L’appeal di un’uniforme e gli impegni contratti col giuramento. (Prima pubblicazione “Il Centauro” n.367 -(ASAPS)
di Paolo Carretta*
Sulmona, 20 agosto- Il nostro Paese può contare su forze di polizia ad ordinamento sia civile che militare, comunque tenute all’obbligo di un giuramento (Cost., art. 54), pur con formule leggermente diverse i . Tale richiama, per tutti i cittadini cui siano affidate funzioni pubbliche, i concetti di disciplina ed onore, riferendole a “coloro” cui “sono affidate” sulla base di un rapporto paritario, richiamando a tal riguardo la fides ii , intesa fondamentale per lo svolgimento della loro attività pubblica, ad esclusivo vantaggio della collettività, altrimenti incompatibile con lo status.
L’onore qui evocato non è però riferibile alla dignità personale del pubblico funzionario, potendo risultare anzi recessiva, quest’ultima, rispetto alla reputazione e alla stima da garantire, per tutelare l’immagine della P.A. che questi impersona nei confronti dei cittadini, pure prendendo atto di un’evoluzione, normativa e giurisprudenziale, rispetto a tale esigenza pubblica, che poteva giungere, un tempo (non ora), persino a giustificare l’uso delle armi, per tutelare il prestigio dell’uniforme, difettando un “commodus discessus”iii per la forza pubblica posta in condizione d’inferiorità.
Tale precetto risulta dunque riferibile al buon andamento ed imparzialità dell’amministrazione (Cost. art. 97), fornendo base giuridica agli ordinamenti disciplinari delle ffpp, che prevedono procedimenti sanzionatori di vario genere nei confronti degli appartenenti. L’accostamento o la contrapposizione di “onere” e “onore” sono del resto ricorrenti in frasi proverbiali (es. onori e oneri), come lo erano a Roma, che considerava l’onore (honor) dell’incarico pubblico rivestito (carica, magistratura, grado) come un peso (ŏnus), per chi accettava di rivestirlo e quindi di portarlo (eventualmente). Onorare la pubblica funzione è ciò che ci si impegna a fare col giuramento. La disciplina cui si fa riferimento (Cost. art. 54) ha invece prevalente (ma non esclusiva) valenza morale, trovando concreta espressione nei codici etici o deontologici, che le ffpp si sono dati nel tempo, ma che non possono prescindere dal Codice etico europeo per la polizia.
Questa viene richiamata parimenti nella formula del giuramento, ma non implica una cieca obbedienza agli ordini (non più iv), quanto piuttosto esige lo svolgimento dei compiti assegnati perseguendo l’interesse pubblico, con una esplicita rinuncia ai personalismi, non infrequenti purtuttavia in ogni settore della P.A., perché connaturati alla natura umana e legati alle dinamiche di carriera. In estrema sintesi il giuramento previsto per il pubblico impiego, a fattor comune, implica: – la fedeltà alla Repubblica Italiana, alla Costituzione ed alle leggi; – l’osservanza delle citate fonti normative, che implicano anche quelle di rango inferiore; – il dovere, sacrale, di difendere la Patria; – per i militari, ulteriormente (ex artt. 621 e 627 Codice dell’ordinamento militare – COM), l’accettazione del particolare status, in concreto consistente nell’assunzione di rischi e di obblighi maggiori, oltre al rispetto della disciplina, quale condizione propria e particolare dello stato giuridico, non sovrapponibile a quella espressa dalla Costituzione al citato art. 54; altrettanto vale per le ffpp, ad es. tutte le volte che “devono” compiere attività che implicano rischi v . Osservare e difendere il primato giuridico di una Costituzione, che … “non tiene famiglia (reale vi)” … ne chiede di … “eseguire senza discutere gli ordini” … di chicchessia (tutt’altro), è diventata la cifra distintiva di una democrazia (la nostra), che, dopo una guerra combattuta dalla parte sbagliata e persa, al “sangue” dà il giusto valore (semmai come oggetto di donazione), mentre è escluso (finalmente) che venga sparso per sostenere una qualsivoglia rivoluzione, tantomeno fascista vii .
