Sulmona, 25 settembre- Era conosciuto come carcere dei suicidi, oggi invece come uno dei più potenti istituti d’Italia per via della presenza di ben 440 detenuti ad alta vocazione criminale.Cambiano i parametri ma non i problemi che invece aumentano sempre più a partire dal sovraffollamento dei detenuti che con i suoi 120 detenuti in più porta l’istituto peligno ad essere uno dei peggiori d’Abruzzo. Peggio va se si fa riferimento alla sempre più grave carenza organica deficitaria di almeno 60 unità di Polizia Penitenziaria. Iniozia così la lunga riflessione di Mauro Nardella, Vice Segretario Generale Sindacato di Polizia Penitenziaria (S.PP) sulle condizioni ed il ruolo del carcere di Sulmona
“La sua metamorfosi – scrive Nardella- non trova conforto neanche nelle condizioni di vita dei pochi rimasti visto che falcidiati risultano essere i loro diritti soggettivi finanche quando a dover essere evocato è quello di poter avere da mangiare qualcosa di mangiabile presso la locale mensa fermo restando i miracoli fatti dalle addette che con poco più di 4 euro devono assicurare il servizio e il cucinato.
Sono più di 10.000 le giornate di congedo ordinario in sospeso, mentre non si contano le ore di straordinario fatte e che allo Stato giova farle effettuare in quanto pagate meno di quelle ordinarie.
Le aggressioni e i vari reati che altrove vedono l’immediata messa in partenza dei detenuti macchiatisi di tali infrazioni a Sulmona sembra non toccare la stessa sorte in ordine al trasferimento altrove dei colpevoli.
Eh sì forse perché Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria trova in Sulmona un luogo speciale dove concentrare tutti coloro vengono trovati con telefoni e droga quasi fosse, l’istituto ovidiano, immune da tali imperfezioni trattamentali?I conti non solo li fanno senza l’oste ma li fanno anche molto male. Ammesso che comunque li facciano.
Dall’inizio dell’anno, infatti , sono più di 40 i dispositivi telefonici illegali rinvenuti e i detenuti colti sul fatto li imperterriti ad aspettare un trasferimento che i deputati a ordinarlo omettono di disporre.
Il DAP insomma, secondo il Segretario Generale dell’ S.PP, starebbe adottando due pesi e due misure e li sta facendo sulla pelle di un personale sempre più stanco di essere preso in giro e sperequato nel trattamento.
A nulla, altresì, sono valsi i ripetuti inviti avanzati dallo stesso Nardella, maturati sulla base di convinzioni portate finanche avanti dal Procuratore Capo della Procura di Napoli Nicola Gratteri, e cioè quello di implementare disturbatori di frequenze in grado di tenere lontani droni e conseguentemente droga e telefoni.
Insomma ci si vanta di avere in amministrazione un carcere potente salvo poi ritrovarsi con pericolose falle. Falle che non ancora portano al collasso semplicemente perché il personale in servizio è di qualità eccelsa.
Ma quanto potrà durare tutto questo? Non è dato saperlo.Certo è che il grado di stress è aumentato a tal punto da non offrire più certezza in tema di resilienza.
Per farla breve…se non si farà presto qualcosa sarà un guaio.Il bello però è che cresce sempre più il fenomeno di agenti appena arruolati e che nel fare di pochi giorni decidono di gettare la spugna licenziandosiDei 2700 appena assunti in più di 300 hanno optato per altri lidi.Per definirla con un termine ben preciso potremmo tranquillamente affermare che il sistema penitenziario attuale è un disastro.
La malattia Nardella l’ha descritta più che bene e, pur non essendo lui il deputato a curarla si offre volontario nel dare le giuste medicine che secondo lui sono: Invio di alcune decine di altri agenti;chiusura della sezione per collaboratori; allontanamento immediato dei detenuti riottosi così come fatto per gli altri istituti;potenziamento dell’area sanitaria;
Maggiore investimento di risorse economiche su tutte le aree; Implementazione di dispositivi tecnologici contro l’introduzione di apparecchi tecnologici; Se non vogliono che ci prendiamo ancora in giro prendessero sul serio le richieste fatte. Ne va della loro serietà e, se vogliamo, della loro umanità.