Home Regione Abruzzo Pettinari (M5S) alza la voce “La Sanità in Abruzzo tra le peggiori in Italia”

Pettinari (M5S) alza la voce “La Sanità in Abruzzo tra le peggiori in Italia”

Scritto da redazione

Secondo il Vice Presidente del Consiglio regionale i dati certificano una situazione disastrosa su più indicatori”. Ecco perché

Domenico Pettinari, Vice Presidente del Consiglio regionale

Sulmona, 14 maggio– “ E’ una triste eredità quella che il Presidente Marsilio lascia all’Abruzzo in materia di sanità. Un sistema impantanato su se stesso, che non riesce a scrollarsi di dosso l’inefficienza e, a mio parere, la totale assenza di programmazione che ha contraddistinto questi quattro anni e mezzo di governo di centrodestra. Dalle voci più importanti, fino a quelle marginali, il fallimento è totale, e a pagarne le conseguenze, come sempre, saranno i cittadini abruzzesi” le parole arrivano dal Vicepresidente del Consiglio regionale Domenico Pettinari che a Pescara, “ ha scattato una fotografia del pessimo stato di salute del nostro sistema sanitario regionale”. Al suo fianco la Dottoressa Rossello Di Meco, funzionaria regionale e responsabile segreteria del Vicepresidente. Ecco la nota completa del Vice Presidente

“La sanità è la prima voce del bilancio di Regione Abruzzo – spiega Pettinari – è il banco di prova su cui si misura un buon governo. E, con numeri alla mano, il centrodestra per l’Abruzzo non ha rappresentato un buon governo. 

Al di là degli slogan, dei soliti annunci rilanciati in odor di campagna elettorale o delle giravolte per nascondere la polvere sotto al tappeto, la verità è una sola: hanno fallito. 

Prendiamo ad esempio la MOBILITÀ PASSIVA EXTRAREGIONALE  che rappresenta  una delle voci che più identifica la qualità del servizio sanitario di una Regione. 

Se prendiamo in considerazione gli anni di governo del Presidente Marsilio, dal 2019 al 2021, disponibili sul sito dell’AGENAS, possiamo vedere come annualmente l’Abruzzo ha segnato un saldo negativo per milioni di euro. Nel triennio 2019-2020-2021, il saldo della mobilità extraregionale segna la cifra complessiva di euro -154.074.498,14.

Se per lo stesso periodo prendiamo come riferimento il numero di abitanti rilevati dall’ISTAT, pari a 1.281.012, la mobilità extraregionale passiva ha avuto un costo pro-capite per ogni abruzzese pari a 275,80 euro.  L’Abruzzo, infatti, è tra le peggiori Regioni italiane su questo fronte. Nel triennio in esame si colloca costantemente tra le regioni che hanno registrato maggior cittadini che si sono andati a curare altrove, con un dato in crescita che evidenzia l’aumento di abruzzesi che scappano dal nostro sistema sanitario regionale: al 6° posto nel 2021, al 5° posto nel 2020 e al 7° posto nel 2019. 

Altra voce importante che maggiormente incide sul bilancio della sanità abruzzese, e certifica la qualità del servizio sanitario di una Regione, è quella riferita alla SPESA FARMACEUTICA. Anche qui il Governo di centrodestra del Presidente Marsilio dimostra una gestione pessima. Infatti, se analizziamo i dati pubblicati dai report dell’AIFA, vediamo come nel quadriennio 2019-2022 la spesa farmaceutica in Abruzzo ogni anno è costantemente superiore rispetto al tetto di spesa, classificando la nostra tra le regioni peggiori in Italia.

Dai numeri pubblicati dall’AIFA si evince che sotto la gestione del centrodestra nel periodo 2019-2022, si è sempre sforato il tetto di spesa nazionale, arrivando a toccare la somma complessiva, nel quadriennio, di oltre +379 milioni di euro. La voce che maggiormente incide sulla spesa è quella relativa agli acquisti diretti per la distribuzione negli ospedali. Si rimarca così come sia proprio la gestione non ottimale dei nosocomi a far esplodere i costi farmaceutici. I dati sono disponibili per tutti, ma il Governo di centrodestra in quattro anni non ha fatto nulla per supplire a tale problematica. Eppure più volte anche dall’opposizione abbiamo presentato proposte per migliorare la situazione: la digitalizzazione dei processi di somministrazione dei farmaci all’interno degli ospedali, che avrebbe permesso l’abbattimento dei costi sostenuti, o la diffusione dei farmaci monouso, che eviterebbero gli sprechi anche fuori dalle strutture. 

