Sulmona,28 marzo-Una proposta di legge che porta la firma del Vicepresidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale abruzzese, Francesco Taglieri,vuole istituire la figura dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità in regione Abruzzo.“Quella dell’Infermiere di Famiglia – spiega Taglieri – è una figura la cui previsione era contemplata già dall’OMS Europa nel documento Health 21, nel quale si evidenziava la necessità di una maggiore integrazione del settore sanitario, con un’attenzione particolare all’assistenza sanitaria di primo livello. Questa figura avrebbe l’obiettivo di promuovere l’autoconsapevolezza e la autorganizzazione della persona assistita, della sua famiglia e della comunità, con interventi di Health Coaching, monitorando i bisogni sociali e sanitari, pianificando e gestendo interventi assistenziali a domicilio e/o ambulatoriali. Sarebbe, quindi, un valido supporto in risposta ai problemi prioritari di salute evidenziati, di concerto con le attività dei medici di base e pediatri di libera scelta, con il distretto e con i dipartimenti territoriali. Gli interventi assistenziali possono essere di natura tecnica, curativa, preventiva e riabilitativa. L’istituzione di questa importante figura di collegamento tra diagnosi e prognosi non avrebbe costi aggiuntivi per la Regione Abruzzo, ma in termini di valore dei servizi rappresenterebbe un grande passo avanti.
Ogni Infermiere – spiega ancora Taglieri – opererebbe nel territorio e nella popolazione di riferimento, identificabile di norma nell’ambito delle Aggregazioni Funzionali Territoriali della medicina generale, rappresentando un promotore della salute nella comunità oltre a svolgere la funzione di collegamento tra individui, famiglie, volontari, professionisti sanitari e sociali, altri attori lavorando in team. Osservando le esperienze internazionali, l’infermieristica di famiglia e di comunità risulta già integrata nel sistema di cure primarie, (es. Canada, Australia, Stati Uniti, per citare alcuni esempi), mentre in Italia negli anni sono state diverse le sperimentazioni e modelli introdotti in alcune regioni come ad esempio in Regione Toscana”.
“Nel complesso dalla ricognizione delle esperienze nazionali e internazionali le aree di intervento sono essenzialmente tre: l’assistenza infermieristica domiciliare rivolta al paziente post-acuto o cronico con elevati bisogni assistenziali e al nucleo familiare; le attività di ricerca, promosse attraverso indagini epidemiologiche di comunità; la promozione di azioni educative e preventive, nonché assistenziali e ambulatoriali, rivolte al paziente cronico in buona salute e potenzialmente estensibile a tutta la popolazione.L’emergenza Covid-19 ha messo a dura prova la sanità e reso evidente come sia necessario fornire orientamenti organizzativi e formativi adattabili alle diverse realtà regionali nel solco di Linee Guida Nazionali. La normativa nazionale di riferimento pone in essere le basi per questa soluzione non costosa e sicuramente efficace. Il Decreto Rilancio, all’articolo 1, comma 5, ha introdotto nell’ordinamento la figura dell’infermiere di famiglia o di comunità per rafforzare i servizi infermieristici e per potenziare la presa in carico sul territorio anche coadiuvando le Unità speciali di continuità assistenziale e i servizi offerti dalle cure primarie.
Anche nella Missione 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), inoltre, viene attribuito un ruolo di primo piano all’infermiere di famiglia/comunità, sia negli ambiti delle Case della Comunità sia nello sviluppo del sistema dell’assistenza domiciliare. Credo quindi – conclude Taglieri – che anche in Abruzzo ci sia la necessità di istituire con una specifica previsione di legge, la figura dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità, quale professionista responsabile della gestione dei processi infermieristici in ambito familiare. Dopo mesi di emergenza sanitaria, abbiamo compreso quale importanza rivesta l’assistenza di prossimità, e questa proposta di legge va nella direzione che i cittadini chiedono di seguire”