di Mario Pizzola *
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Sulmona, 3 marzo- Fulco Pratesi, che ci ha lasciato alcuni giorni fa, non è stato solo un grande ecologista ma anche tanto altro: architetto, scrittore, divulgatore, illustratore e politico. Antesignano della lotta per la protezione della natura, amava raccontare come avvenne la sua trasformazione da cacciatore ad ambientalista. Aveva 29 anni quando, durante una partita di caccia in Turchia, si trovò davanti un’orsa con i suoi tre piccoli orsacchiotti. Fu allora che, di fronte a tanta meraviglia e bellezza, capì come fosse assurdo sopprimere la vita dei nostri amici animali per puro divertimento. Buttò così il fucile alle ortiche e nel 1966 fondò il WWF Italia del quale è stato per molti anni presidente nazionale e che oggi ha più di 100 oasi con oltre 30.000 ettari tutelati.
Ho avuto la fortuna di conoscere Pratesi negli anni Novanta, quando lui era parlamentare dei Verdi ed io militante nello stesso movimento, dapprima come consigliere provinciale e comunale e poi come portavoce regionale. Ricordo i suoi modi gentili e la sua disponibilità di fronte alle richieste di aiuto per la difesa del territorio. Qualcuno lo sbeffeggiava come “protettore degli uccellini”, ma Pratesi è stata una persona che aveva una grande capacità di dedicare le sue competenze e il suo impegno ai tanti aspetti della tutela dell’ambiente e di promuovere stili di vita sostenibili.
Come la lotta per cercare di salvare la ferrovia Sulmona – Carpinone. Quando i Verdi abruzzesi organizzarono un treno speciale con una sorta di manifestazione itinerante, lui aderì e fu in prima linea per la riuscita dell’iniziativa. Fu poi promotore di un incontro a Roma con i vertici delle Ferrovie Italiane. Quel giorno c’era imbarazzo tra noi perché il tempo passava e Pratesi non si vedeva. Finché lo vedemmo arrivare ansante sulla sua bicicletta. Quando chiesi il suo supporto per denunciare lo scempio di una grande cava ad Ofena lui arrivò con una troupe del Tg3 e il servizio fu visto in tutta Italia. Accettò poi senza indugi di partecipare ad un’assemblea pubblica, sempre ad Ofena, pur avendo tante altre richieste da ogni parte d’Italia.
Se oggi il nostro Paese può vantare circa il 15 per cento del territorio protetto lo dobbiamo, in particolare, anche a Fulco Pratesi. Egli è stato uno dei più ardenti sostenitori della istituzione dei nuovi Parchi nazionali, e questa sua passione l’ha profusa nei dieci anni in cui è stato presidente del Parco nazionale d’Abruzzo. Tra le sue campagne spiccano quelle per salvare il lupo appenninico, il cervo sardo, il castoro nella pianura padana e l’orso bruno marsicano. Pratesi ha insegnato che tutelare la biodiversità animale e vegetale è il presupposto fondamentale per cercare di avere un mondo più vivibile. Salvare gli animali e le piante significa salvare la stessa vita umana.
Un insegnamento ancora più necessario oggi, quando constatiamo che l’ambientalismo è sotto attacco, il negazionismo climatico si espande sempre di più, le guerre non solo mietono centinaia di migliaia di vittime innocenti ma infliggono danni irreparabili all’ambiente e la politica è sempre più succube degli interessi economici di poche grandi multinazionali che, pur di perseguire i loro profitti, non si rendono conto che stanno portando il nostro pianeta verso il collasso.
* (Coordinamento Per il clima Fuori dal fossile)