Sulmona, 6 luglio – Ancora una volta la Russia si trova a dover fare i conti con la dura realtà, scivolando in uno dei momenti catastrofici di cui è costellata la sua storia, in particolare quella del novecento. La strada senza ritorno imboccata dal fondatore e capo della Brigata Wagner, Eugheny Prigozhin, segna l’inizio di un nuovo capitolo della storia russa all’insegna di una maggiore instabilità politica e militare.
L’insurrezione armata, decisa da capo della Brigata Wagner, colonna portante dell’Operazione speciale decisa da Vladimir Putin il 24 febbraio del 2022, sedici mesi fa, nell’illusione di poter occupare l’Ucraina nel giro di qualche giorno e rivelatasi, invece, disastrosa già dopo il primo mese di guerra, è un segnale ben preciso della debolezza dello Zar e del fallimento della sua politica.
Mai nessuno lo aveva sfidato in modo così esplicito e, anche se il dietrofront degli uomini della Wagner a soli 200 Km. da Mosca, trasforma quello che appariva in un primo momento un dramma dai connotati difficili da definire in una farsa, il fallimento è innegabile.
E’ caduto il tabù dell’infallibilità e invincibilità del Capo, della sua capacità di mantenere un potere che sembrava assoluto, inscalfibile e, contraddice quanti, ancora oggi, pensano che in tempo di guerra le dittature siano più efficienti delle democrazie.
Diciamo pure che il verticismo autoritario del Cremlino, così bene espresso da Putin, ha fatto in modo che fossero disattesi e ignorati i pareri dei militari e dei politici che invitavano a non sottovalutare gli ucraini, in sintesi l’esercito russo non era preparato per un conflitto il cui esito è lungi dall’essere vicino sia come numero di uomini e qualità dei mezzi, sia per la tipologia delle armi abbastanza desuete.
L’arrivo delle armi occidentali a partire dalla primavera del 2022, di gran lunga superiori, ha segnato il fallimento politico e militare di Mosca che, non ha capito che l’Occidente si sarebbe compattato a fianco di Kiev, pur tra inevitabili polemiche e contrastanti opinioni.
La debolezza dello Stato russo è deflagrata in tutta la sua gravità quando, proprio Putin ha permesso alla Wagner di diventare l’asse portante dell’Operazione Speciale e, alle milizie mercenarie cecene di porsi a difesa di Mosca.
Ancora oggi nessuno sa quale sarà la sorte di Prigozhin, ma è certo che il sogno di Putin di essere ricordato come il nuovo Zar, non si realizzerà e all’orizzonte si profila sempre più lo spettro di una nuova Rivoluzione russa.
Angela Casilli