Altro grande fallimento risiede nel RECUPERO DELLE PRESTAZIONI SANITARIE SOSPESE PER IL COVID-19, sulla quale Regione Abruzzo non ha raggiunto gli obiettivi dei Piani di recupero. Non è stata in grado di predisporre un maggiore coordinamento tra le attività delle Aziende sanitarie abruzzesi, come avrebbe dovuto fare.

Per la predisposizione dei singoli Piani, ai sensi dell’art. 1, commi 276 e ss. della Legge 30 dicembre 2021, n. 234, il Governo ha stanziato in favore della Regione Abruzzo 10.934.065 di euro. Le Aziende sanitarie, in assenza di un efficace coordinamento dell’Ente regionale, hanno provveduto a predisporre e attuare i singoli Piani in maniera del tutto autonoma e quindi non omogenea. Il risultato è stato che alcune ASL, alla fine del 2022, sono riuscite a recuperare gran parte delle prestazioni sospese, come la ASL di Pescara e Teramo, mentre le altre di Chieti e L’Aquila no.  Purtroppo in totale assenza di un Governo centrale che supportasse, coordinasse e monitorasse le attività messe in campo dalle Aziende abruzzesi non si poteva sperare in un risultato migliore.

Se analizziamo i dati a fine 2022, comunicati dalle stesse Aziende al sottoscritto a seguito di accesso agli atti, vediamo che tutte le Aziende non hanno recuperato il 100% delle prestazioni considerate recuperabili nei rispettivi Piani, poiché già con la predisposizione dei Piani stessi una parte di queste sono state considerate irrecuperabili, provocando risultati differenti per ogni singola ASL.

Il Governo regionale, quindi, invece di svolgere la sua funzione di supporto e controllo nel recupero delle prestazioni sospese durante il Covid-19, il 03 marzo 2023, ha adottato la Delibera n. 110/2023, con la quale ha approvato il nuovo fabbisogno di assistenza specialistica ambulatoriale, in cui ha definito l’apertura di nuove strutture private, eventualmente da accreditare al servizio sanitario regionale, per soddisfare la domanda delle prestazioni dei cittadini abruzzesi, nonostante tutte e quattro le ASL regionali avessero dichiarato nei propri Piani di non voler ricorrere al privato, se non in minima parte, per il recupero delle prestazioni sospese.

Per quanto riguarda I TEMPI DI ATTESA per esami o visite presso le strutture sanitarie della Regione Abruzzo, troviamo una situazione terribile. Per sottoporsi ad alcuni esami i cittadini devono attendere tempi anche fino ad un anno nella ASL di Pescara.

Secondo la prima rilevazione effettuata dal Comitato LEA per il 2020, con il Nuovo Sistema di Garanzia (NSG) per la verifica – secondo le dimensioni dell’equità, dell’efficacia e dell’appropriatezza – delle cure e delle prestazioni rientranti nei Livelli essenziali di assistenza (LEA) in favore dei cittadini, introdotto con il DM 12 marzo 2019 ed operativo dal 1 gennaio 2020,  pubblicata sul sito del Ministero della Salute la Regione Abruzzo non brilla affatto.

I parametri riguardano tre macro-aree: Prevenzione collettiva, Assistenza distrettuale e Assistenza ospedaliera, che racchiudono 88 indicatori individuati dal DM. Solo nell’Assistenza in area distrettuale l’Abruzzo raggiunge un buon punteggio (76,94 rispetto al valore 60 della sufficienza), mentre l’Area Ospedaliera raggiunge appena la sufficienza (63,47), e non risulta superata l’Area Prevenzione, con un punteggio sotto la sufficienza (54,03). 

Su tre macro-aree, quindi, solo in una si raggiunge un punteggio adeguato. A differenza di altre regioni  che riportano punteggi in tutti i parametri notevolmente superiori alla sufficienza. Inoltre, è da sottolineare che la misura peggiore è proprio quella che riguarda la prevenzione, un fattore importantissimo per garantire la salute ai cittadini e il funzionamento del sistema sanitario. Una buona prevenzione, infatti, si traduce in meno accessi alle strutture e meno spesa per i farmaci. 

