Sulmona, 3 ottobre- Il Vice Segretario S.PP Mauro Nardella torna oggi ad affrontare la condizione che si vive oggi all’interno degli Istituti di pena italiana ed in modo particolare di quelli abruzzesi anche a causa del sovraffollamento
L’Abruzzo riporta nel 2024, spiega Nardella, un dato che non si discosta molto dal trend negativo nazionale giacchè a un numero già sovraffollato del 2023 allorquando si contavano 1928 si è passati ai 1994 attuali su una capienza regolamentare di 1653, dei quali 412 stranieri, 89 donne e 44 semiliberi.In più rispetto allo scorso anno, nella regione dei Parchi, contiamo ben 67 detenuti in più che, ripetiamo, vanno ad affollare ancor più molti dei penitenziari presenti in Regione.
La Casa Circondariale di Avezzano conta 71 detenuti sui 53 reglamentari ( +18).La C.C. dell’Aquila presenta 166 detenuti (12 donne) dei quali circa 140 sottoposti al regime di cui al 41bis. Qui la capienza regolamentare parla di 228 detenuti. Il dato reale però non deve trarre in inganno in quanto il coefficiente di pericolosità, proprio per la presenza della massima espressione criminale italiana e non solo, compensa il differenziale positivo che va a caratterizzare questo istituto;la Casa Reclusione di Sulmona versa in una situazione estremamente complicata visto che su una capienza regolamentare fissata a 323 posti occupabili ve ne sono in realtà ben 443, ovvero ben 120 detenuti in più rispetto a quanti ne dovrebbe avere.
La C.C. Di Chieti torna a rivivere in maniera esponenziale la crescita dei numeri dei detenuti. Dopo una temporanea pausa vissuta nell’era pre Covid siamo tornati a rivedere numeri assurdi per una civiltà, quella italiana, che dovrebbe indirizzarsi in maniera opposta. Nella città teatina abbiamo un carcere con 140 detenuti presenti su 79 regolamentari dei quali 39 donne. Quasi il doppio rispetto a quanti ne dovrebbe avere e sempre in lenta, continua, inesorabile crescita.
“Sorride” se così si può dire la C.C. di Lanciano visto che l’istituto vive di un sovraffollamento di soli 19 detnuti in più. Ad una capienza regolamentare di 227, infatti, di detenuti se ne contano oggi 246.
La Casa Lavoro di Vasto, al pari della C.C. Dell’Aquila possiede un dato in controtendenza visto che su 197 posti occupabili solo 98 risultano occupati. Anche qui a fare la differenza è la tipologia di persone sottopposte a restrizione. A Vasto insistono i cosidetti internati. Una tipologia di ristretti fortunatamente in costante diminuzione anche perchè la peculiarità che hanno è quella di essere tenuti dentro per motivi legati alla loro propensione al crimine e quindi sottoposti a misure di sicurezza di carattere più preventivo che repressivo.
Nota dolente per la C.C. di Pescara visto che molti sono ancora i detenuti in più presenti nella struttura rispetto a quelli che ne dovrebbe avere. Su 276 posti letto disponibili ve ne sono ben 442 ad occuparli. Una sorta di “pollaio” con dentro166 detenuti in più.
Di reclusi in più a Teramo ve ne sono 133 di cui 41 donne. Di meno rispetto al recente passato ma pur sempre 133 in più. Insomma un quadro a tinte fosche quello che si presenta in Italia in generale e in Abruzzo in particolare.
Una situazione che, contrariamente a quanto manifestato e propagandato dall’attuale Governo, va sempre più peggiorando. Il dato del sovraffollamento viaggia di pari passo a quello degli eventi critici che vanno producendosi. Più di 2700 gli agenti aggrediti sull’intero territorio italiano e che in pianta organica soffrono sempre più maledettamente quel saldo negativo fatto di decine di migliaia di donne e uomini in meno con riverbero negativo su tutti i fronti.
Anche il trattamento penitenziario dei detenuti è fortemente condizionato dal sovraffollamento carcerario il che si traduce in inefficienze che uno Stato che fonda il cardine penitenziario sul recupero del reo non dovrebbe assolutamente permettersi. Troppo pochi sono i fondi investiti sulla logistica tanto quanto insufficienti sono quelli messi in bilancio sia per ciò che attiene il personale che i detenuti.
A peggiorare il tutto vi è la voglia di “emigrare”- conclude Nardella- altrove dal punto di vista professionale visto che dei nuovi assunti sono diverse centinaia quelli che hanno deciso di gettare la spugna.Se a tutto questo ci aggiungiamo il fatto che a livello di geografia amministrativa si fanno accorpamenti più che comparti a tenuta stagna ecco che il disastro è prodotto.
L’Abruzzo, ad esempio, sta pagando per la scelta scellerata di aver voluto assoggettarla, unitamente al Molise, al Lazio. Mai impegno amministrativo nella storia dei penitenziari abruzzesi è stato così disastroso. E’ per questo motivo che l’S.PP si batterà sempre per riportare a Pescara il Provveditorato regionale del quale è stato “derubato”.