Le proposte nascano dal basso, con l’ascolto dei cittadini. “A Sulmona, il silenzio delle vetrine spoglie racconta la fine di un’era”, di Melania Aio, su “Abruzzo Sera”, è un grido di dolore della Città, al calare delle luci, in attesa del “Sole dell’Avvenire”?
di Sergio Venditti *
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Sulmona, 22 febbraio– Il recente contributo, su questo giornale, di un sulmonese di grande esperienza come Mario Pizzola deve far riflettere una classe dirigente locale anche “miracolata”, che sembra non solo divisa verticalmente tra gli schieramenti politici, ma anche tra i” vecchi leoni” ed i “giovani rampanti “, che interpretano una diversa visione del futuro di una comunità dal grande passato.
In verità quest’ultimo deve essere rivalutato per tutto quello che ha prodotto per lo sviluppo dell’intero territorio peligno, ma poi con i ritardi accumulati negli ultimi decenni da amministrazioni comunali divise e rissose, sciolte anticipatamente per troppe volte. L’Instabilità politica , non è un mistero per nessuno, penalizza sopratutto i territori più vulnerabili sul piano socio-economico, che sono più dipendenti dall’intervento pubblico, in più legata alla fisiologica alternanza tra i diversi schieramenti politici, che in Abruzzo si è interrotta solo con il bis del Presidente Marsilio,in linea con la Premier Meloni, alla guida del governo nazionale.
Indubbiamente l’intero territorio aquilano ha premiato con un “6 a 1” il centro-destra, risultando determinante per la sua vittoria ed eleggendo in Consiglio Regionaleben tre donne, di cui due per surroga, rispetto ai primi eletti, divenuti Assessori, in Giunta.
Un risultato storico, si rimarca ancora una volta, che può incidere anche sul piano amministrativo nella “Città di Ovidio“, a patto che i loro consensi convergano nelle stesse liste, almeno in caso di ballottaggio. In tal senso non è impensabile che si possa procedere divisi al primo turno per raccogliere più voti, per poi unirsi al secondo. Questo in teoria però, perché l’esperienza insegna che poi le elezioni risultano molto diverse.
Al primo voto si raccolgono i consensi di tutti i candidati, spesso premiando i poli che mettano in campo più liste reali,con una maggiore probabilità di arrivare al ballottaggio. Quest’ultimo, altamente probabile, rischia però di aprire un altro scenario, con l’abbassamento del quorum dei votanti(non avendo più la spinta degli esclusi dal Consiglio Comunale), con il possibile ribaltamento del risultato, premiando così le minoranze meglio organizzate e compatte.
In tal senso, anche in Abruzzo, ci sono stati i precedenti di sindaci eletti con poco più di un terzo degli elettori aventi diritto,espressione della stessa crescente disaffezione dei cittadini,non solo verso gli attuali partiti, ma per la stessa elezione diretta dei Primi Cittadini, specie quando questi non riescono a governare, la loro stessa maggioranza, prima della cittadinanza.
Per questo la figura del candidato sindaco resta centrale, è bene ribadirlo, come garante del programma redatto con le sue liste,sia di partito che civiche, ma anche come coordinatore di una squadra esterna al Consiglio, che con esso deve però condividerne le scelte strategiche.
Dunque una figura di spessore, che abbia tutte queste capacità, unite al carisma ma anche alla saggezza di un leader, che possieda visione e lungimiranza verso i propri amministrati e l’intero territorio. Prima i partiti storici, con tutti i propri limiti, selezionavano sul campo tali figure, anche con una lunga gavetta, mentre ora il rischio che si abbiano tali candidati,magari di qualità, ma senza l’esperienza e la resilienza, per sopravvivere più che agli avversari al più insidioso “fuoco amico“,che qui non sembra essere solo un’ incidente della storia.
L’auspicio è di superare comunque il cinismo dello stesso poeta Ovidio,che in un momento di sconforto scrisse:“Odierò se mi sarà possibile, altrimenti amerò mio malgrado”.
*giornalista