche in specifici e sensibilissimi settori come sanità e istruzione. E’ importante ricordare che se il Pnrr ha portato in dote all’Italia più di 200 miliardi è perché c’è il Mezzogiorno.
Tra i criteri di ripartizione delle risorse del Recovery Fund, infatti, c’erano la densità della popolazione, il tasso di disoccupazione e il livello di Pil pro capite. A nessuno può sfuggire quanto abbiano contato i divari del Meridione nel fruttare all’Italia 200 miliardi. Divari che devono essere sanati e non amplificati. Se Parlamento, Governo, Regioni ed Enti Locali non sono in possesso dei dati per giungere ad una definizione dei LEP è meglio non iniziare – incalza Taglieri – altrimenti potremmo trovarci nello stesso stato di stallo generato dai LEA in Sanità, che tuttora si fa fatica a definire e quindi non hanno in alcun modo evitato un evidente divario nella erogazione delle prestazioni tra le diverse regioni. Come dimostrano i numeri altissimi della mobilità passiva e della rinuncia alle cure. Facciamo una stima di quello che sarà il futuro, calcolandolo sulla base dei dati relativi alla “Spesa Statale Regionalizzata”.
Prendiamo per esempio i dati pubblicati dalla Ragioneria Generale dello Stato nell’anno 2020, spiega ancora Taglieri, se fosse stato già in vigore il DDl Calderoli, l’Abruzzo Avrebbe subito una decurtazione dei fondi di oltre 400milioni di euro. Una follia! Eppure le drammatiche vicende legate alla pandemia hanno confermato la necessità di ridefinire competenze tra lo Stato, le Regioni e il sistema delle Autonomie locali, proprio a partire dal Sistema Sanitario Nazionale. Un’ultima riflessione va fatta sull’ipocrisia dell’Autonomia differenziata. Giancarlo Giorgetti, ministro dell’ Economia, autorevole esponente della Lega e strenuo promotore della autonomia differenziata, ha vietato alle regioni l’acquisto di crediti fiscali relativi ai bonus edilizi ponendosi in assoluto contrasto con la impostazione del DDL sulla autonomia differenziata. Desta non pochi sospetti un atteggiamento così contraddittorio, apparentemente secondo la convenienza del momento, tra il centralismo e il regionalismo estremo. Per questo chiedo formalmente attraverso l’approvazione della Mozione che abbiamo presentato come Gruppo del M5S e di cui sono primo firmatario che la Regione Abruzzo a trazione Fratelli D’Italia, Lega e Forza Italia ci faccia sapere, ancora una volta, da che parte sta. Se da quella di Giorgetti, Calderoli e Meloni, che vuole depauperare l’Abruzzo e le sue risorse o da quella degli abruzzesi che hanno il diritto costituzionalmente garantito di avere servizi competitivi in ambito sanitario, sociale e scolastico” conclude Taglieri.