Sulmona 26 marzo– Di orizzonti rosso sangue la terra di Sicilia ne dispensa da sempre tanti e tutti dai connotati sbalorditivi. Invero al Corpo Reale dei Carabinieri di Cortelle a partire dal 5 aprile del 1880 tocca investigare su spargimenti di sangue reali, poco affini con quelle che potrebbero essere le cromature di un paesaggio. Va riconosciuto, altresì, a Domenico Arezzo di non aver fatto mancare, nonostante la premura d’indagine, al lettore di Orizzonte Rosso Sangue squisiti assaggi dei paesaggi tipici dell’isola.
Le cause di un omicidio possono essere svariate, ingegnoso farle risalire a più di seicento anni addietro, ma d’altronde un buon giallista deve saper accreditare a sé fantasia, proprietà investigative, conoscenza della psiche umana, della psiche di comunità e deve saper osare. L’osare di Arezzo in questo giallo sociale, non è spregiudicato, è reale e cristallino perché ha dottrina nel portare a galla significativi tratti del “fogliame umano”. Per far emergere la falsità, la cupidigia e la venalità dei numerosi e diversificati commensali di questa storia di assassini e di morti ammazzati, l’autore, investe Emanuele Cortisanti, detto Nenè o U prufissuri ciùncu. Nenè si qualifica, sin dalle prime battute, come un giovane scolarizzato, “merce” rara per il contesto e per il periodo, con la passione per l’investigazione e portatore della sana abitudine di elaborare quotidianamente una pagina del suo taccuino. Il tener nota degli accadimenti aiuta a non perdere la cronologia in una vita che fino a quella disgraziata mattina è abitualmente e noiosamente scorsa allo stesso modo…
…devo entrare anch’io, so di essere il solo che può fermare il tempo annotando ogni dettaglio sul mio diario…
Il sermone di un parroco o gli atteggiamenti delle cosiddette amiche della vedova, durante il funerale, sono i tanti scatti di una polaroid che disposti ad asciugare mostrano le crepe di un tessuto sociale provato dalla miseria, dalle malattie e quasi rassegnato a non poter ambire ad un riscatto sociale per i propri figli.
Domenico Arezzo inserisce in questo lavoro improntato al rosso sangue, striature differenti dai risvolti psicologici interessanti. Analizza la solitudine come figlia del “diverso”. L’individuo colto è differente dal villano, lo storpio è additabile da chi è “normale”, il ricco diverge dal povero per scoprire che ciò che differenzia allontana e genera solitudine ed inquietudine…
…l’inquietudine filtra i pensieri tingendoli del colore dell’ansia. Qual è il colore dell’ansia?…
Magistrale è la capacità di collocare stati d’animo differenti sotto giornate bollenti di sole, mentre si bonificano terreni infetti e complicati, mentre la pioggia va aiutata a trovare sbocco fra i terreni adiacenti o mentre non si è certi che la propria moglie sia estranea agli omicidi che hanno iniziato a dimorare a Grassello di Sicilia. Convivere con la morte nel petto è un incubo, l’autore lo sa bene e pone sulle spalle di Nenè anche questo carico, col sol palliativo di poter…
…sorseggia questo bel bicchiere di vino, se il sudore è tanto, l’acqua va ne spaddie e fa male…
Orizzonte Rosso Sangue tratteggia una fetta di Sicilia devota, praticante, timorata col cappio delle tradizioni e delle usanze. La vedova non può restare sola con un uomo, non può sposarsi prima di tra anni dall’inizio della vedovanza, non può tentare a farcela da sola! Per fortuna esistono le dispense dal lutto e Domenico Arezzo ne approfitta per oscurare il potere delle salme con la celebrazione di un matrimonio.
Quasi a corona della narrazione, mai scontata e sempre innovativa, la penna decisa, concentrata e saggia fa emergere il ruolo di Madre Natura nella vita dei contadini dell’epoca…
…i campi sembrano specchi d’acqua dal colore giallo ocra, le spighe pesanti ondeggiano sotto la leggera brezza, il fruscio sembra sussurrare la loro richiesta di essere mietuti e raccolti…
Una storia che insegna come l’uomo poco sappia stare sulla faccia della terra senza far male al proprio subalterno, al proprio compaesano, al proprio cittadino, al proprio paziente. Una storia che evidenzia, nonostante il narrato, i valori della vita semplice, contadina, dove un sogno, fra le zolle di un campo, dietro una collina o nel mezzo di un bosco può provare a mettersi in piedi, dove l’onestà può salvarti la vita.
Orizzonte Rosso Sangue va “assunto” e “somministrato” perché…
…u travagghiu di vinnigna ti signa, ti sgrina, t’alligna e ti signa…(il lavoro della vendemmia ti ammaestra, ti diletta, ti rinvigorisce e ti leva i debiti)
Niente senza la fatica è facile, semplice e bello!
Cesira Donatelli
ORIZZONTE ROSSO SANGUE di Domenico Arezzo
(Edizioni Nulla Die)