SULMONA, Ottrobre– La categoria di fascismo è, senza alcun ombra di dubbio, una delle più discusse sia nei dibattiti storiografici che in quelli politico-ideologici, così strettamente interconnessi fra loro da essere difficilmente distinguibili, ma espressione entrambi della rilevanza emotiva e civile attribuita fin dalle sue origini al fascismo, sia dagli studiosi del fenomeno che dagli oppositori politici.
Si tratta di una categoria così ricca di contenuti e di implicazioni a causa dell’accumularsi, in oltre settant’anni di analisi e polemiche che rendono assai difficile orientarsi tra le numerosissime interpretazioni, anzi, si ha quasi l’impressione che tutto questo intenso lavoro, ampiamente dimostrato dagli ultimi libri pubblicati in questi mesi, non abbia portato ad una maggiore comprensione della categoria fascismo.
Un eventuale lettore o semplice osservatore, potrebbe essere indotto, proprio per questo continuo revival di studi sul fascismo, a far proprio il giudizio espresso sul fascismo dallo storico americano Gilbert Allardyce, che così scrive: carica di emozionalità e priva di qualsiasi reale significato, la parola fascismo è una delle più usate e abusate del nostro vocabolario politico. Essa non significa virtualmente nulla.
A conferma di quanto scritto, con acutezza dallo storico americano, basta ricordare l’uso improprio ed estensivo del termine che hanno fatto i movimenti di contestazione degli anni sessanta-settanta e il progressivo disinteresse per studi comparativi sul fascismo di storici e politologi americani, forse perché considerato fenomeno prettamente europeo.
Il mai sopito interesse per il fascismo mussoliniano, impostosi con un’ascesa rapidissima nei turbolenti anni del primo dopoguerra, dopo aver conquistato il consenso di ampi strati di popolazione e, tornato prepotentemente alla ribalta dopo i risultati delle ultime elezioni, sono una ulteriore prova della mancata dissociazione di responsabilità degli italiani dal fascismo.
Per potersi considerare veri democratici, avrebbero dovuto abiurare Mussolini e il suo regime, come invece sarebbe accaduto in Germania con il nazismo, ma la verità è che l’abiura del fascismo non fu chiesta agli italiani e non fu chiesta proprio dai partiti antifascisti, da quei partiti che avevano dato una splendida prova delle loro virtù democratiche, prima con il confino dei loro migliori rappresentanti e poi con la lotta armata delle formazioni partigiane.
I partiti antifascisti non chiesero l’abiura del fascismo per una serie di ragioni che vanno dalla necessità di ottenere le migliori condizioni di pace possibile dai nostri vincitori, alla necessità di evitare che gli italiani potessero pensare che il loro antifascismo fosse solo di facciata, perché il segreto intento era quello di arrivare al governo del Paese. E questo spiega la mancata incriminazione dei criminali di guerra del Regio Esercito; nessuno di loro fu estradato per essere giudicato nei Paesi stranieri che ne avevano fatto richiesta.
Gli antifascisti, a cominciare da Gramsci e Togliatti, sapevano bene che il fascismo non era stato “l’invasione degli Hyksos“, come ebbe a definirlo Benedetto Croce, ma molto altro. Era stato un fenomeno specifico del nostro Paese, esito non scontato delle degenerazioni clientelari e trasformistiche del sistema politico e sociale, espressione di un capitalismo debole e di una borghesia in rivolta perché frustrata nelle sue aspettative sociali, delusa dalla guerra sulla quale aveva riversato risorse e aspettative e che le aveva invece sottratto uomini e mezzi economici, tenuta lontano dallo sviluppo tecnico-capitalistico. Esito tragico perché produsse un regime di violenza, di disprezzo della libertà che porterà l’Italia alla rovina.
I conti con il fascismo restano aperti perché l’abiura non c’è mai stata e mai ci sarà, specialmente con il ritorno prepotente in più di un paese europeo di regimi sovranisti e populisti.
Nella nostra Costituzione c’è la riprova della cautela con cui i nostri padri costituenti giudicarono il fascismo: è la dodicesima delle disposizioni transitorie finali. Il primo comma vieta “la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista “, il secondo comma, mai citato, parla di una legge apposita che dovrà in futuro stabilire “le limitazioni al diritto di voto e all’eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista” .
