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Le elezioni sono miracolose

Scritto da redazione

di Mario Pizzola *

Sulmona, Aula consiliare a Palazzo San Francesco

Sulmona,18 febbraio- Le scadenze elettorali fanno miracoli. Trasformano in candidati a Sindaco persone che non si sono mai occupate di politica. Fanno risorgere politici d’antan che erano scomparsi dai radar da tempo. Fanno fiorire liste del tutto sconosciute ma impazienti di gettarsi nell’agone politico. Fanno uscire dall’anonimato centinaia di aspiranti consiglieri comunali.

Purtroppo, anche nelle prossime elezioni di Sulmona si ripeterà quanto è sempre avvenuto in passato. Il giorno dopo il voto tutto tornerà nella normalità. Tranne qualche eccezione, il piccolo esercito di volenterosi combattenti per il bene comune evaporerà come rugiada al sole. La città tornerà a adagiarsi nella sua atavica sonnolenza e i cosiddetti leoni da tastiera, coperti da comodi pseudonimi, riprenderanno a dispensare improperi e consigli non richiesti.

Si dirà: è tutta colpa della scomparsa dei partiti, quando ognuno di essi aveva la sua sezione dove si discuteva di politica e ci si divideva in correnti che avevano come amalgama non le clientele ma visioni e soluzioni diverse per i problemi della città. Certo, la nostra società si va americanizzando sempre di più. Quelli che continuiamo a chiamare partiti sono per lo più solo comitati elettorali. Nella formazione delle liste si dà la preferenza non a chi è più capace ma a coloro che possono garantire un buon pacchetto di voti per la loro professione o perché hanno una estesa parentela.

Ma il tramonto dei partiti, così come li abbiamo conosciuti nel Novecento, non può servire da alibi. La classe politica non è altro che lo specchio della società. Se abbiamo una classe politica inadeguata è perché, evidentemente, inadeguati siamo noi elettori. Un elettorato consapevole e maturo sarebbe in grado di esprimere una rappresentanza politica all’altezza del suo livello.

E tuttavia, nella complessa realtà odierna, neppure il buon funzionamento della democrazia rappresentativa è sufficiente. La democrazia rappresentativa va integrata con la democrazia partecipativa. L’esercizio del diritto di voto non può esaurire il ruolo che ciascuno di noi è chiamato a svolgere, se davvero intende essere un cittadino.

Proviamo ad immaginare cosa accadrebbe se quel piccolo esercito di candidati per le prossime elezioni comunali, anziché tornare nei ranghi, si impegnasse davvero per cercare di arrestare il declino della città e del nostro territorio. Una città e un territorio che affondano sempre di più, messi all’angolo e colonizzati sia a livello politico che economico, terra di sacrificio per interessi “superiori”, bacino elettorale per politici “yes men”. 

Ma come esercitare tale impegno? Attraverso associazioni, comitati, gruppi di lavoro tematici. Davanti c’è uno spazio enorme per chi volesse davvero rimboccarsi le maniche e passare dai mugugni allo studio dei problemi, alle proposte di soluzione e alle necessarie lotte per conseguire gli obiettivi stabiliti. La politica è una cosa troppo seria ed importante per lasciarla fare solo ai politici.

Utopia? Non proprio. Perché ognuno di noi può dare il suo contributo, per quanto piccolo possa essere. Gutta cavat lapidem, ci ricorda Ovidio nelle sue Lettere. E ciascuno può essere, se vuole, la goccia che scava il muro dei soprusi, dell’indifferenza e della rassegnazione.

*    Coordinamento Per il clima Fuori dal fossile

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