E’ il quadro allarmante che emerge dalle ultime rivelazioni di Confindustria dell’Aquila. Intanto la politica abruzzese continua ad essere troppo distratta
Sulmona, 3 febbraio– Il 2024 si è aperto con segnali di grande incertezza e prezzi di gas e petrolio ancora alti. L’industria si indebolisce mentre ripartono i servizi avanzati legati all’innovazione e digitalizzazione. I tassi bancari potrebbero rimanere alti ancora per alcuni mesi. E’ il quadro che emerge dalle ultime rilevazioni di Confindustria L’Aquila.
A novembre scorso la produzione ha subìto un’altra forte flessione (-1,5%). “Uno scenario”, spiega il presidente di Confindustria L’Aquila Abruzzo Interno, Riccardo Podda, “peggiorato a inizio 2024 con il blocco del canale di Suez. Il calo della produzione industriale a novembre è stato dello 0,3%, terzo consecutivo che conferma l’incertezza delle aziende nel posizionamento sui mercati internazionali”.
Per quanto riguarda gli investimenti, i dati segnalano una dinamica meno sfavorevole nel 4° trimestre, dopo il calo nel terzo trimestre 2023. Il trend dell’ultimo trimestre 2023 mostra uno scenario in lieve miglioramento, ma ancora al di sotto dei valori degli anni precedenti. Si conferma la dinamica positiva del mercato del lavoro con 450mila occupati in più a novembre, su scala nazionale, da fine 2022. La crescita a ottobre-novembre (+122mila occupati) è interamente ascrivibile ai lavoratori a tempo indeterminato (+0,9%). Calano i contratti a tempo determinato (-0,3%) e di lavoratori indipendenti (-0,3%). Incerti anche i consumi. Dopo un 3° trimestre robusto si evidenziano – secondo il Centro studi di Confindustria – segnali misti sui consumi nel 4° trimestre 2023. Le vendite al dettaglio hanno recuperato a ottobre-novembre (+0,6%), ma quelle di beni alimentari sono deboli; a dicembre la fiducia delle famiglie è risalita.
“L’export di prodotti italiani”, dichiara il direttore di Confindustria L’Aquila, Francesco De Bartolomeis, “si è ridotto, nel 2023, dell’1,4% nei primi undici mesi, rispetto allo stesso periodo del 2022, confermando un quadro di debolezza della domanda mondiale dei beni: nel 4° trimestre è stimato un recupero dell’1,5%, seppure con una dinamica mensile altalenante”. “La crisi dell’economia tedesca sta incidendo notevolmente sulle dinamiche delle esportazioni manifatturiere, in particolare nel nostro tessuto industriale dove l’interconnessione commerciale con i principali partner europei è molto forte, specie per le imprese di minori dimensioni. Sono in generale calo, i settori energy intensive come legno e carta, metallurgia e prodotti in metallo, minerali non metalliferi, maggiormente penalizzati dall’energia ancora cara nel 2023”. A incidere su investimenti e consumi è il costo del credito che resta un fattore di freno per investimenti e consumi.