Se si analizzano i punteggi per i singoli indicatori vediamo come l’Abruzzo sul tema prevenzione legata ai test screening cervice uterina, mammella e colon-retto, ottiene un punteggio bassissimo di appena 37,33 su 100. Altro risultato che spicca in negativo è quello dell’indicatore consumo farmaci – antibiotici nella popolazione: qui l’Abruzzo ottiene un punteggio di 78,55, cioè il peggiore punteggio dopo la Campania, tra tutte le Regioni d’Italia. Anche per quanto riguarda l’assistenza agli anziani, l’Abruzzo ottiene un punteggio di appena 42,99. Altra voce importante è quella relativa alle operazioni effettuate entro 2 giorni dalla frattura del femore, qui l’Abruzzo si ferma al punteggio di 37,60. 

Altro parametro fondamentale per una sanità efficiente è l’attuazione dell’utilizzo del famoso FASCICOLO SANITARIO ELETTRONICO (FSE) che consente alle AA.SS.LL. Abruzzesi di avere a portata di mano tutti i dati sanitari dell’assistito, indipendentemente dal luogo di svolgimento dell’esame. Una opportunità essenziale per garantire un’adeguata assistenza sanitaria al cittadino, eliminando la compilazione cartacea dei documenti che portano a rallentamenti, duplicazioni e errori nelle diagnosi. 

Se analizziamo i dati pubblicati sul sito dell’Agenzia per l’Italia Digitale, aggiornato al primo trimestre 2023, sulla base degli ultimi dati inviati dalle Regioni stesse, vediamo come l’Abruzzo per gli operatori sanitari abilitati al FSE risulti nelle ultime posizioni, con appena il 7,5%.  Invece le aziende sanitarie che alimentano il FSE si attestano appena al 18,5%. Altre Regioni, come l’Emilia Romagna o la Toscana, toccano percentuali del 90-100%. Se passiamo ad analizzare poi l’utilizzo da parte dei Medici abbiamo che gli abilitati al FSE sono appena il 22%, mentre quelli che alimentano il FSE sono pari a 0%. Infine, abbiamo il dato inerente l’utilizzo da parte dei cittadini del FSE che si attesta appena al 4%.

Un capitolo a sé merita la riflessione sulla SALUTE MENTALE. Appare evidente che questa non sia al centro dell’agenda politica della Regione a trazione Fratelli D’Italia, Lega e Forza Italia. Il disagio psichico è un fenomeno in costante aumento in tutto il Paese e anche in Abruzzo. Colpiti sono soprattutto i giovani, con un incremento del 30%. Una situazione che si è aggravata con la pandemia e con le crescenti difficoltà economiche e sociali che ne sono scaturite. Troppo spesso la cronaca ci racconta quanto il disagio mentale si trasformi in tragedie inaccettabili. 

La Rete dei Servizi di Salute Mentale della Regione Abruzzo mostra, rispetto al valore di riferimento nazionale, considerevoli carenze rispetto all’offerta di strutture territoriali (-46,1%),  semiresidenziali (-18,3%);  posti letto in Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (-37,1%), l’offerta residenziale (-14,0%). Sono tutti valori al di sotto dei valori di riferimento.  

I Dipartimenti di Salute mentale delle quattro ASL Abruzzesi non riescono a garantire i Livelli Essenziali di Assistenza.

La Giunta Regionale, con DGR del 19.04.2018, n. 234  ha dato attuazione al decreto 10/2016, procedendo a rimodulare la dotazione dei posti letto per i soggetti privati accreditati per prestazioni psico-riabilitative secondo le tipologie previste. Ma a oggi il riordino è rimasto completamente inattuato.

Non risulta, inoltre, che l’attuale Giunta regionale abbia aggiornato il fabbisogno della rete di assistenza psichiatrica, anche alla luce dei più recenti dati di domanda di assistenza della popolazione regionale e degli attuali dati di mobilità passiva. 

Eppure il dilagarsi del fenomeno è ben rappresentato anche dalla crescita, nel 2021, degli accessi dei pazienti con problematiche psichiatriche ai Pronto Soccorso rispetto ai due anni precedenti. Nel 2021, ogni giorno accedono nei Pronto Soccorso abruzzesi il 3,3% di pazienti psichiatrici del numero totale degli accessi, in crescita rispetto al 3,2% del 2020 e al 3,1% del 2019. I dati considerano soltanto gli adulti, serve urgentemente un monitoraggio sui giovani che non è stato effettuato. Si registra, inoltre, un rilevante accesso improprio dei pazienti psichiatrici, correlato verosimilmente a una carenza delle risposte che i cittadini ricevono dal territorio. Considerazione confermata dal dato che circa il 40% degli accessi per problemi psichiatrici registra una diagnosi di sindromi nevrotiche e somatoformi, che dovrebbero essere trattate dalla medicina territoriale, completamente assente, con la consulenza/collaborazione dei centri di salute mentale. In definitiva, per quanto riguarda la situazione in Abruzzo dall’analisi dello stato di attuazione del Piano d’Azione Nazionale Salute Mentale (PANSM) nelle Regioni, ad aprile 2021 si è rilevato che l’Abruzzo è una delle regioni che presentano maggiori criticità (> 6 obiettivi programmatori non attuati).

