Sulmona, 21 dicembre– In una piazza della città di Benevento si trovava un antico mausoleo di pietra, dalla forma cilindrica e con il tetto che all’apice terminava a punta, in basso alcune pietre scure ne circondavano la base. La zona, ben conosciuta dagli abitanti della città, era frequentata ogni giorno, le persone andavano avanti ed indietro per la strada con lo sguardo incollato sullo schermo del cellulare o immersi nei loro pensieri, pensando ai loro affari, ai problemi quotidiani ed incuranti di eventuali cambiamenti che potessero avvenire intorno a loro. Non si accorsero del cambiamento neanche in quel giorno in cui, mentre camminavo nei pressi del mausoleo, il mio sguardo fu attratto da qualcosa che si trovava sul terreno, vicino al monumento, ed era circondato da pietre e sassi biancastri.
Mi avvicinai per vedere meglio cosa fosse e mi accorsi di avere davanti il corpo di una donna riverso a terra supino, con il viso nascosto tra i sassi. I suoi capelli neri, lunghi e lisci le coprivano parte delle spalle ed aveva le ginocchia piegate sotto il corpo. I suoi vestiti, una maglietta probabilmente blu ed una gonna verde, erano ricoperti di terra, ma non saprei dire se fossero proprio questi i capi che indossava.
Feci un passo indietro, rendendomi conto della situazione e guardai incredula prima il corpo e poi le persone che mi passavano accanto e che sembravano non accorgersi di nulla, possibile che non notassero niente di diverso? Lì in terra c’era una persona! Provai a fare dei segni con le braccia e ad indicare in basso, ma niente, nessuno notava nulla, erano troppo impegnati con gli ultimi acquisti per il giorno dopo? Possibile che la vedessi solo io? Tornai a guardare quella donna, anzi, quella ragazza perché si capiva che era giovane anche se era di spalle. Improvvisamente mi allarmai perché ancora non avevo controllato le sue condizioni, era viva, era morta, era ferita?
Provai a toccarla ma non ne avevo il coraggio, la mia mano si bloccò e mi allontanai da lei, se nessuno la considerava, perché avrei dovuto farlo io? Ma dopo aver percorso un po’ di strada, tornai indietro, dovevo sapere le sue condizioni. Allungai le braccia verso di lei per metterla supina e quando ci riuscii mi accorsi che era molto giovane e bella, la pelle bianchissima, le labbra rosse e gli occhi chiusi erano circondati da lunghe ciglia nere e… sembrava morta, anzi era definitivamente morta, non mostrava segni di vita, non respirava ed il suo cuore non batteva.
Ad un tratto qualcosa accadde, le sue labbra si dischiusero mostrando i denti bianchi ed una particolarità: aveva uno spazio tra gli incisivi superiori, e nonostante tutto era bellissima.Non sapendo cosa fare, decisi di andare via e tornare il giorno seguente, magari nel frattempo qualcuno si sarebbe accorto di lei ed avrebbe fatto qualcosa.
Quando ritornai lei era ancora lì, come l’avevo lasciata, sdraiata a terra. Allora mi venne voglia di chiedere aiuto ed entrai in una profumeria e chiesi alla commessa di seguirmi perché sulla strada c’era qualcosa che doveva vedere assolutamente, ma ella non mi diede retta, era troppo impegnata con i clienti e non poteva lasciare il negozio. Tornai indietro e le persone continuavano a passare vicino al corpo di quella giovane senza accorgersi di lei e quindi il sospetto che avevo si fece una realtà: la vedevo solo io. Difficile a credersi, ma era proprio così. Chissà da quanto tempo era morta, non presentava nessun segno post mortem, era perfetta.
Mi venne un’idea, andare a parlare con un sacerdote, quella persona era lì, era reale e aveva il diritto di essere notata da qualcuno, forse un uomo di chiesa mi avrebbe ascoltato con più attenzione e sarebbe venuto con me a rendere omaggio a quella povera ragazza.
Fu così infatti, entrai in una chiesa e raccontai tutto al sacerdote che, anche se incredulo, immediatamente volle seguirmi per controllare la veridicità del mio racconto.
Quando fu davanti al corpo della giovane sì blocco, si fece il segno della croce ed io capii finalmente che anche lui la vedeva. Rimase sbalordito e si affrettò ad andare a chiamare qualcun altro tra i suoi parrocchiani affinché la portassero via dalla strada. Accorsero dei giovani preti, anche loro riuscivano a vederla, con mio sollievo, la portarono nella chiesa e la misero distesa su una superficie piana la quale era stata ricoperta da una bellissima stoffa damascata di colore rosso scuro, sembrava un altare.
