Sulmona,3 giugno-L’unione degli Universitari dell’Aquila torna a fare valere i propri diritti rivendicando l’apertura delle aule studio della Residenza Universitaria Campomizzi, dopo un’attesa ai limiti dell’esasperazione.
“Ormai da due anni- si legge nel comunicato stampa- nonostante le recenti riduzioni delle misure di sicurezza per il covid e la fine dello stato di emergenza, le aule studio all’interno della Residenza Universitaria di Campomizzi sono chiuse.
Nonostante il progresso fatto in tutto il territorio nazionale riguardo l’allegerimento delle restrizioni, nella residenza di Campomizzi la situazione è come se fosse ferma al primo lockdown.
Sono mesi che come Unione degli Universitari chiediamo che questi spazi vengano riaperti così da consentire agli studenti di vivere davvero la residenza. Questa non dovrebbe essere solo un dormitorio, ma un luogo da vivere a pieno, in cui poter conoscere le altre persone che lo abitano, in cui poter studiare insieme ad altri e non rinchiusi da soli nella propria stanza.
Recentemente il Consiglio di Amministrazione ha dato l’indirizzo di riapertura delle aule studio, tuttavia tra le volontà della direzione c’è quella di procedere all’assunzione di qualcuno che vigili sul rispetto delle norme covid nelle aule studio (che al momento sono solo raccomandazioni di utilizzo della mascherina chirurgica).
Non solo rappresenterebbe una spesa poco utile, visto che la responsabilità di utilizzo della mascherina, che dai decreti sarebbe solo raccomandata e non obbligatoria, è degli studenti e delle studentesse, ma sarebbe anche un’ulteriore scusa per rimandare di mesi, dati i tempi delle gare di appalto, la riapertura: l’equivalente di non riaprire.
Classica storia che si ripete, aggiungendosi alle ulteriori decisioni del direttore, il quale ancora oggi, non ha permesso l’apposizione delle panchine “costringendo” gli studenti a sedersi sulle scale o per terra.
Ogniqualvolta si effettua una richiesta per il miglioramento della vita degli studenti, si assiste ad un rimbalzo di responsabilità e ad uno scaricabarile che denota uno scarso interesse del benessere di centinaia di ragazzi che vivono e studiano a L’Aquila.
Una privazione delle aule studio limita non solo lo sviluppo individuale dello studente e della socialità, ma di fatto mina la creazione di una vera e propria comunità e cooperazione degli studenti stessi, pregiudicando la loro permanenza in questa città.
Chiediamo, ancora una volta, che le aule studio di Campomizzi vengano riaperte senza alcuna tipologia di controllo sugli studenti, in modo che questa residenza possa ricominciare ad essere un luogo vivibile e non un dormitorio”. Insomma i giovani universitari non si arrendono e continuano con la stessa tenacia e determinazione una battaglia che tutti condividono. E come dar loro torto ?
Chiara Del Signore