Sulmona, 11 novembre – “La modifica dei parametri del dimensionamento scolastico è una riforma sbagliata, che rischia di penalizzare ulteriormente le aree interne e i territori soggetti a drastico spopolamento, come quelli abruzzesi. Nonostante le tante sollecitazioni e le dichiarazioni di mero principio con cui l’assessore Quaresimale ha più volte dichiarato la sua contrarietà ai tagli, il piano va avanti e rischia di essere approvato entro il 30 novembre nonostante la ferma contrarietà dei lavoratori della scuola, dell’opinione pubblica e degli enti locali”.
.“Condividiamo in tal senso il grido d’allarme del presidente dell’Anci, che ha giustamente rimarcato la contrarietà a un piano che con la scusa dell’attuazione del Pnrr nasconde l’ennesimo taglio – affermano il segretario della Cgil Abruzzo Molise, Carmine Ranieri, e quello della Flc-Cgil Abruzzo Molise, Pino La Fratta – Ricordiamo infatti che nell’ultimo tavolo tecnico la Regione, non avendo ricevuto proposte dalle Province, che si sono espresse tutte contro i tagli, ha fatto proprio il piano dell’Usr Abruzzo, che prevede per l’anno scolastico 2024/25 undici istituzioni scolastiche in meno in Abruzzo: quattro in provincia di Chieti, tre in provincia dell’Aquila, due a Pescara e due a Teramo. Si tratta però solo dell’inizio: se il criterio verrà confermato, complice il costante decremento demografico, la nostra regione rischia ulteriori accorpamenti”.
“Mentre aumenta la complessità dei compiti attribuiti alle scuole – osservano i segretari – si decide di accorpare gli istituti scolastici, aumentando il numero complessivo degli alunni per istituto senza diminuire il numero degli alunni per classe: la riorganizzazione del sistema scolastico non può partire da un taglio. Lo abbiamo ribadito più volte: non ci si può limitare ad ‘assecondare’ la dinamica demografica e tagliare in proporzione al numero degli alunni, altrimenti si rischia una spirale inarrestabile. La particolare conformazione territoriale dell’Abruzzo, la presenza di comuni montani, la mancanza di efficienti reti di trasporto renderebbe necessaria un’attenzione specifica al territorio. Per invertire la denatalità servirebbero politiche atte a sostenere l’occupazione stabile di giovani e donne e investimenti idonei a garantire un migliore rapporto tra esigenze di vita e lavoro: più asili nido, gratuità e obbligatorietà delle scuole dell’infanzia, aumento del tempo pieno e tempo prolungato”.
“Non ci rassegniamo: oltre ad impugnare il decreto interministeriale attuativo, continueremo con ulteriori azioni di mobilitazione. Abbiamo chiesto al ministro di ritirare il provvedimento e chiediamo alla Regione Abruzzo, come a tutte le Regioni, di non attuarlo. Nel frattempo, utilizzeremo ogni strumento politico per poterlo contrastare, a partire dallo sciopero del 17 novembre che ha tra i punti rivendicativi anche il contrasto al dimensionamento. Investire in conoscenza – concludono Ranieri e La Fratta – vuol dire investire sul futuro: un Paese che taglia sulla conoscenza è un Paese che taglia il proprio futuro”.