Lo spargimento di bocconi avvelenati in natura è un atto vile e penalmente perseguibile che non deve restare impunito
Cocullo, 1 giugno- Nelle scorse settimane, come tristemente noto, nel territorio di Cocullo, nella Zona di Protezione Esterna del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e a pochi chilometri dal confine del Parco Regionale del Sirente Velino e della Riserva Naturale Regionale e Oasi WWF “Gole del Sagittario”, sono state rinvenute carcasse di nove lupi, cinque grifoni e due corvi imperiali, specie protette da leggi nazionali e internazionali, deceduti per avvelenamento.
A seguito di questo atto criminale, nei giorni scorsi il WWF Italia, grazie al lavoro dell’ufficio legale dell’Associazione e dell’Avvocato Antonello Santilli, ha inoltrato un esposto alla Procura di Avezzano con un atto di significazione di parte offesa, anticipando la volontà di costituirsi parte civile in eventuali procedimenti penali.
L’uso del veleno è purtroppo una pratica ancora presente sui nostri territori, anche se illegale e penalmente perseguibile. È soprattutto un atto vile e codardo che mette a rischio la salute e la vita di molti animali, ma anche dell’ambiente stesso perché il veleno può diffondersi inquinando il terreno e le acque superficiali o entrare direttamente in contatto con le persone, in particolare con i bambini, e con gli animali domestici. Il veleno colpisce indistintamente rapaci, grandi carnivori, specie comuni o protette e a rischio di estinzione: le specie più a rischio sono ovviamente quelle che si cibano di carcasse di altri animali morti. Il danno alla popolazione può essere rilevante soprattutto per specie come aquile e avvoltoi che hanno tassi riproduttivi non particolarmente alti e prolifici.
Nei giorni scorsi molte associazioni ambientaliste, tra cui anche il WWF Abruzzo, coordinate dall’Associazione Salviamo l’Orso, hanno peraltro chiesto agli Enti responsabili del controllo del territorio, interventi urgenti da mettere in atto sulla base delle vigenti normative come la convocazione di un tavolo di coordinamento, la tabellazione delle zone interessate, maggiori attività di monitoraggio e controllo, oltre ad azioni di sensibilizzazione sul territorio.
Bisogna mettere in campo tutte le risorse possibili, attivare indagini, intensificare i controlli, svolgere azioni di prevenzione e di deterrenza per dare un freno a questa pratica così immorale che purtroppo persiste anche in territori tutelati e che ospitano animali protetti.