Negli ultimi otto anni ( tra il 2013 e 2021) la nostra regione perde 56.258 abitanti e decresce del 4,23% con un’intensità pari al doppio di quella dell’Italia che stata del 2,26% .Gli abitanti persi sono pari a quelli di 3 città : Sulmona,Ortona e Penne Il dato piu’ preoccupante l’emigrazione in altre regioni di 9.978 residenti in Abruzzo. La fotografia emerge dall’ultimo rapporto preparato dal prpf. Aldo Roci che rivela anche la presenza di stranieri piu’ bassa di 3 punti percentuali rispetto all’Italia mentre la decrescita piu’ allarmante quella dovuta all’emigrazione dei giovani (15‐31 anni).La flessione si spalma con intensità piu’ elevata nelle province di L’Aquila e di Chieti che presentano aree piu’ numerose in fase di spopolamento, con intensità piu’ lieve nelle province di Teramo e di Pescara che hanno aree meno numerose in fase di spopolamento. E ora che fare ?
Sulmona,11 dicembre- Questa volta il rapporto del sulmonese prof. Aldo Ronci sul bilancio demografico dell’Abruzzo in 8 anni ( 31/12/2013-31/12/2021) è spietato, freddo a tratti allarmante che dovrebbe spingere la politica a riflettere attentamente sul fenomeno che si è verificato negli ultimi tempi e che lascia poche speranze per il futuro.
L’Abruzzo perde 56.258 abitanti e decresce del 4,3% con un’intensità pari al doppio di
quella dell’Italia che stata del 2,26%.La regione perde, spiega Ronci, un numero di abitanti pari a quelli di 3 città : Sulmona, Ortona e Penne. Negli ultimi 8 anni l’Abruzzo annota:un record minimo di nascite e un elevato numero di decessi che fanno registrare una flessione del saldo naturale di ben 47.431 unità ;un incremento modesto del saldo migratorio estero di solo 12.511 residenti;in entrambi i casi le variazioni percentuali sono state peggiori dei quelle medie italiane; una forte flessione del saldo migratorio interno di ben 9.971 abitanti che denota una consistente emigrazione degli abruzzesi verso i comuni di altre regioni.
Le due classi di età che hanno influenzato in maniera importante la forte flessione della popolazione abruzzese tra il 31.12.13 e il 31.12.21 sono: quella 32‐48 anni che ha perso 49.141 unità (‐14,80%) ma che comunque ha subito quasi lo stesso decremento percentuale dell’Italia (‐14,18%); quella 15‐31 anni che ha visto emigrare 26.567 giovani con una flessione dell’11,12% valore quest’ultimo pari a due volte e mezzo quello italiano che stato di appena il 4,53%.
Il forte decremento giovanile allarmante in quanto crea un problema di squilibri nel rapporto tra generazioni a svantaggio della popolazione potenzialmente pi attiva e produttiva con implicazioni allarmanti di carattere sociale ed economico.
L’indice di dipendenza strutturale, che senz’altro il pi importante, rappresenta il carico sociale ed economico della popolazione non attiva (0‐14 anni e 65 anni ed oltre) su quella attiva (15‐64 anni). (Abitanti non attivi ogni cento abitanti attivi).L’Abruzzo nel 2021 registra un indice di dipendenza strutturale del 59% con uno spread negativo di 2 punti percentuali rispetto all’indice italiano che stato del 57%. In altri termini si pu’ anche dire che in Abruzzo solo il 41% degli abitanti potenzialmente produttivo mentre in Italia lo il 43%.
Nel 2020 l’Abruzzo, con 82.338 stranieri su un totale di 1.273.660 abitanti, annota la presenza del 6% di stranieri, registrando uno spread negativo di 3 punti percentuali rispetto al 9% nazionale.
L’Abruzzo poco attrattivo anche per gli stranieri che potrebbero comunque contribuire al miglioramento del bilancio demografico della regione.
La flessione si spalma: con intensità piu’ elevata nelle province di L’Aquila e di Chieti che presentano aree in fase di spopolamento piu’ numerose; con intensità piu’ lieve nelle province di Teramo e di Pescara che hanno aree in fase di spopolamento meno numerose.
L’area metropolitana Pescara‐Chieti ha una densità abitativa di 810 abitanti per kmq pari a 9 volte quella del resto dell’Abruzzo che conta 89 abitanti per kmq.Al contrario del resto della Regione, l’area metropolitana ha registrato un costante e consistente incremento fino a pochi anni fa ma negli ultimi anni ha subito una battuta d’arresto e comunque tra il 31..12.13 e il 31.12.21 ha registrato una flessione percentuale della popolazione (‐1,16%) di gran lunga minore di quella italiana (‐2,26%).
