Secondo i Comitati Cittadini per l’Ambiente e il Coordinamento No Hub del Gas la settimana che si apre oggi prevede un doppio appuntamento sulla centrale di compressione: per mercoledì 11 maggio la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha convocato la riunione per decidere il via libera al gasdotto Sulmona – Foligno e per giovedì 12 il Tar del Lazio ha fissato l’udienza sul ricorso presentato contro la concessione dell’AIA per l’attivazione della centrale.
Sulmona, 9 maggio- Approfittando della guerra in Ucraina e del disorientamento dell’opinione pubblica i fossili scatenano l’ultimo assalto al territorio. Non “le” fossili ma “i” fossili, cioè quei soggetti multinazionali italiani che fino ad oggi hanno avuto stretti rapporti con il colosso energetico russo Gazprom e quindi sono tra i primi responsabili della dipendenza di pezzi importanti della nostra economia dal sistema di potere di Putin. Parliamo degli stessi soggetti ai quali i governi italiani hanno da sempre delegato la politica energetica del nostro Paese e che oggi, sapendo di non avere più grandi prospettive per il futuro, tentano (e proprio il caso di dirlo) di “raschiare il fondo del barile”. Così torna all’attacco anche la Snam con il suo principale progetto in programma sul territorio del nostro Paese.
Questa settimana c’è un doppio appuntamento sul metanodotto e sulla centrale di compressione : per mercoledì 11 maggio la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha convocato la riunione per decidere il via libera al gasdotto Sulmona – Foligno e per giovedì 12 il Tar del Lazio ha fissato l’udienza sul ricorso presentato contro la concessione dell’AIA per l’attivazione della centrale. A tutt’oggi, però non è possibile sapere se l’udienza sulla centrale si terrà perché è la stessa Avvocatura dello Stato, nostra controparte, ad averne richiesto il rinvio in quanto il Ministero della Transizione Ecologica, sottoposto dal 1° aprile ad un attacco ai sistemi informatici, non sarebbe in grado di produrre la necessaria documentazione sul caso. I cittadini ricorderanno che lo scorso anno il sindaco uscente, Annamaria Casini, si rifiutò di presentare ricorso sostenendo che esso sarebbe stato “inutile” e “costoso”. Di conseguenza il ricorso venne presentato dall’avvocato Herbert Simone su incarico dell’associazione “Forum Ambientalista”. Per affrontare le spese necessarie, come comitati abbiamo promosso una raccolta fondi con l’obiettivo di raggiungere 10.000 euro. Finora abbiamo raccolto poco più di 3000 euro; invitiamo pertanto tutti coloro che credono in questa battaglia a sostenerci inviando i loro contributi, tramite bonifico, al seguente Codice IBAN : IT71X3608105138247632947644 intestato a Mario Pizzola, con la seguente motivazione : “Ricorso al Tar Lazio AIA centrale Snam Sulmona”.
Il sindaco di Sulmona Gianfranco Di Piero ha tempestivamente chiesto il rinvio della riunione sul metanodotto indetta dal Governo: si tratta, a nostro parere, di una iniziativa quanto mai giusta ed opportuna in quanto manca ancora il fondamentale studio sul rischio sismico commissionato dal Ministero dello Sviluppo Economico all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Il Sindaco ha anche invitato gli altri enti pubblici coinvolti nel procedimento autorizzativo (oltre 50), a fare altrettanto. E bene ha fatto il Comune a preannunciare che, qualora la riunione dovesse tenersi ugualmente e dovessero essere assunte delle decisioni, queste ultime, in assenza dello studio dell’INGV, saranno considerate illegittime. Ci auguriamo che anche le Regioni, le Province e i Comuni interessati assumano la stessa ferma posizione del Comune di Sulmona e che anche i parlamentari del territorio si attivino per ottenere il rinvio. Altra importante ragione per il rinvio è proprio il motivo invocato dall’Avvocatura dello Stato in merito all’udienza del Tar Lazio. Se i documenti del MITE non sono disponibili per la centrale, come possono essere disponibili per il metanodotto, procedimento sicuramente più complesso del primo?
Intendiamo ribadire ancora una volta che il metanodotto Linea Adriatica (425 chilometri per un costo complessivo che supera il miliardo e 500 milioni di euro) è un’opera , oltre che dannosa, totalmente inutile tanto che, perfino l’ENI e l’ Anigas(l’associazione di Confindustria delle aziende distributrici del gas), hanno espresso il loro dissenso sulla sua realizzazione. Il massimo consumo di gas in Italia si è avuto nel 2005 con oltre 86 miliardi di metri cubi. Da allora ad oggi le infrastrutture interne (gasdotti, centrali e stoccaggi) sono state ulteriormente potenziate, al punto che esse potrebbero assicurare il trasporto e la distribuzione di almeno ben 115 miliardi di mc. Gli attuali consumi non superano i 76 miliardi di mc. l’anno e la stessa Snam prevede che essi scenderanno a 62 miliardi entro il 2030. La conclusione è che l’Italia ha una capacità di trasporto superiore ai consumi interni : casomai dovremmo cominciare un’azione di dismissione e ad attuare una rapida svolta verso le rinnovabili anche per recuperare quel tempo perso negli anni precedenti e che oggi ci avrebbe consentito di assorbire in gran parte lo shock energetico per la mancanza del gas russo.