Sulmona, 21 febbraio- Lo scenario politico post-elettorale di questi giorni, dimostra come l’onda lunga della vittoria del Centro Destra il 25 settembre, non si è esaurita e ciò permette alla Premier Giorgia Meloni di cavalcarla senza essere ossessionata dal pericolo di esserne travolta.
Difficile dire se la coalizione governativa ha vinto meritatamente o se la sua vittoria è soltanto dovuta alla mancanza di una opposizione, incapace di guardare al futuro e di esprimere una strategia e una cultura in grado di superare vecchi schemi.
Ha vinto in questa tornata elettorale la logica maggioritaria e l’astensionismo. Inquietante per tutti, non è chiaro se segnali la disaffezione dell’elettorato o la rassegnazione di chi sente l’impossibilità con il proprio voto di incidere su risultati già scontati in partenza.
A Sinistra la sconfitta è bruciante e il dramma di PD, 5S e Terzo Polo è quello di non riuscire a vedere alcuna via d’uscita dall’impasse in cui si trovano, visto che continuano le accuse e le recriminazioni e si allontana sempre più la possibilità di arrivare ad un accordo, che vorrebbe dire la sopravvivenza della Sinistra.
Quando si sente dire da Calenda, umiliato dal risultato delle urne in Lombardia, che l’elettorato non ha saputo votare, quando il PD che ha perso, si consola per il buon risultato a Milano, respingendo così l’aggressione sia del Terzo Polo che di 5S, si resta a dir poco esterrefatti e allora si capisce perché la Sinistra si muova in un’ottica di pura sopravvivenza, incapace o meglio impossibilitata a saldare le correnti minoritarie che sono al suo interno.
Le parole d’ordine come – campo largo – vocazione maggioritaria – agenda progressista sono espressioni ormai abusate che indicano progetti velleitari, irrealizzabili, prontamente smentiti, dalle elezioni di settembre e da quelle regionali.
L’assenza di un’alternativa credibile al governo è molto grave, non solo perché rivela l’inadeguatezza dei partiti della Sinistra e la loro miopia politica, ma perché priva il Paese di uno schieramento politico in grado di controllare e contrastare, ove fosse necessario, l’attività di un governo e di una maggioranza, portati ad allargare il proprio potere.
E’ nella logica della politica, sono dinamiche inevitabili e non basta puntare il dito contro l’esecutivo, per trovare l’alibi perfetto e nascondere così le proprie responsabilità. Quanto avvenuto dal 25 settembre ad oggi, dimostra che l’elettorato, pur nella sua volatilità, come pure i blocchi sociali che non mancano mai, hanno trovato nuovi referenti come accaduto più volte negli ultimi tempi, senza però che ci fosse un effettivo cambiamento.
Per la Premier la sfida sarà proprio nell’evitare che il grande consenso ottenuto duri poco, come per le opposizioni di non credere che la rivincita ci sarà con il solo ricambio della nomenclatura di partito.
Angela Casilli