Sulmona,1 ottobre-La parola amore è un universo immenso che riesce a contenere decine e decine di sfumature concettuali, contemplando svariate tipologie di interdipendenze. Si ricorre all’uso di questo sostantivo maschile, perché gli sono intrinsechi i presupposti di legami solidi, perché non vincola alla chiarificazione della forma o della tipologia di espressione che mette in relazione gli interessati, bensì dovrebbe, solo, preannunciare scambi e correlazioni piacevoli e salutari.
Come la vita insegna, fra il dire e il fare c’è dimezzo il mare! Per i “donanti” e i “riceventi” amore la regola è la stessa, nulla accade o si sviluppa come ci si aspetta o come si teorizza, tutto prende strade e impostazioni imprevedibili conducendo a finali inaspettati, persino deludenti.
Anna Cherubini, con la dedizione di un medico premuroso affianca il “lettore-paziente” di L’Amore Vero nella visione e frequentazione di molte forme dell’amore stesso. Nel suo romanzo l’andamento della vita e dell’amore si influenzano vicendevolmente, annullando confini e rompendo argini. Tanto il tutto si mescola nelle vicende narrate che l’autrice sin dalle prime righe auspica in intermezzi musicali che l’aiutino a barcamenarsi durante questa navigazione lunga, faticosa, sorprendente, audace e rivoluzionaria.
Il fatto che l’autrice abbia deciso di scrivere in prima persona dona una dimensione molto più umana e fruibile a tutto il componimento. Ci si sente quasi nota degli spartiti che tanto la caratterizzano, si percorrono insieme quelle corsie d’ospedale che preannunciano distacchi, ci si perde all’unisono fra la folla di Piazza San Pietro che, per il suo papà, non è che la personificazione del mondo intero. La continua ricerca della messa a fuoco giusta diventa una causa comune, tutti attenti e pronti a darle man forte anche quando non si ha il coraggio di andare al cimitero…
…i morti del cimitero sono in tanti, me li immagino anche sottoterra con le bare un po’ accalcate l’una sull’altra, e mi metterebbe a disagio piangere davanti a tutti loro…
Si respira la vita comune fra le pagine di L’Amore Vero, genitori non soddisfatti delle scelte lavorative e di vita dei figli, contratti a tempo indeterminato che non si materializzano. Anna non impersona la figura di mamma e moglie sempre a fianco dello stesso uomo, ed è questo uno dei tratti salienti che la identificherà durante tutto lo sviluppo del romanzo, non è neppure, la figlia che intende andare a lavorare in Vaticano vestendosi di reverenze per suore e cardinali come ha fatto suo padre per cinquant’anni. Tante diversità di vedute si ammansiscono e mancano quando le case restano vuote e la musica resta la via, il mezzo, basta farle largo…
…non avevo ancora imparato ad amare la musica, cioè a capire che la libertà diventa più grande via via che si imparano le cose…
Tra una nota e l’altra Anna si ritrova a porsi quesiti, a indagare a ripercorrere anni e atteggiamenti, a comprendere la loquacità di silenzi durati semestri, di sorrisi che sono stati gli unici garanti di una bellezza duratura e composta, tutto pare assumere significato e dimensione, finalmente.
Ricorrente e mai superficiale l’analisi del rapporto con suo padre, quell’amore che dovrebbe essere scontato e chiaro e che seppur indiscutibile, genera pianto nei momenti di confronto.
L’Amore Vero conduce in un orto colmo di primizie, dove ognuna rappresenta una forma d’amore. Si possono distinguere forme di amore fraterno, di amore paterno o materno, di amore per un’amicizia, di amore per un luogo, di amore per un figlio, di amore di coppia, è l’insieme di ognuna di queste meravigliose espressioni che renderà il” raccolto di vita” unico e pregiato, nonostante gli accadimenti che il fato vorrà porre in essere.
L’intera storia d’amore dei suoi genitori, l’autrice, la mostra e la dona attraverso racconti, battute e coincidenze per bocca dei suoi stessi genitori, anche in questo caso il registro di narrazione pur non perdendo mai di qualità resta accessibile e comprensibile.
I luoghi di ambientazione sono Roma e Cortona. Realtà differenti; eppure, capaci di intersecarsi senza grandi urti, forse perché realtà divenute componenti e non corredo.
Toccanti i passaggi in cui la mamma di Anna si “accolla”, per amore, la cura della sorella malata, nonostante i carichi familiari già esistenti. Esempi comportamentali che danno il senso del rispetto, dell’amore e della civiltà, che un tempo caratterizzava i focolari domestici. Si è spettatori parteci di una Anna costretta a crescere in fretta quando è la sua mamma a vivere momenti di difficoltà, quando la morte diviene argomento ricorrente, quando il distacco si preannuncia attraverso gesti eclatanti…
…quando ci ripenso mi sembra sempre che lamia infanzia sia veramente finita in quel momento, quello della bambola che mia madre mi aveva sottratto per portarla a letto con sé…
Ogni passaggio legato alla chiesa o alla frequentazione dei lughi Vaticani non viene mai trattato a fini religiosi, tutto descritto e presentato per canoni di bellezza e gentilezza, denotando affezione e rispetto per i luoghi. Inizialmente inaspettata la trattazione della vicenda di Manuela Orlandi, che presto si svela calzante e appropriata sia ai fini della narrazione temporale che ai fini della descrizione degli stati d’animo di Anna.
La parola amore è unica perché inarginabile, L’Amore Vero, è all’altezza di tanta unicità perché è capace di convogliare affluenti differenti e lontani dentro lo stesso mare, il mare della vita, quel mare che si rivelerà portatore di buone novelle e generatore di speranza.
Cesira Donatelli
L’AMORE VERO di Anna Cherubini
(Edito Rizzoli)