L’America con il fiato sospeso per le Presidenziali 2024.
Sulmona,8 ottobre- In America, in vista delle decisive elezioni presidenziali tra Trump vs Harris, del 5 novembre pv (538 grandi elettori nei 50 Stati) le figure prossime tra le fila conservatrici sono due politici di rango, dai cognomi italiani, anzi peligni: Pompeo e De Santis. Il primo chiamato dal “partito dell’elefantino“, prima a fermare e poi a collaborare con il “ciclone Trump”, già deputato e poi Capo della potente Cia ed a seguire Segretario di Stato USA. In quella veste, nel 2019 in visita ufficiale in Italia, arrivò a Pacentro, da dove i suoi nonni erano emigrati in America, ai primi del ‘900.Un legame, con l’Italia che Pompeo ha alimentato sempre in questi ultimi anni, anche con visite, articoli ed editoriali, in cui ha sottolineato le affinità storiche, culturali e politiche con il nostro Paese, senza però mai citare un altro celebre abruzzese, come Henry Salvatori, (nato a Tocco da Casauria – PE), grande magnate dell’energia, che finanziò il partito repubblicano americano per decenni, dai Presidenti R.Nixon a R.Reagan.
L’altro astro di prima grandezza, Ron De Santis, incarna la generazione successiva, ma che ha la stessa matrice di Pompeo, come ex ufficiale dello esercito, rappresentando il grande bacino di sostegno per un partito, pur diviso al suo interno, tra più componenti ideologiche, come i “Tea Party” ed in competizione perenne tra candidati dei vari Stati “Chiave”.
In questo il più giovane De Santis ne rappresenta il futuro, con ambizioni che restano sempre elevatissime, nonostante che anche lui si è dovuto ritirare alle primarie repubblicane per la Nomination alle presidenziali 2024, dominate dal tenace Donald Trump (che lo ha definito “Ron il bigotto”), restando comunque il Governatore di uno Stato decisivo come la Florida. In questo caso recentemente sono riemerse “le radici peligne” anche dei suoi avi (da Bugnara, Cansano, Pratola Peligna e Pacentro), con la ricostruzione chiara dell’albero genealogico della sua famiglia, emigrata negli Usa, da parte di Filippo Frattaroli, il noto ristoratore di Boston, che gli ha ricordato le comuni origini delle loro famiglie, attraverso i gustosi piatti della tradizione abruzzese.
E così proprio in questo anno dedicato al cd “Turismo delle Radici“, va però rimarcato come i legami dei nostri emigranti sono condannati inesorabilmente ad allentarsi con le nuove generazioni e che vanno rinsaldati su più piani, con un’azione congiunta culturale, linguistica nonché di scambio ed opportunità di crescita economica, specie per il il “Centro Abruzzo “. Esso rappresenta l’emblema delle aree interne abruzzesi, in declino demografico e sociale allarmante.
Per queste politiche, purtroppo, non bastano le sole testimonianze di vicinanza e d’affetto, dei leader politici oriundi USA, come del resto del vicino Canada, se non si predispongono progetti mirati di pianificazione dei rapporti istituzionali pluriennali, con quelli imprenditoriali privati, nei quali si superino gli stessi limiti del campanilismo esasperato, che non favorisce le necessarie connessioni e dimensioni minime, essenziali per competere nel mercato globale.
Solo allora il contributo dei vari esponenti d’origine abruzzese potrà incidere concretamente, integrando la stessa cultura agropastorale dei nostri avi con L’Abruzzo della ricerca e dell’innovazione, con i talenti imprenditoriali di nuova generazione, capaci di meglio competere, senza perpetuare modelli di sviluppo decotti, cresciuti all’ombra del solo intervento pubblico, che pure ha avuto la funzione di far uscire dalla povertà l’Abruzzo e Molise, dal Dopoguerra. Quindi non solo condivisione a tavola, dal sapore romantico e nostalgico per il passato, ma infrastrutture, reti ed assetti strategici avanzati da proporre ai gruppi imprenditoriali, anche attraverso i nostri decisori politico-istituzionali, a cui ricordare oltre il proprio DNA, il rispetto degli impegni assunti davanti agli elettori, ai vari livelli, con la fiducia data qui a ben tre consiglieri regionali, donne, tutte di Centro Destra.
Pascal D’Angelo: “Uno di quei figli di Ovidio, della cui fama risplende ancora l’antica Sulmona” (The Nation – New York)
Sergio Venditti
( foto del titolo Ipsos)