Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto alla cerimonia di apertura della 36° Assemblea Nazionale delle Province d’Italia che si è svolta a L’Aquila con il titolo: “Le Province, che storia!”. La cerimonia è stata presieduta ed introdotta da Laura Pernazza, Presidente della Provincia di Terni. Dopo i saluti istituzionali del Presidente della Provincia Angelo Caruso e del Sindaco Pierluigi Biondi, il Presidente dell’UPI, Michele de Pascale, ha svolto la Relazione. L’intervento del Presidente Mattarella ha concluso la cerimonia.
L’Aquila, 10 ottobre– Saluto e ringrazio il Presidente de Pascale e i Presidenti di Provincia, gli Amministratori e i Consiglieri, riuniti oggi e domani qui a L’Aquila.
Rivolgo un saluto al Vice Presidente della Regione, al Sindaco – che ringrazio per il suo intervento – al Presidente della Provincia dell’Aquila, alla Presidente dell’Assemblea.
Questa Assemblea è orientata a rinnovare e rafforzare l’istituzione provinciale per rispondere, con maggiore efficacia, alle esigenze reali dei cittadini; per consentire alle nostre comunità di affrontare meglio le sfide di questo tempo.
Con la Costituzione repubblicana, le Province sono diventate le mappe di un Paese articolato, che rispetta la varietà dei territori e avverte come un valore l’articolazione istituzionale.
Questo approdo è dovuto alla solidità del radicamento delle Province nella vita d’Italia, che poc’anzi il filmato con alcune immagini ci ha ricordato. È dovuto anche alla determinazione con cui questo ruolo è stato difeso nel tempo.
Basti pensare a Pietro Gilardoni, cui si deve la sopravvivenza della “Rivista delle Province” per diversi anni sotto il fascismo, che le Province aveva soppresso in nome dello statalismo.
Una sorta di “clandestinità istituzionale” che si rivelò poi preziosa per la rinascita dell’UPI, di cui Gilardoni, non a caso, divenne primo segretario.
Il documento conclusivo del congresso di rinascita dell’UPI, nel maggio del 1946, esordiva con la “necessità di snellimento e sburocratizzazione dell’apparato statale”. Questa finalità era la vocazione che la Repubblica affidava anche alle Province.
Diverse riforme sono intervenute nel corso dei decenni. Fino all’ultima, del 2014, che ha ridimensionato ruolo e funzioni delle Province in previsione di un riassetto costituzionale, che poi non si è compiuto perché non ha ricevuto il necessario consenso degli elettori.
Le norme attualmente in vigore, che disegnano strutture e ambiti delle Province, sono legate, - come poc’anzi ricordava il Presidente de Pascale – in definitiva, a una transizione interrotta. E anche per questo, indipendentemente dai giudizi sul merito del percorso allora ipotizzato, – giudizi che io non posso esprimere, come è noto – creano vuoti e incertezze che non possono prolungarsi, rischiando che cittadini e comunità paghino il prezzo di servizi inadeguati, di competenze incerte, di lacune nelle funzioni di indirizzo e di coordinamento.
La Costituzione richiede di essere attuata.
Avete posto al centro di questa vostra Assemblea la prospettiva di “nuova Provincia”, con identità e competenze più chiare, con un ruolo propulsivo su alcuni temi e anche, ovviamente, con le conseguenti risorse e con l’autorevolezza democratica – per poterli esercitare al meglio.
Ora questa proposta è affidata al confronto avviato al Senato, dove vi sono state proposte di legge di diversi gruppi parlamentari. E vi è adesso un testo unificato all’esame della Commissione Affari costituzionali.
La composizione politica plurale, e la comune responsabilità, dell’Unione delle Province d’Italia può fornire al Parlamento elementi preziosi di esperienza e di conoscenza.
Le istituzioni, la loro architettura, la loro qualità sono cruciali per assicurare rispetto dei principi costituzionali e per adempiere al dovere di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale” che “impediscono il pieno sviluppo della persona e l’effettiva partecipazione” alla vita del Paese, come dispone l’art. 3 della Costituzione.
La Provincia, le Province nel loro insieme, possono e devono partecipare a questo essenziale compito di coesione sociale. Sarebbe un grave errore affidarsi soltanto alla forza inerziale della crescita quantitativa delle aree metropolitane e degli insediamenti produttivi, collocati nei nodi delle principali reti logistiche e di comunicazione.
La coesione del Paese, la sua stessa unità civile, richiede una crescita delle potenzialità di tutti i territori, anche di quelli delle aree interne, delle zone montane, dei piccoli centri.
Interpreto anche in questo senso la vostra richiesta di assegnare alla Provincia, tra i suoi compiti fondamentali, la pianificazione dello sviluppo, con il chiaro obiettivo della sostenibilità ambientale e sociale, e con l’impegno di far convergere attori privati e pubblici in una rivitalizzazione dei territori oggi più svantaggiati.
Ogni giorno le istituzioni sono chiamate, attraverso l’efficacia dei loro interventi, a legittimarsi di fronte ai cittadini.
È il tema della partecipazione democratica, che si nutre della scelta al momento del voto, e della libertà di critica durante il mandato verso chi è stato eletto.
Oggi, le Province sono chiamate a un importante appuntamento: l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Si tratta di un’occasione storica per l’Italia, e lo è anche per l’Europa. La sua piena riuscita è un interesse comune, che merita tutto l’impegno e la solidarietà di cui la nostra società, intera, in ogni sua componente, è capace di fornire.
Ma, come è stato puntualmente sottolineato in questa Assemblea, nei documenti presentati dall’UPI, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un banco di prova anche per le Province, chiamate a essere importanti soggetti attuatori di molti progetti.
L’UPI ha segnalato criticità nei processi di pagamento e alcune serie problematiche tecniche relative alle piattaforme di rendicontazione. Sono questioni da esaminare con attenzione.
I progetti che vi riguardano, e che richiedono coinvolgimento in regia delle Province, hanno valenza strategica. Il Paese trarrà un gran beneficio dal loro compimento.
La Costituzione disegna un’articolazione della Repubblica – come è stato poc’anzi ricordato – tra Stato, Regioni, Province, Città metropolitane, Comuni. Non un impianto gerarchico, bensì un governo multi-livello, ispirato ai principi della democrazia e della sussidiarietà. Dove le fondamenta poggiano sull’uguaglianza nelle libertà, nei diritti, nei servizi essenziali, nelle opportunità per i cittadini, qualunque sia il territorio in cui vivono.
Auguro alle Province italiane di servire con onore e con successo le loro comunità.
È tempo di ripresa dopo la transizione che le ha riguardate.
È tempo di ripartire al più presto.
Buon lavoro, buona Assemblea