Sulmona, 21 aprile– Per quel bimbo che ha dovuto separarsi dal suo peluche insanguinato si dovrà renderne conto solo a Dio? Cataste e cataste di cornicioni, di balconi e di tetti sono i nuovi quartieri. Le finestre non hanno più i vetri, ma hanno le tende e proprio mentre il vento le muove, quelle tende, raccontano di una cucina che non cucinerà più, di un salotto in cui si fumava attendendo il rientro dei figli. Figli che potrebbero, già essere in una fossa comune. Per ricostruire si dovrà, prima, triturare tutto del tutto e poi a suon di soldi sottratti e racimolati, si rifarà. Ma chi rifarà e per chi rifarà?
Quei cingoli e quei bossoli che hanno distribuito morte, come fosse rancio, oggi come vecchie panchine giacciono lungo strade e nei giardini. Ora possono solo ambire al corteggiamento di in un raccoglitore di ferro vecchio che fra anni li recupererà in cambio di qualche spicciolo. Non varranno più nulla, non so mai valsi nulla! Hanno inquinato le esistenze e inquineranno il pianeta!
Corsi di yoga, lezioni di karate o di danza, bombardati, fra un’asciugata e l’altra di un tutù. C’è da augurarsi che d’ora in poi non tutti potranno cantare o ballare. Il ritmo, le tonalità e le espressioni artistiche non germogliano negli “assassini”. La questione è… è “assassino” solo chi spara?
Perché anziché creare orchestre di aggregazione e fratellanza, lasciamo che piano e pianista si debbano esibire fra il silenzio vigliacco della morte imposta?
Residui di polvere da sparo coesistono con le prime paroline che bambini hanno scritto su quaderni, una volta nuovi. Peccato che nessuno dei produttori e compratori di armi sono in grado di dirci se quei bambini potranno ancora scrivere su altri quaderni.
I vetri di treni, già vecchi e miseri , riflettono volti di migliaia e migliaia di anime altrettanto stanche e altrettanto povere. Dove andranno, dove potranno piangere, dove potranno pregare, dove potranno sperare e sorridere? Nessuno lo sa, né chi mette mine, né chi guarda mentre vengono poste, pare abbia il dovere, di dare risposte. E poi cosa raccontiamo a chi non ha avuto, neppure, diritto a pochi centimetri di spazio in cui ammassarsi dentro uno di questi treni? Forse nessuno risponderà mai, ma le domande saranno perenni e sempre più esigenti.
Si fanno prigionieri, per barattarli con altri prigionieri, eppure pochi giorni addietro erano tutti uomini liberi! E’ bastato che la ferocia di pochi legasse il loro corpo ad un fucile perché questi abbiano perso libertà, abbiano reciso vite e ora contino poco o niente. Questo può , in qualche modo, avvicinarsi ad un concetto di democrazie? Può minimamente sfiorare un sol lembo di istituzionali o di costituzionali comportamenti?
Decenni e decenni di ambasciate, di G 100 e G 1000 e di G sfilate, non hanno avuto dieci parole giuste, sei gesti onesti, tre studi economici sensati atti a creare democrazie non ricattabili. Queste sono le prime mine disseminate nel mondo e le hanno deposte gli onesti, gli eletti e gli insospettabili. Tutti convinti di essere onnipotenti, di poter fregare l’altro Stato, peccato che abbiano tralasciato, che si doveva perseguire, solo, il bene comune e collettivo. Soprattutto perché abbiamo investito , forzatamente, in un Mondo interconnesso. Va ammesso, però, che allo stato delle cose, siamo interconnessi, essenzialmente, nella morte e nelle colpe. In null’altro! E soprattutto dovremmo aver compreso che né a dittatori, né a presidenti eletti è concesso portare carte di credito nella tomba!
Niente, niente questo conflitto, è stata l’ennesima rivelazione dell’impotenza e dell’incapacità globale di vivere ed agire in nome e per conto della vera democrazia, senza dover miseramente, avallare crimini e stermini ? Comunque restiamo dei “tardoni” incalliti , perché di guerre a dimostraci tutto il putrido del fogliame umano, né abbiamo avute e né abbiamo, eppur continuiamo ad essere erranti ed armati.
I disertori, da che mondo è mondo , sono stati figli delle guerre, aggiungerei lodevoli figli. Nell’odierno invece, nell’epoca dell’intelletto, negli anni del digitale, nella fase del tutto subito e del tutto normale , si è stati capaci di fare la puntata più alta solo sulla voce “disertori di pace”. Spettatori di gente che vive nei sottosuoli, al par di ratti, di gente che ignora che nel lembo di terra più prossima, i propri figli, stanno combattendo una guerra e non stanno distribuendo libertà, a questo siamo e par che nulla possiamo.
Sanzioni che sono atte, solo, a sanzionare tutti, come se già non ci avesse sanzionato un impoverimento generale e diffuso, che da anni, impera nelle nostre case e lo fa spacciandosi per politiche europee di mercato aperto e collettivo.
Diversificare le fonti di energia doveva essere un impegno verso Madre Terra, doveva essere un atto di responsabilità verso i nostri figli. Ce ne siamo ricordati, solo, mentre i missili violentano le citta, i villaggi e i mari. Ma che bestie siamo? Per quanto saremo “ finti devoti” della transizione ecologica ? Forse fino alla fine di questa guerra, che per sfortuna, sta sollevando il nostro battente!
Accoglienza, ospitalità e lavoro per chi scappa dalle bombe. Tutto giusto, tutto dovuto ed onesto. Dobbiamo solo pregare, però, che i quattro soldi che dovremo spartirci bastino per davvero e non dissanguino ulteriormente, portando a linciaggi fra i già poveri e nuovi poveri. In tal caso le bombe saranno sociali e non militari , ma comunque datate e con colpe diffuse a livello mondiale.
Medaglie sui petti e parate fra i cadaveri da cosa dovrebbero riscattarci e chi dovrebbero riscattare?
Bandiere issate e bandiere ammainate testimoniano la relatività degli uomini nel tempo, ricordando che ogni esistenza è soggetta a scorre in una clessidra e quindi, ben determinata, definita e impotente davanti a voleri altri e superiori. Pertanto che senso ha uccidere? Perché armarsi? Perché addestrare alla morte e non alla vita?
Per la PACE smarrita, seppur nutrimento essenziale, da sempre svenduta su bancarelle improvvisate, si dovrà renderne conto solo a Dio? E questo già dovrebbe indurci a elevato pentimento e giuste riflessioni, o anche ai nostri figli?
Cesira Donatelli