Limitazioni temporanee, valide solo per un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, poi i responsabili del fascismo avrebbero potuto sedere tranquillamente in Parlamento come deputati o senatori
Angela Casilli
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10 Commentii
Tengo a precisare che non appartengo a nessun partito politico. Per una maggior precisione in qualità di modesto, umile uomo di legge, storico ricercatore di archivio, sento il dovere (auspicando di non dar luogo a polemiche, né a strumentalizzazioni politico ideologiche), di riportare e ricordare la legge n. 645 del 1952 (legge Scelba) per quanto concerne le norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione. Ai fini della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione, si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista. Se un partito, se le persone, se un movimento, non compiono condotte, azioni ut supra menzionate in scritto, non violano la Legge Scelba. Per quanto riguarda la violenza politica tristemente, drammaticamente avvenuta in Italia, nota come squadrismo, sento il dovere, per un personale senso di onestà intellettuale, ossequio della documentazione storico documentale, di ricordare anche la Volante Rossa, gruppo della galassia della sinistra il quale ha compiuto azioni di prima linea dal 1945, al 1949. In seguito i componenti sono stati tutti individuati, arrestati, processati, condannati, in seguito nel corso degli anni graziati. L’ultimo ad essere stato graziato risale al 1971. Per gli ultimi tre fuggiti in Cecoslovacchia, capi dell’organizzazione, la loro grazia giungerà il 26 ottobre 1978 trent’anni dopo quando l’allora Presidente della Repubblica, eletto a luglio 1978, conferirà loro la grazia. La sentenza di primo grado nei confronti degli appartenenti alla Volante Rossa si ha il 21 febbraio 1949, la sentenza di secondo grado il 22 maggio 1951. Ricordo inoltre la Gladio Rossa con la documentazione la quale è conservata all’archivio centrale di Stato di Roma sezione Ministero dell’Interno Gabinetto. Se non si ha tempo di recarsi all’archivio centrale a Roma mi permetto di consigliare il seguente libro, realizzato con la documentazione d’archivio: La Gladio Rossa del PCI (1945 – 1967) edito dalla casa editrice Rubbettino realizzato da Gianni Donno, professore ordinario di Storia contemporanea alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere all’Università di Lecce, consulente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo e le stragi, con l’introduzione a cura di Piero Craveri. Consiglio altri due volumi: il complotto comunista di Gianni Mastrangelo, appunti per un libro nero del comunismo italiano, autori Armando De Simone e Vincenzo Nardiello.
Andrea Pantaleo
https://www.mimesisedizioni.it/libro/9788857564173
https://l.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.ceredaclaudio.it%2Fwp%2F2022%2F10%2Fla-luna-e-le-dita-di-franco-de-anna%2F%3Ffbclid%3DIwAR18xNKCSIfc18js4DZDpA3O9fWS8gbcQeFi1cuasUXR59QTXtPaqI2YV7Q&h=AT2-SbUO-pQTV7TaGEuvmVWBd2KZJg0ZMhNxc2lFnt13WOmHdK7zKFxJ2jNxYE40UIMQEzxRlzTQJ0Aa8IzugUvoeS3Ug0Ya9MnJev3x4MYMcxgec9N5Ya0XPrSDQuZsZ7Wq&__tn__=H-R&c%5B0%5D=AT0eWLs83cqviW5CYVjvbe80oaVVAqq0B5tHvJbBOSTEFkbyENFU8VxjqesyF71FYossuKGDmOxOoAE4fpyAlBVxP0ZViPdzXe6Nw8VAyaC6rvllTXs9qJkzsfe-VF93r3-DX6t1VOvwuS8pivXGQZTnRvJKicGp0nvaH8g7asks5cxnpAjT2w
Ribadisco ancora una volta che non appartengo a nessun partito politico, né intendo dar luogo a strumentalizzazioni politico ideologiche. Per quanto concerne inoltre i cinque anni di epurazione agli appartenenti al regime fascista, il 27 luglio 1944 (nel frattempo capo del governo era Ivanoe Bonomi), viene emanato il decreto legislativo luogotenenziale n. 159: “Sanzioni contro il fascismo”, che regola l’epurazione dell’amministrazione pubblica e, all’art. 40, istituiva l'”Alto Commissariato per le Sanzioni contro il Fascismo”. Va precisato che non si è trattato di un provvedimento generale per tutti gli appartenenti; per maggior chiarezza elenco i casi della applicazione del decreto ut supra menzionato in scritto. In primis si crea l’alto commissariato per le sanzioni contro il fascismo; fra le disposizioni di cui all’articolo n. 159 vi sono state le seguenti: erano dispensati dal servizio tutti coloro che avevano partecipato attivamente alla vita politica del fascismo, conseguendo nomine od avanzamenti per il favore del partito, anche