Nardella SPP: dare subito inizio ai lavori di ristrutturazione dei reparti e Il garante dei detenuti collabori.
Sulmona,20 ottobre-“ Sembrava tutto pronto e invece è drammaticamente tutto fermo al carcere di Sulmona.Progetti a quanto pare deliberati esecutivi da molto tempo ma fermi clamorosamente al palo.Stiamo parlando dei reparti detentivi “illegittimi” i quali, contrariamente a quanto previsto dal regolamento di esecuzione dell’ordinamento penitenziario, non dotano le camere di pernottamento delle previste docce e dell’acqua calda.Intanto si va avanti a forza di muffe che aggrediscono i vani docce e che vani docce non dovrebbero più essere in quanto da destinanare a lavatoi e asciugatoi anch’essi clamorosamente assenti nell’istituto peligno”. Questo riferisce il vice Segretario Generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria Mauro Nardella-
“Questo è lo stato dell’arte di un Istituto Penitenziario- aggiunge Nardella- che malgrado tutto cerca di galleggiare poggiandosi sull’operatività di un personale improntata a capacità e umanità.
Un personale sovente “schiaffeggiato” da una politica nazionale che tutto fa quando dirama disposizioni o leggi fuorché ascoltare i principali interlocutori del sistema quali possono essere gli operatori penitenziari per l’appunto e le rappresentanze dei detenuti quali sono i garanti delle persone private della libertà personale.
Creare un clima positivo in carcere fondato sulla legalità è quanto mai conditio sine qua non si possa sposare la legittima aspettativa del recupero del reo.Non serve scrivere buone leggi quando poi non le vedi applicate o quanto meno solo in parte.Resta ferma comunque la necessità di coniugare sicurezza e trattamento.D’altronde non si può non anteporre la questione del mantenimento dell’ordine in un sistema preposto al ricevimento di persone che si sono macchiate di reati,spesso gravi.
Così come non può non essere applicata la legge quando alla richiesta di rispondere ai doveri non si faccia seguire il veder rispettato la necessità di vedersi riconosciuto un diritto ivi compreso quello di veder operare nel carcere di Sulmona anche i 60 agenti ancora mancanti all’appello, magari facendoli sedere su delle sedie che possano chiamarsi tali e non su monconi fatti di poltrone rotte e insudiciate”.