Da quanto precede emerge che … “il primato delle disposizioni costituzionali sulla volontà di ogni organo pubblico (anche il più rappresentativo), garantendo concretamente il rispetto delle “regole del gioco” da parte di tutti, permette anche ai soggetti individuali e collettivi estranei alle forze momentaneamente egemoni di sentirsi cittadini del medesimo Stato, di essere legittimi abitanti della casa comune.”…viii Proprio il ruolo di garanti, per l’evocato rispetto delle regole del gioco democratico, postula la terzietà, tra l’altro, delle forze armate e di quelle di polizia, che non possono schierarsi politicamente, neppure a livello individuale. Ciononostante, l’evoluzione che si manifesta attraverso evidenze sociali e prescrizioni morali, pur non da tutti accettate, ha portato alla sindacalizzazione e alla riconosciuta possibilità di iscrizione, per militari e poliziotti, ad un partito politico, seguendo il percorso intrapreso dalla Polizia di Stato (ordinamento civile). Orbene anche tale integrazione, che potenzialmente sarebbe idonea a diminuire la complessità della società, ha determinato contrapposizioni e scontri, non solo dialettici, senza che per questo venisse meno l’aspettativa di terzietà delle ffpp (e delle ffaa) da parte dei cittadini, che ancora riconoscono (e si aspettano) una superiorità morale da parte di chi vesta l’uniforme. Talune modalità di esercizio di libertà politiche possono, purtuttavia, contrastare con regole e principi dell’ordinamento giuridico di riferimento ix , che prevede delle limitazioni per “le divise”x , funzionali a garantire le libertà di tutti, permettendo appunto … anche ai soggetti individuali e collettivi estranei alle forze momentaneamente egemoni, di sentirsi cittadini del medesimo Stato, di essere legittimi abitanti della casa comune. La terzietà viene ovviamente meno, nel momento in cui l’uniforme deve (temporaneamente) essere appesa ad un chiodo, per partecipare ad elezioni in veste di candidato; ciò perché le regole cui si è tenuti cambiano e non devono essere possibili equivoci, le aspettative dell’elettore devono riguardare l’uomo politico e non il militare o il poliziotto in quanto tali.
“VIA I POLITICI MAIALI NOI VOGLIAMO I GENERALI” recitava un tempo (non troppo lontano) uno slogan reperibile e ancora visibile, seppur scolorito, sui muri di alcune città. Era evidentemente mancato a quei graffitari “nostalgici” (o non era stato recepito) l’insegnamento de “La fattoria degli animali”xi di George Orwell, fondamentale riferimento per l’interpretazione del rapporto tra potere, politica e consenso, in relazione alla natura dell’Homo oeconomicus, alla perenne ricerca del massimo benessere (vantaggio), a partire dalle informazioni di cui dispone, anche (non di rado) di natura istituzionale, per il raggiungimento di obiettivi personali. I veri maiali non sarebbero quindi (per Orwell) i suini (animali), ma coloro che ingannano gli altri (quadrupedi) sfruttati, assumendo di essere a loro uguali, migliori degli uomini, per averne la fiducia (il voto) ed assumere una posizione eminente, per meglio dire eretta, che li ponga al di sopra degli altri e che prescinde quindi dallo status di partenza, ottenendo il consenso del gregge; … quattro zampe buono, due zampe cattivo … belavano le pecore, mentre votavano i maiali che avevano scelto per comandarli … i quali iniziavano però ad assumere la postura eretta degli umani che avevano cacciato … sino a prenderne il posto.
