Sulmona, 29 giugno- In più di 35 anni di vita vissuta all’interno dei Penitenziari italiani vestendo i panni di poliziotto, pur consapevole dei rischi ai quali continuamente sono sottoposti i baschi blu, non avrei mai immaginato di vivere una situazione del genere.
Eppure quello che è successo a Teramo troverà spazio nella storia di cronaca nera di un istituto, quello abruzzese, che se non ha visto incidere epitaffi a ricordo di vittime del dovere e del servizio, è per puro caso.
“La rivolta di ieri ha fatto raschiare il badile alle aspettative di chi oramai non può più credere ad un’amministrazione assente e a Governi che negli ultimi tempi tutto fanno fuorché tenere lontano dalla loro agenda la questione penitenziaria. Nella giornata di ieri- spiega Francesco Pinelli (Uil Pa Polizia Penitenziaria)- se non è successo il peggio è solo grazie al contributo offerto da tutti i poliziotti penitenziari Teramani e non esclusivamente, come erroneamente riportato da alcune testate giornalistiche, da gruppi speciali venuti da fuori.
Vorrei ringraziare tutti i colleghi di Teramo e del Nucleo traduzioni e piantonamenti (oltre che ovviamente quelli intervenuti a supporto da altre parti d’Abruzzo) con in testa il Sostituto Commissario Andrea Volpi che ha coordinato le operazioni dei suoi uomini per la capacità che hanno saputo dimostrare di saper ripristinare l’ordine e la sicurezza pur in condizioni di abbandono.
Senza il loro contributo chissà cosa avrebbe potuto produrre la scelta scellerata fatta da detenuti che, evidentemente, hanno nel loro genoma l’indomita ed esclusiva voglia di destabilizzare l’ordine.
Purtroppo il sistema Penitenziario italiano si sta mostrando sempre più un colabrodo. Ma, attenzione, non per l’incapacità operativa di poliziotti sempre più sbeffeggiati e messi alla berlina da reclusi sempre più prepotenti e votati alla violenza, ma per l’assoluta mancanza di politiche di appoggio da parte dello Stato sempre più latitante da questo punto di vista. Carenze non coperte, sovraffollamento carcerario sempre più drammatico e leggi “nemiche” sono solo alcuni punti non affrontati da chi dovrebbe essere preposto a farlo.
Ci si chiede arrivati a questo punto: ma deve scapparci il morto, come spesso accade in Italia, prima di intervenire? Purtroppo visto che non fanno neanche più notizia le 4 gravi aggressioni che in media al giorno accadono in Italia, non mi meraviglierebbe il fatto se neanche dopo che un poliziotto Penitenziario ci avrà rimesso la vita chi ci governa si impegnerà ad invertire la tendenza con leggi ad oc.
Un invito ai politici lo vorrei fare. Non venite a riempirci solo di parole. Le chiacchiere fanno fare i pidocchi.
Servono fatti non parole”.