Sulmona, 26 giugno- Luciano, proveniva da una famiglia di commercianti sulmonesi che aveva pesantemente subito le conseguenze delle leggi razziali del 1938. Era l’ultimo dei sette figli di Guido Fuà, (nato a Sulmona) e di Delia Coen (dell’Aquila). Il padre era stato segnalato come appartenente alla “razza ebraica” benché con la moglie si fosse convertito al cristianesimo dopo il matrimonio e tutti i suoi figli fossero stati iniziati alla medesima religione.
Nonostante le disposizioni discriminatorie venissero in seguito dichiarate inapplicabili nei confronti dei Fuà, per aver combattuto Guido nella Grande Guerra, la famiglia dal 1939 subì un crescente allontanamento dalla vita pubblica e molteplici atti di violenza e di vessazione. I figli maggiori furono espulsi dalla scuola, il negozio di tessuti preso di mira da fascisti ed accoliti. Dal 1940 i nominativi dei Fuà erano di nuovo segnalati tra gli appartenenti alla “razza ebraica” e per questo la famiglia veniva sottoposta a misure persecutorie, non senza ricevere grandissimo aiuto dai concittadini.
Saccheggi e razzie si fecero più numerose con l’occupazione nazista fino alla requisizione totale dei beni. Totale, nel pieno inverno nel 1943, nel bel mezzo dell’imperversare dell’inverno e del mercato nero.
Dal ’44 poi, iniziati i rastrellamenti degli ebrei per la deportazione nei campi di concentramento, i Fuà subirono la perdita di due zii, di parte materna, catturati a Roma e l’Aquila a deportati ad Aushwitz. Per non finire nei lager nazisti e per salvare i figli, Guido e Delia Fuà sistemarono Luciano e gli altri in diverse famiglie. I ragazzi cambiavano casa di frequente e si chiamavano con altri nomi per ingannare i tedeschi. Due di loro, Oscar e Davide, furono persino prelevati per i lavori forzati sul piano delle Cinquemiglia. Riuscirono ad ingannare i militari per un po’, finendo per essere riconosciuti come ebrei. Fuggirono, di nuovo con l’aiuto provvidenziale di un concittadino, il maestro Vincenzo De Meis, e si rimisero in salvo, dovendo da allora vivere completamente isolati e nascosti. Un altro fratello, Ennio, riuscì a varcare le linee del fronte, raggiungendo Bari liberata.
La famiglia si riunì solo il 9 giugno 1944, alla liberazione di Sulmona. Allora Oscar Fuà, animato da un forte antifascismo e antinazismo, contro il volere dei genitore decise di arruolatosi con la Brigata Maiella. Era tra i mitraglieri guidati da Malvestuto. Cadde nella battaglia di Brisighella, sotto il fuoco incrociato di due mitragliatrici tedesche a soli 17 anni.
Luciano, avvilito dall’impoverimento dei valori ideali e civili del nostro tempo, non perdeva occasione di motivare al ricordo e alla testimonianza civile partecipando alle celebrazioni e gli eventi in onore della Brigata Maiella o facendosene promotore in prima persona.
I funerali si terranno domani, alle ore 11, nella chiesa di San Francesco della Scarpa in via Mazara a Sulmona.
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