La lasciai nelle loro mani perché sapevo che sarebbe stata trattata con rispetto.
Eppure mi domandavo: cosa avrebbero dovuto fare con lei quei preti? La risposta arrivò praticamente da sola perché qualcuno, al di fuori della chiesa, si era accorto di un certo strano movimento e pensò bene di avvertire la stampa.
La sera dopo camminavo nella piazza dove avevo scoperto il corpo misterioso e stentavo a riconoscere quel luogo. Davanti a me c’era un dispiegamento di furgoni che sfoggiavano sulle fiancate i loghi dei vari canali televisivi che rappresentavano, fari erano accesi un po’ ovunque, cavi neri di varie lunghezze e dimensioni erano stati srotolati sull’asfalto ed erano collegati ad apparecchi tecnici, di quelli tipici che si usano nelle dirette televisive. Una moltitudine di addetti era impegnata nel settare vari strumenti elettronici e le numerose telecamere posizionate in punti strategici. Uno spazio vuoto era stato lasciato al centro ed era illuminato con luci bianche.
Iniziai a camminare con passo spedito, incuriosita tra un furgone e l’altro, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, cosa stessero aspettando; poi il sacerdote che avevo incontrato il giorno prima mi vide e mi fece cenno di entrare nella chiesa. Entrai con la speranza di ottenere una spiegazione.
Mi disse che nella serata precedente, quando io ero già andata via, egli aveva chiamato un medico per far controllare il corpo di quella ragazza, per ottenere finalmente le risposte alle numerose domande che riguardavano il suo stato.
Ci volle tutta la notte e gran parte del giorno dopo affinché lo specialista analizzasse nei minimi particolari quel corpo e tutta la situazione e giungesse alla definitiva conclusione.In un primo momento rimasi interdetta ed uscii dalla chiesa, sotto invito del sacerdote, fuori si era fatto ancora più buio e si era radunata una gran folla, tutti sentivamo che qualcosa stava per succedere.
Mi incamminai quindi verso la piazza e presi posto vicino ad uno dei furgoni ed attesi.Ad un tratto, dalla chiesa uscirono delle persone seguite dal sacerdote e dietro di loro uscì un bellissimo contenitore trasparente, dalla forma allungata, sembrava quasi di cristallo, portato a spalla da quattro uomini e dentro di esso era adagiata quella ragazza, supina, con la testa coronata di piccoli fiori bianchi, indossava un delicato vestito ricamato che le arrivava fino ai piedi, anch’esso era bianco, il suo viso era disteso e sereno, a guardarla infondeva pace.
La portarono al centro della piazza, dove erano concentrate le luci che poi vennero abbassate in quanto il corpo di lei aveva intorno un’aura di luce propria, inspiegabile agli occhi di tutti. Poi il sacerdote prese un microfono, mi indicò e mi fece segno di avvicinarmi a lui e indicandomi finalmente parlò.
“Questa persona, giorni fa passeggiando, ha scoperto il corpo che vedete qui in mezzo a noi, era in questa piazza, solo lei se n’è accorta ed ha voluto fare qualcosa invece di restare indifferente. Ha avuto un dono, quello di “vedere,” lo stesso dono che avete ricevuto voi adesso che potete vedere questa fanciulla qui distesa. Ebbene, dopo accurati studi, vi chiedo di mettervi tutti in ginocchio perché vi posso rivelare che chi avete davanti è una Santa, il suo corpo è incorrotto dopo una prematura morte risalente a molto tempo fa, la luce che ella emana non appartiene a questo mondo, è un prodigio sotto i nostri occhi i quali riescono ora a vederla per suo volere, lei ci ha aperto gli occhi. Non sappiamo il suo nome, ma raccogliamoci in preghiera perché ha scelto la nostra città per rivelarsi.”
Tutti in silenzio si inginocchiarono ed iniziarono a pregare la Santa.
Se vi è piaciuto questo racconto sappiate che non è tratto da una storia vera, né da una leggenda, ma solo dalla mia fantasia onirica. Esattamente, si tratta di un mio sogno. Non ha una fine, lascia qualcosa in sospeso ed è proprio per questo che l’ho voluto raccontare, ognuno ne tragga l’insegnamento e la morale che preferisce.
D’altronde, nel periodo di Natale tutto può succedere, anche che sia il Cielo a venirci a trovare per donarci la speranza di poter un giorno “vedere” quella speranza che durerà per sempre.
Marina Bonifacio
(Dedicato a René Robert – https://www.avvenire.it/mondo/pagine/rene-robert-morto-indifferenza)