Anche l’infanzia e l’adolescenza reclamano a gran voce programmi di tutela della salute mentale.

Molte patologie psichiatriche, neurologiche e neuropsicologiche hanno il loro esordio in età evolutiva e, se non adeguatamente e tempestivamente trattate, possono determinare conseguenze assai significative in età adulta sia per quanto riguarda la salute mentale che le condizioni di invalidità e non autosufficienza.

Sono evidenti le mancate risposte della sanità sotto il controllo del centrodestra ai disturbi psichiatrici in adolescenza, soprattutto al momento dell’acuzie e l’intervento precoce e la presa in carico nelle disabilità complesse e dello sviluppo, nonché la transizione tra i servizi per l’età evolutiva e quelli per l’età adulta. Non più rinviabile l’esigenza di una migliore e più funzionale organizzazione dell’integrazione tra i servizi di salute mentale dell’età evolutiva e dell’età adulta, specie riguardo ai disturbi psichici adolescenziali e giovanili (fascia d’età 15 – 21 anni), con l’elaborazione di progetti sperimentali che prevedano la creazione di équipe integrate dedicate alla prevenzione e all’intervento precoce nei disturbi gravi ed emergenti.

La situazione diventa, poi, particolarmente drammatica per tutte quelle famiglie che hanno al loro interno una persona con disturbi psichiatrici e di tossicodipendenza o viceversa, in quanto nella Regione Abruzzo non risultano attivate  “Comunità doppia diagnosi” che accolgono e curano i pazienti, nonostante che il fabbisogno sia stato definito in occasione della “riorganizzazione dell’area dipendenze patologiche”(DGR 665/2019).  La gran parte di cittadini che necessitano di “Comunità doppia diagnosi”  è costituita da giovani e giovanissimi, i quali  per essere curati vengono inviati nelle strutture fuori regione, aggravando pesantemente i costi della mobilità passiva, oltre alle notevoli problematicità a cui sono sottoposte le famiglie lasciate completamente da sole a gestire un carico emotivo così forte.

ANZIANI, RP E RSA 

Se per i nostri ragazzi la situazione è drammatica, non va meglio per i nostri anziani. A oggi non risulta definito il nuovo fabbisogno regionale per quanto concerne i vari setting che ospitano anziani non autosufficienti, RSA ( Residenza Sanitaria Assistita), RP (Residenza Protetta), tantomeno per le strutture destinate alla disabilità e alla riabilitazione. 

La Regione Abruzzo è ferma al fabbisogno definito con Deliberazione GR n. 816/2017, il quale fabbisogno non risulta essere stato completamente assegnato in alcune province dell’Abruzzo: nella provincia di Pescara non risultano assegnati ben 600 pl di Residenze Protette; di cui il 50% pubblico e il 50% privato.

La realizzazione di 300 pl pubblici di queste RP (Residenze Protette) nella provincia di Pescara ridurrebbe enormemente l’affollamento improprio del Pronto soccorso  dell’Ospedale di Pescara, dove gli anziani sono costretti a rimanere a causa della mancanza di strutture sul territorio.

CONCLUSIONI

Alla luce dell’enorme mole di dati che, in parte, abbiamo presentato oggi – conclude Pettinari – appare evidente che la situazione della nostra sanità, già critica, sotto la gestione del centrodestra è peggiorata clamorosamente. Fratelli D’Italia, Lega e Forza Italia continuano ad attuare una costante narrazione autocelebrativa sui media, ma basta entrare in un ospedale, provare a prenotare una visita, o imbarcarsi nella ricerca di una struttura territoriale adeguata per constatare il totale fallimento del centrodestra. Servono a poco le promesse sul faremo e diremo, con progetti di cui non si vedrà la luce prima di dieci o venti anni, soprattutto dopo quattro anni e mezzo di governo”. 

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