Cosa c’entra la metafora col citato slogan? … Sarebbe che, una volta elette, ma già in campagna elettorale (sospendendo il proprio status), anche quelle divise che si candidino, diventano (donne e uomini) politici a tutti gli effetti, in quanto tali non risultando più tenuti alla terzietà e a quel rigore istituzionale che concorrevano al loro prestigio (che deve aver ispirato i graffitari); quindi, non sono migliori (o peggiori) dei loro concorrenti, per avere avuto il sarto scelto (e pagato) dallo Stato, piuttosto dovendo essere valutati per gli effettivi loro meriti, da un elettorato non sempre immune, pur esso, da … difetti. Equivocando il pensiero di Orwell, potrebbe assumersi tuttavia che ritenga l’inefficacia del metodo democratico, nel pervenire alla scelta dei governanti migliori, ma il suo scritto si deve invece rapportare con il vissuto di combattente per la libertà, fatta dallo scrittore (socialista) durante la guerra civile spagnola, combattuta coi repubblicani, che riferisce immediatamente al comunismo e allo stalinismo (maggiormente) il senso di quell’esperienza tragica, con la sua aspra critica a quello, come ad ogni altra forma di totalitarismo, anche demagogico e populista. Il principio di identità e di non contraddizione, che ben si può applicare al mondo finito dei preconcetti, che alimentano la non disinteressata dialettica della politica, paiono peraltro contraddetti, da una evidente seppur paradossale coincidentia oppositorum xii, che emerge analizzando il pensiero, a tale riguardo, del citato Orwell e quello di Winston Churchill (conservatore), due uomini politicamente agli antipodi, ma accomunati da un viscerale antitotalitarismo, oltre che un passato di combattenti (veri); il secondo, dopo il trattato di Yalta, s’era presto reso conto della caratura del proprio alleato e, alludendo a Adolf Hitler (porco sbagliato), chiamava in causa Joseph Stalin (quello giusto): “… forse abbiamo ammazzato il porco sbagliato …”. L’arguto Winnie pare concorde anche su altri punti: … “L’argomento migliore contro la democrazia è una conversazione di soli cinque minuti con l’elettore medio”; che sembra riferirsi al gregge (di Orwell) con la sua mancanza di stima, forse talvolta non del tutto fuori luogo, mentre aggiusta successivamente il tiro: … “È stato detto che la democrazia sia la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora” …, realizzando il più lucido pensiero sulla politica e sulla forma di governo, che sia dato di immaginare.
L’enfasi dello slogan, acriticamente accolto da menti deboli (quattro zampe buono, due zampe cattivo), genera invece l’equivoco che l’autorità conferisca una sorta di onniscienza, mentre, col dovuto sarcasmo: “quando un generale (lo scrivente) pontifica sulla Costituzione, da qualche parte, nel modo, un ordinario di Diritto costituzionale muore, pure se non vuole fare un’invasione di campo (anche lui), azzardando un lancio col paracadute, che potrebbe, con buona probabilità, essergli fatale”. i Per tutti i militari la formula (prevista dall’art. 575 del dPR 15/03/2010, n. 90 -TUOM) recita: “Giuro di essere fedele alla Repubblica Italiana, di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina e onore tutti i doveri del mio stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni”. Per il personale della Polizia di Stato (emblematico delle ffpp ad ordinamento civile), la formula (ex art. 11, c. 2, Testo unico delle disposizioni concernenti lo statuto degli impiegati civili dello Stato, dPR 10/01/1957, n. 3) recita: “Giuro di essere fedele alla Repubblica Italiana, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi dello Stato, di adempiere ai doveri del mio ufficio nell’interesse dell’Amministrazione per il pubblico bene”. ii “Fides” (lat. Fede) è concetto tradizionalmente posto alla base dei rapporti paritari, che si vogliano reciproci; quindi, fondamentale per una democrazia; la “parola data” era posta, già a Roma (mos maiorum), come fondamento degli iura, uno dei valori (Fides, Virtus, Honos, Concordia, Libertas et Pietas) personificati come divinità. Era quindi assunta a qualità personale innata del civis Romanus (Cicerone, In Verrem II, 5, 162). Nel periodo imperiale veniva celebrata la fides militum, ovvero la lealtà (?) dei militari all’Augusto di turno, ma … non era per niente scontata. iii Commodus discessus (locuzione latina) è da intendere una “facile via d’uscita” o “comoda ritirata”; venendo utilizzata nell’ambito della legittima difesa (art. 52 Cp), che non si configura laddove non si renda necessaria, per la possibilità esistente di sottrarsi al pericolo senza esporsi a rischio fisico; un tempo veniva invece in considerazione, come causa di giustificazione, anche l’onore di un’Arma, di un Corpo o di un’uniforme in genere. iv Regio Esercito – Regolamento di disciplina militare (Ed. 1929) … omissis … 11. – La subordinazione consiste nella sottomissione di ciascun grado ai gradi superiori e nella osservanza dei doveri che da esso risultano.
