Se la politica continua ad alimentarsi di chiacchere e propaganda e vede risultati a modo proprio c’è invece chi riflette, si dice preoccupato, rappresenta una fotografia diversa e ritiene che ci sia uno stato di oggettiva difficoltà. Ecco perché.
Sulmona, 28 aprile- In un convegno sulla ZES ( Zona Economica Speciale) svoltosi nei giorni scorsi a Sulmona il Commissario della ZES Mauro Miccio e l’Assessore Regionale Daniele D’Amario hanno sostenuto che l’economia regionale è viva e vegeta e l’Assessore D’Amario ha aggiunto che con i prossimi Bandi con i Fondi Europei l’economia migliorerà ancora.
Il Governatore Marsilio ha più volte affermato che l’economia abruzzese gode di buona salute. Ma è proprio così ?
In buona sostanza, spiega il prof. Aldo Ronci attento studioso delle diverse fenomenologie economiche del territorio, il Governo regionale e la Maggioranza del Consiglio sono concordi nell’affermare che l’economia abruzzese gode di buona salute e d’altronde l’opposizione, su questo tema, tace per cui sembra d’accordo su questa valutazione.
Tacciono anche i Sindacati e le Associazioni Datoriali.
L’ultimo Summit Economy abruzzese del mese di Dicembre 2022, alla presenza di importanti personaggi di fama nazionale ed internazionale, ha definito l’economia abruzzese vivace e ricca di grosse potenzialità.
“ Non sono d’accordo e penso di non avere degli occhiali che distorcono la realtà – spiega Ronci- ma semplicemente di interpretare i dati economici e demografici che monitorizzo trimestralmente.
L’economia abruzzese versa in uno stato di oggettiva difficoltà e ciò in quanto i dati demografici, della dinamica delle imprese, dell’export e dell’occupazione negli anni dal 2013 al 2021, nell’anno 2021 e nell’anno 2022 dimostrano lo stato di sofferenza dell’economia abruzzese.
Infatti, tutte e dodici le variazioni abruzzesi considerate, ad eccezione di una, sono di gran lunga peggiori delle corrispondenti italiane e posizionano l’Abruzzo, in molti casi agli ultimi posti della graduatoria nazionale e spesso sono peggiori anche di parecchie altre regioni del Mezzogiorno.
I dati positivi del PIL degli anni 2021 e 2022 non riesco a spiegarmeli di fronte ai dati negativi demografici, della dinamica delle imprese, dell’export e dell’occupazione ma, comunque, bisogna tener presente che il Valore Aggiunto cumulato dell’Abruzzo dall’anno 2000 all’anno 2020 ha registrato, rispetto ai valori medi nazionali, uno spread negativo di ben 6,8 punti percentuali”.