senza garanzia statale rubinetti chiusi dal sistema bancario locale. “Serve una svolta”
Sulmona,8 aprile- Fosse dipeso dal sistema bancario regionale, le imprese abruzzesi, a cominciare da quelle più piccole, sarebbero rimaste “a secco” di finanziamenti durante i mesi bui della pandemia. E meno male che ci ha pensato il governo, con la sue misure di sostegno all’accesso al credito attraverso il Fondo Centrale di garanzia, con una copertura totale dei rischi, ad assicurare un flusso minimo di risorse necessarie come l’ossigeno; risorse che tuttavia non hanno impedito di presentare sulla scena nazionale la nostra regione come una Cenerentola del settore. E’ il quadro poco edificante che delinea la ricerca realizzata da Aldo Ronci per la Cna Abruzzo. Studio messo a punto, su dati di Bankitalia, sull’andamento del credito in Abruzzo nel 2021: secondo “annus horribilis” dell’era Covid-19. “Al 31 dicembre scorso – illustra l’autore – i prestiti alle imprese ammontavano complessivamente a 10 miliardi e 550 milioni di euro, registrando sui dodici mesi precedenti un incremento di appena 22 milioni, che in valore percentuale rappresenta lo 0,1%, contro l’1,7% nazionale. Valori che, considerate le circostanze, rappresentano davvero un’inezia». Se poi viene osservato in controluce, anche questo modestissimo aumento svela il suo lato debole: «Perchè nei fatti – prosegue Ronci – si è trattato di uno scambio: i 1.463 milioni di euro di crediti erogati in più, grazie alla garanzia pubblica, hanno coperto a malapena la restrizione patita nello stesso periodo, con i canali normale, che è stata pari a 1.441 milioni”.
Ma i motivi di doglianza riguardano anche il ruolo di parente povero che l’Abruzzo continua a recitare nello scenario nazionale. Basti pensare che il prestito medio per impresa si attesta ad appena il 57% di quello medio italiano: 82mila 432 euro, contro 143mila 869 della media Italia. Nel quadro descritto, e non poteva essere altrimenti, è la piccola impresa a pagare dazio in questa “operazione verità”: al netto infatti dei finanziamenti garantiti dal Fondo Centrale, al 31 dicembre scorso ammontavano 2 miliardi e 405 milioni di euro, ovvero 75 in meno rispetto all’anno precedente, con una variazione percentuale del -3%. Ce n’è abbastanza per spingere il mondo produttivo a invocare un deciso cambio di passo in materia di credito. Il lungo e travagliato iter di attivazione della legge regionale del 2021, la numero 9, destinata a sostenere le imprese colpite dall’emergenza Covid, soprattutto nei settori del commercio e del turismo, non ha ancora visto la luce del sole: “Chiaro che in materia occorra subito una svolta – dice il direttore regionale di Cna Abruzzo, Graziano Di Costanzo – perché un numero consistente di piccole imprese non ha potuto usufruire dei finanziamenti garantiti dallo Stato, perché le rate su tasse e mutui non sono più bloccate, perché il costo delle materie prime è schizzato, perché anche i diversi ammortizzatori sociali non sono più attivi. Abbiamo chiesto alla Regione, con le altre associazioni del mondo della piccola imprese, di valorizzare il ruolo dei confidi per favorire l’accesso al credito bancario: crediamo che questi dati parlino più di qualsiasi altra cosa. E che bisogna anche recuperare velocemente il tempo perso”.