Home Cultura  Luigi Meta, il libertario abruzzese del ‘900, con le radici di Pratola Peligna

 Luigi Meta, il libertario abruzzese del ‘900, con le radici di Pratola Peligna

Scritto da redazione

L’Emigrazione degli esuli politici all’estero.

di Sergio Venditti *

Sulmona, 25 ottobre- In un bel libro, dello studioso Edoardo Puglielli, venti anni or sono, si è riproposta la storia di Luigi Meta, nato il 23/7/1883 a Pratola Peligna

Prima artigiano e poi commerciante, divenuto militante e dirigente politico socialista, anarchico e sempre antifascista. La prefazione di questa biografia (raccolta degli scritti a cura di Elena Floris e postfazione di Ego Spartaco MetaEd.Centro Studi Libertari-Camillo Di Sciullo, Chieti, 2004), porta la firma di un grande storico come il Prof. Gaetano Arfè

Una figura, quella di Meta che come altre è restata nel “cono d’ombra” della storia, che tende a dimenticare il contribuito di autentici figli dell’Abruzzo, per la difesa della democrazia e della libertà, nel turbolento “Secolo Breve“. Questo funestato da due terribili conflitti mondiali, causa e conseguenza della nascita di feroci regimi dittatoriali come quello fascista e nazista e non solo, che poi hanno scatenato la cruenta seconda guerra mondiale. “Ancora nella primavera del 1913, l’Abruzzo condivide… il triste privilegio di non avere un movimento sindacale… Il flusso delle nuove idee era penetrato nella regione, era arrivato a Pratola Peligna, patria di Luigi Meta, ad opera di un giovane repubblicano, destimato a prematura scomparsa Filippo Corsi e di un medico socialista, Giuseppe Ortensi….che fu’ tra i fondatori di un settimanale socialista, “Il Germe“. 

“Appare naturale che il socialismo si presenti qui con tratti assai diversi, da quello che organizza masse proletarie, operaie e contadine, in grado di battersi collettivamente e di costruire proprie autonomie e robuste istituzioni di classe, che si presenti venato di anarchismo. Luigi Meta è tra i pionieri di questo movimento”. Nella vicina Marsica invece le lotte contadine e operaie contro il Principe Alessandro Torlonia, appoggiato dal nascente fascismo ne furono il “motore rivoluzionario”, narrate da Ignazio Silone nel suo “capolavoro-manifesto” del romanzo Fontamara (dal suo esilio Svizzero), con la rivolta dei cafoni del Fucino, sfruttati ed oppressi, che sognano il riscatto della propria terra, insieme alla libertàE tornando alla prefazione di G.Arfè“: “Il giovane Luigi Meta, a diciannove anni, indirizzato dall’anarchico Carlo Tresca (poi ucciso a New York l’11/01/1943), è segretario della Lega di resistenza degli artigiani di Pratola Peligna, della quale suo fratello è segretario. 

“Egli vive il dramma, che lo ferisce nella sua fede politica. cospiratore accorto-è la polizia a riconoscergliene il merito. Sfugge al confino ed al tribunale speciale, ma non alle persecuzioni…. alle vessazioni poliziesche, al soffocamento delle sue attività, alla miseria che ne consegue per sé e per la sua famiglia”. Nel 1937 espatria in Francia, con la Spagna nella guerra civile, (vinta dal Generale F.Franco), che lo spinge oltreoceano, in America  dove il fratello Lino, era già emigrato. Nella Città di Boston, sulla East Coast, diventa animatore della sezione “Mazzini Society”, un cenacolo di antifascisti italiani, ispirato da intellettuali come Gaetano Salvemini e Carlo Sforza, collaborando a due periodici attivi della nostra emigrazione negli USA: “Il Risveglio” e “La Controcorrente”. 

In quegli anni, in Colorado, nella Città di Pueblo, un altro emigrante marsicano, Vincent Massari aveva già combattuto le sue battaglie in difesa dei minatori, divenendone la loro voce, con giornali come “L’Unione” (fondato nel 1897) che pubblicò “Fontamara” per i nostri emigranti, portata poi fino alla Camera dei Rappresentanti ed al Senato dello Stato, (dal 1955 al 1976) come loro rappresentante, a nome del Partito Democratico. E mentre a Boston il triste epilogo arriva prima; “A Luigi Meta il destino non sarà benigno. Il suo esilio questa volta è senza ritorno. La morte lo coglie nel gennaio 1943, a 60 anni. A rendergli l’estremo omaggio nel suo paese sarà un manifesto di un partito che non è il suo, il Partito d’Azione… sulla cui bandiera è scritto il motto che sintetizza i valori ai quali Luigi Meta ha consacrato la vita, Giustizia e Libertà”

* giornalista

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