nei gradi minori (art. 12); erano dispensati dal servizio i dipendenti delle amministrazioni che, durante il ventennio fascista, avevano rivestito cariche importanti o che, dopo l’8 settembre 1943, erano rimasti fedeli al governo della Repubblica Sociale Italiana (art.17); le stesse disposizioni si applicavano ai dipendenti che avessero dato “prova di faziosità fascista o dell’incapacità, o del malcostume introdotti dal fascismo nelle pubbliche Amministrazioni” (art. 13); erano previste misure disciplinari di minore gravità per coloro che, pur rivestendo qualifiche fasciste, “non avessero dato prova di settarietà e di intemperanza fascista” (art.14); chi, dopo l’8 settembre 1943, si era distinto nella lotta contro i tedeschi, poteva andare esente dalla dispensa e da ogni misura disciplinare (art. 16). L’alto commissariato conclude la sua esistenza nel febbraio del 1946. Inoltre, per una maggior chiarezza storico giuridica, ricordo le amnistie di pacificazione che, dal 1942, al 1947, sono state varate in Italia, al fine di non processare migliaia, se non milioni di persone dall’una e dall’altra parte. Regio Decreto 17 ottobre 1942, n° 1156. Concessione di amnistia e indulto. Regio Decreto 5 aprile 1944, n° 96. Amnistia e indulto per reati comuni, militari annonari. Decreto Legislativo 26 ottobre 1944, n° 17. Concessione di amnistia e indulto per reati in materia finanziaria. Decreto Legislativo 8 giugno 1945. Applicazione degli articoli 1 e 2 del Regio Decreto 5 aprile 1944, n° 96, nei territori liberati dopo il 4 aprile 1944. Decreto Legislativo 17 novembre 1945, n° 719. Amnistia per reati politici antifascisti. Decreto Legislativo 29 marzo 1946, n° 132. Amnistia e condono per reati militari. Decreto Legislativo 29 marzo 1946, n° 133. Indulto per alcuni reati di mancato conferimento agli ammassi. Decreto Presidenziale 22 giugno 1946, n° 4. Amnistia e indulto per reati comuni, politici e militari. Decreto Presidenziale 27 giugno 1946, n° 25. Amnistia per reati finanziari. Decreto Legislativo 18 gennaio 1947, n° 244. Estensione dell’amnistia, dell’indulto e della grazia ai condannati in territori attualmente sottratti all’Amministrazione italiana. Decreto C.P.S 1 marzo 1947, n° 92. Amnistia e indulto per reati militari in occasione del giuramento alla Repubblica delle Forze Armate. Decreto C.P.S. 8 maggio 1947, n° 460. Amnistia e indulto per reati riguardo ai quali vi è stata una sospensione del procedimento o della esecuzione per causa di guerra. Per quanto concerne infine la precisa disposizione di cui alla XII disposizione transitoria e finale in deroga all’articolo 48 della Costituzione nell’aver stabilito per non oltre un quinquennio, dall’entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista, tale disposizione normativa rispetta il principio giuridico “ubi lex voluit dixit, ubi noluit tacuit (dove la legge volle, parlò; dove non volle, tacque); ossequi.
Andrea Pantaleo
https://formiche.net/2014/11/racconto-sul-passato-dire-del-presente-parla-giampaolo-pansa/
A Giacomo Matteotti
Eroismo eccezionale
impavido contro odio e male,
messaggio sempre attuale.
Ingiustizie, corruzione,
costante dell’umana condizione
in ogni situazione.
Fulgido esempio
per le future generazioni,
monito per le Istituzioni
nelle complesse decisioni.
Democrazia, Libertà, Governabilità
equilibrio da tutelare
in ossequio
alla Sovranità Popolare.
Passato, presente, futuro:
momenti diversi
strettamente connessi;
Privilegi, emarginazione,
imposizione palese o velata
senza alcuna distinzione:
è vita negata.
Partiti, ideologie, colori
insieme per il sociale,
non interesse personale.
Valori, idealità
chiaramente espressi
nella concreta realtà.
Coraggio sovrumano,
prevedibili conseguenze,
non risulti vano.
Andrea Pantaleo
https://www.melegnano.net/memorie/memorie011h.htm
https://www.galileonet.it/scienza-secondo-il-fascismo/
https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/leonardo/scienziati-e-fascismo-storia-di-un-controverso-rapporto/
Con un libro, che consiglio di leggere, termino , per quanto mi riguarda, le mie ricerche su un periodo della nostra storia “ITALIANA”. .che non ho vissuto personalmente..ma …di riflesso… ne ho percepito e forse subito le conseguenze.
https://www.booksprintedizioni.it/public/libri/anteprima_balilla_moschettiere.pdf.
Persona simpaticissima… Mastro Ticchio..un regalo di Facebook; l’incontro con un antifascista..