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(primo piano) – Il giorno prima della felicità

Scritto da Cesira Donatelli

“Non la chiamare gente, sono persone, una per una” 

Sulmona, 9 luglio– Quando a raccontare la guerra sono la voce, gli occhi e le mani di chi l’ha toccata, vista e incorporata, i morti, i pianti, le barbarie e i bombardamenti è come se diventassero proprietà, anche, di chi ascolta. Le testimonianze dirette nulla hanno a che spartire con i libri di storia, con le note a piè di pagina e con i questionari a sorpresa. 

Don Gaetano a Smilzo la Seconda guerra mondiale, che ha dilaniato Napoli e non solo, gliela racconta senza filtri, gliela somministra fra una commissione di portineria, l’avvio a lavoretti di elettricista e subito dopo gli approcci sessuali con la vedova del palazzo. I due sono accomunati dall’aggettivo “orfano” e dalle giocate a scopa, che Smilzo perde sistematicamente fino al fatidico giorno.

A questo distillato di vita verace e vorace Erri De Luca, introduce attraverso un pallone e per mezzo di una finestra. Il pallone finisce vicino a una statua, codesta, “sorveglia” un nascondiglio che salvò la vita ad un ebreo e la finestra, è l’unico punto di congiunzione, fra Smilzo e una bambina, che scoprirà chiamarsi Anna, solo dopo anni grazie ad uno strano scherzo del fato.

Ci si imbatte in poveri, in poveri arricchiti, in pregiudicati, in fattorini alle prese con le consegne a mezzo balcone, tutti ispirano sentimento e tenerezza. Ci si affeziona ad ognuno di loro con l’ausilio di proverbi evocativi di una vita senza calendario, senza programmazione fatta di regole non scritte, tendenti ad evidenziare i poveri con un giallo fluorescente…

… quelli della povertà come me ricevevano alle undici un pane con una marmellata di cotogne, portato dal bidello…

La funzione del nascondiglio non si esaurisce con la fine della guerra, bensì diviene la prima biblioteca in cui lo studioso e curioso Smilzo inizia a leggere. Tutto purché non si tratti della BibbiaDio gli incute un certo timore, la prima scelta cade sui Tre Moschettieri. D’altronde pure la notte ha più facce, può essere chioccia del pericolo, ma è sicuramente bandiera di libertà.

Don Gaetano ne ha viste e composte tante, da ciò il modo energico di svezzare Smilzo.  Il giovane finisce sotto la sua custodia direttamente per mano del padre, l’uomo glielo affida prima di compiere l’irreparabile, pur di salvare l’onore, e anche in questo, la guerra, ci ha messo lo zampino. Prendersi cura di qualcuno non significa farlo vivere nella bambagia, va edotto al possesso di un coltello, e alla visione del tutto…

…i signori tengono una vista diversa dalla nostra, che dobbiamo vedere tutto…

Tra una minestra di patate, descritta, dall’autore, con pastosità e un momento di pace che gli abitanti del palazzo, concedono alla guardiola, il lettore inciampa in taglienti verità, si accorge che nelle guerre, quelle fatte e quelle in itinere, muoiono più i disarmati che gli armati, che ieri come oggi, alla fine di un bombardamento le verità e le realtà sono sempre le stesse…

…sto guardanno ‘ncielo pe vvede’ addo’ me pozzo sistema…

Cristallina e prorompente l’incapacità della razza umana nel concepire e partorire azioni sane e civili: Sempre e solo parti indotti, miserie che nascono da un agire povero di amore, di lungimiranza e di condivisione. Le guerre continuano ad essere firmate, come fossero contratti di lavoro a tempo indeterminato. Forse sono veri e propri contratti di lavoro ed hanno la loro attiva e fattiva rappresentanza sindacale! 

Una lettura che insegna il valore dell’uno, della sopravvivenza, dove tutto si può capovolgere e frantumare in un secondo.  Nulla è testamentato dalla nascita, perché il posseduto resti inviolato da terzi e addirittura lo si riesca a incrementare è necessario saper campare. La popolosa Napoli è irripetibile pur per codesta ragione.

Alla natura, alle donne, alla pesca, Erri De Luca, intesta i piaceri, gli spasmi, gli orgasmi di un perdurare nell’abitare sano e genuino il pianeta. Bello cimentarsi nella libera interpretazione di…

…ti serviva un po’ di natura…

Consumare un amplesso è arricchimento per tutti, avere gli occhi sulle righe che lo narrano in Il giorno prima della felicità, è il sapere che non vi sarà carestia di bellezza nel domani!

In tanta spontaneità non può mancare la simpatica contesa fra teatro e osteria, quest’ultima è quasi più apprezzata, ogni tavolo è in grado di mettere in scena una commedia; quindi, unico palco con tanti sottogruppi di attori impegnati in recite leggere. Nulla di serio, la vita è già tutt’altro che leggera e come un esattore, batte cassa, per far bottino di coraggio e non importa se si hanno remore o timori, non conta se si ha paura di incontrare gli occhi di un probabile padre.

Prima di riporre Il giorno prima della felicità, si è inquieti perché le fotografie sul compiendo dell’essere, purtroppo non sono venute sfocate, sono nitide, sono denuncia. Altresì si è rinfrancati perché finché vi è una sola penna che si spende e si dissangua al sol scopo di far comprendere che non si è masse uniformi e amorfe, ma si è singole persone, singole entità e singoli respiri non è del tutto occluso il sentiero della possibilità.

Erri De Luca scrive della vite che sarà genitrice del mosto per il calice della possibilità!

Cesira Donatelli

IL GIORNO PRIMA DELLA FELICITA’ di Erri De Luca

(Edito Feltrinelli)

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