Principale tra questi doveri è quello dell’obbedienza dovuta dall’inferiore ai superiori nelle cose di servizio, ed in tutto ciò che si appartiene all’autorità ad essi conferita dai regolamenti. 12. – L’obbedienza dev’essere, pronta, rispettosa ed assoluta. Non è permessa all’inferiore alcuna esitanza od osservazione, quand’anche egli si creda gravato od ingiustamente punito… omissis … v Es. i compiti demandati dall’art. 55 Cpp. vi Durante il Regno d’Italia (R.d. 24/06/1929) le Forze Armate giuravano fedeltà al Sovrano, con la formula: “Giuro di essere fedele a Sua Maestà il Re ed ai suoi Reali Successori, di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato e di adempiere tutti i doveri del mio Stato, con il sol scopo del bene inseparabile del Re e della Patria”. vii I giovani della Leva fascista prestavano giuramento con la formula: “Giuro di eseguire senza discutere gli ordini del Duce e di servire con tutte le mie forze e, se è necessario, col mio sangue la causa della Rivoluzione Fascista”.
Entravano così a far parte della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, che ereditò i compiti del Corpo della regia guardia per la pubblica sicurezza a ordinamento militare, deputato all’ordine pubblico e del Corpo degli agenti investigativi, per la pg (soppressi da Mussolini), in seguito ridotti (per manifesta incapacità) alla pubblica sicurezza e alla polizia politica, mentre le Milizie speciali (della strada, ferroviaria, forestale, portuaria e confinaria) garantivano i settori di specialità. viii “La giustizia costituzionale nel nostro sistema istituzionale” (estratto). Dr. Ugo De Siervo, Presidente della Corte costituzionale, intervento del 27/04/2011, presso la “Scuola Ispettori e Sovrintendenti della G.d.F.”. ix Il “Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare” (TUOM) – dPR n. 90/2010 all’art. 732, titolato “Contegno del militare” stabilisce: “1. Il militare deve in ogni circostanza tenere condotta esemplare a salvaguardia del prestigio delle Forze armate … omissis … x “Si possono con legge stabilire limitazioni al diritto d’iscriversi ai partiti politici per magistrati, militari di carriera in servizio attivo, i funzionari ed agenti di polizia, i rappresentanti diplomatici e consolari all’estero”. (Cost., art. 98, c. 3). Non esiste tuttavia una legge che vieti l’iscrizione del militare ad un partito politico. xi
Il romanzo allegorico di George Orwell (Animal Farm – 1945) riflette sugli eventi che portarono all’avvento del comunismo, risultando fortemente critico verso lo stalinismo in particolare. xii Coincidentia oppositorum era ritenuta da Niccolò Cusano (Kues, 1401 – Todi, 1464), pur se l’idea di contraddizione implica la manifestazione di un pensiero erroneo, non sarebbe escluso che il principio di identità e di non contraddizione valgono solo per il mondo finito dei nostri concetti; l’infinito matematico mostra una logica profondamente diversa da quella del finito, mentre il bianco e il nero, pur contrapposti, hanno in comune l’Idea (in senso platonico) di colore da cui discendono, e in cui originariamente erano congiunti …
*Gen.Brig.(Ris.) della Guardia di Finanza