I comuni montani in fase di spopolamento, al 31.12.21, sono 181: contano una popolazione di 252.426 abitanti che rappresentano il 20% del totale della popolazione. Hanno subito, in 8 anni, un decremento di 32.057 unità che in valori percentuali pari all’11,27%
Ma, cosa che non ci si aspettava, che al 31.12.21, 27 comuni non montani in fase di spopolamento, che contano una popolazione di 71.773 abitanti, hanno subito, in 8 anni, un decremento di 7.620 unità che in valori percentuali pari al 9,60% e rappresentano un consistente 6% della popolazione.
La causa principale dello spopolamento sia dei comuni montani che di quelli costieri da imputare soprattutto alla mancanza di occupazione ma anche alla carenza di presenza di servizi essenziali (sanit , istruzione e trasporti) e di servizi necessari (giustizia, banche, strutture culturali e del tempo libero, ecc..).
Gli obiettivi ultimi e fondamentali da perseguire non possono che essere:
• l’incremento dell’occupazione;
• il potenziamento dei servizi e il miglioramento della qualità della vita.
Per l’incremento dell’occupazione la Regione deve puntare a far superare al sistema produttivo abruzzese la situazione di oggettiva difficolt in cui si trova. Tale difficoltà da imputare soprattutto al fatto che esso composto per la gran parte da micro e piccole imprese che rappresentano il 96% del totale delle imprese e impiegano il 56% degli occupati. Esse hanno problemi di carattere strutturale e una scarsa propensione all’innovazione e pertanto la Regione deve reperire risorse capaci di promuovere il miglioramento della competitività tenendo conto delle peculiarit dei diversi territori
regionali.
Per il miglioramento della qualità della vita bisogna evitare provvedimenti occasionali legati alla logica particolaristica praticata da decenni senza risultati apprezzabili.Necessario quindi adottare una metodologia programmatoria che riesca ad elaborare un progetto di sviluppo armonico facendo s che tutti gli interventi e le risorse siano coerenti con quel progetto.
Allo stato attuale si ha l’opportunitè da parte della Regione di adottare lo strumento dell’Agenda Urbana e a tale scopo opportuno istituire le Aree urbane funzionali (FUA) che, meglio di qualsiasi altro strumento, potrebbero avviare uno percorso di sviluppo armonico ed equilibrato di tutto il territorio abruzzese. L’Abruzzo ha bisogno di cambiare marcia individuando, senza tralasciare il faticoso e importante lavoro gi in atto, due fondamentali direttrici che gli permettano di affrontare
i nodi nevralgici della Regione che riguardano da un lato, per superare gli squilibri locali, un
progetto di sviluppo e riequilibrio territoriale e dall’altro, per superare le difficolt in cui versa il sistema produttivo, una grande, imponente ed efficace iniziativa che riesca, attraverso l’innovazione, a rendere pi competitive tutte le attività economiche.
La popolazione tra il 31.12.2013 e il 31.12.2021 La popolazione abruzzese passata da 1.329.918 abitanti del 31.12.13 a 1.273.660 del 31.12.21 registrando un decremento di 56.258 abitanti. In valori percentuali la flessione del 4,23% della popolazione abruzzese stata pari a ben due volte quella italiana che ha registrato un decremento del 2,26%.
Negli ultimi 8 anni l’Abruzzo annota:un record minimo di nascite e un elevato numero di decessi che fanno registrare una flessione del saldo naturale di ben 47.431 unità ; un incremento modesto del saldo migratorio estero di solo 12.511 residenti;in entrambi i casi le variazioni percentuali sono state peggiori dei quelle medie italiane; una forte flessione del saldo migratorio interno di ben 9.971 abitanti che denota una consistente emigrazione degli abruzzesi verso i comuni di altre regioni.
Tra il 31.12.13 e il 31.12.21 si registra un decremento forte nelle province dell’ Aquila (‐17.200), e di Chieti (‐19.378), meno consistente in quelle di Teramo (‐10.755) e di Pescara (‐8.925) . In valori percentuali la popolazione decresce di piu’ all’Aquila (‐ 5,63%) e a Chieti (‐ 4,95%), meno a Teramo (‐3,47%) e a Pescara (‐2,77%). Le flessioni sono tutte superiori a quella media italiana (‐2,26%).
1 Commento
Siamo solo all’inizio. Ne vedremo delle belle.