Roccaraso, 3 novembre – Luca Luciano ci accoglie nel suo mondo fatto di immagini che prendono forma nel colore e ci guida all’ingresso di una fiaba.
Liberando il pensiero da inutili sovrastrutture e convenzioni sociali entriamo, per scoprire che il viaggio è fantastico, una realtà simile alla vita reale, ma che da essa trascende per arrivare fin dove l’occhio umano non può giungere se non attraverso pennellate, tratti, forme: cedevolezze sublimi che appartengono all’anima.
Artista riservato, Luciano si esprime attraverso un racconto fantastico traslato nella reale condizione umana ma che da essa si allontana velocemente con singolare provocazione.
Scopriamo un elefantino caduto in una foresta quasi buia, lui porta la luce diventando una sorta di messia inconsapevole; un mago ha ricostruito un nuovo paradiso terrestre, però ha incluso solo gli animali e non gli uomini, perché di uomini nel suo mondo non ne vuole; una Roccaraso che non c’è più, distrutta dalla guerra e immaginata di nuovo morbida e bella.
L’artista, originario di Borrello (Ch), narra di una macchia incancellabile prodotta da una valutazione errata e della sua inesauribile vena artistica che lo porterà a riemergere e ad essere acclamato, richiesto ad eventi di rilievo a livello nazionale e internazionale, a ricevere numerosi premi e riconoscimenti.
Molti suoi dipinti sono legati alla fiaba, c’è un collegamento con lei, bambino non compreso dall’insegnante?
Proprio così, anche quando sembra che tutto trami affinché ciò non accada. La mia vita artistica, per esempio, ha rischiato di deragliare, anzi è deragliata ancor prima che fosse iniziata. Immagini un bambino di undici anni, che fa cose che a quella età non si immagina possa fare un bambino; ma lui, senza sapere come, la fa: prende una matita e traccia un segno. Poi la matita va. Il suo procedere sul foglio bianco è preciso, senza tentennamenti. Ora tocca al pennello: il bambino prima mischia i colori, poi li stende su quella superficie bianca e lo fa come se non avesse fatto mai altro; eppure è la prima volta: a quell’età del resto, non ci possono essere che prime volte. Poi il dipinto viene portato a scuola e la professoressa di educazione artistica, seduta alla cattedra, lo prende tra le mani e lo guarda. Il bambino non aveva chiuso occhio per pensare a quel momento, per cercare di immaginare cosa la professoressa avrebbe detto, quali consigli e suggerimenti gli avrebbe dato: una sfumatura sbagliata, un’ombra da accentuare o attenuare, o proporzioni da correggere. Ma non accadde nulla di tutto questo. Lei dall’alto del suo scanno, prese quel foglio da disegno A4, lo lanciò e disse: “Questo non l’hai fatto tu!” Il foglio, per uno strano gioco di corrente ascensionale creata dai caloriferi, planò a terra fino ai piedi del bambino. Senza avere nessuna idea di quello che stava facendo e forse anche inconsapevolmente, la professoressa aveva distrutto la carriera di un futuro artista. Ma le cose sono andate diversamente. Tanti anni dopo, infatti, eccomi qua a spiegare queste strane teorie sulla mia arte, perché, se ancora non fosse chiaro, quel bambino ero io.
I colori sono fondamentali nei suoi quadri, sono vivi, cosa rappresentano per lei?
I colori rappresentano la vita, anzi sono la vita, con ombre e luci e tutto è importante perché quanto più l’ombra è scura tanto più la luce appare luminosa. Le mie sono storie che nascono dai colori.
In parole semplici potremmo dire che la sua è una pittura che parla di gioia e di natura, ma anche a tratti, di denuncia. Quale messaggio intende diffondere?
Io semplicemente racconto storie, mie o di altri. In effetti lei ha ragione, infatti anche quando dipingo per denunciare un certo problema, cerco di proporre una soluzione in positivo. Credo che sia questo il messaggio che vorrei diffondere: cercare sempre il positivo in ogni situazione.
Prima di dipingere un’opera butta giù dei bozzetti o progetti?
Faccio degli schizzi piccolissimi, ad esempio per la copertina di “Odi et amo” ultimo album degli Sfaratthons, gruppo abruzzese che sta avendo un successo enorme nel mondo con il suo rock progressivo, ci sono voluti due anni di lavoro. Innumerevoli le bozze, una settimana per scegliere le immagini che ho disegnato lasciandomi ispirare dai testi. Per giungere ad una visione completa dell’opera ho fatto degli studi sull’arte iconografica bizantina. L’uso della prospettiva inversa mi ha affascinato, osservando i personaggi si noterà che quelli più importanti, anche se messi in primo piano sono più piccoli rispetto agli altri. Questo significa cercare la verità nella realtà.
Ha scelto di non ricevere visite nel suo studio creativo, ci spiega il perché?
Il mio studio lo chiamo il bunker, è tutto chiuso, dipingo sempre con la luce artificiale. Nel bunker entrano pochissime persone perché entrare lì vuol dire entrare nei casini, come entrare dentro di me.
È il mio mondo, la mia sfera privata, il mio spazio inviolabile.
Molte delle sue opere hanno un richiamo, a volte celato, altre più esplicito, alla sessualità. È una propensione naturale o un atto voluto?
È un argomento che mi ha sempre interessato come artista, a mio parere legato a certi istinti che si manifestano in modo naturale quando ci si esprime nell’arte. Inoltre alcuni incontri interessanti che ho avuto durante la mia carriera, in occasione di mostre, eventi, esposizioni, ne hanno accentuato l’idea, già chiara in me. Per questo motivo mi sono avvicinato allo studio del Dott. Roberto Modesto di cui riporto, per chiarezza, uno stralcio della tesi intitolata
“Il comportamento sessuale degli artisti”
L’artista è pervaso da più energia libica e maggiore sensibilità rispetto agli altri, ne consegue una più rilevante complessità psicologica che crea una sofferenza sessuale dovuta a una superiore presenza di tensione psichica rispetto alle persone razionali. La creatività rappresenta uno scarico di energia primaria inconscia, socialmente inaccettabile, che preme però per manifestarsi, determinando così il comportamento fantastico dell’artista. Diciamo che l’artista può essere considerato simile, ma non uguale, al nevrotico in quanto si lascia incapsulare dalle tensioni inconsce per poter dar vita all’atto creativo, quindi si può affermare che la pulsione è il vero motore creativo.
È dunque la sessualità il vero motore che spinge e propaga la forza necessaria per esprimersi, l’arte è puro atto creativo, come la passione, il piacere che arriva con l’esplosione dei sensi.
Non si può creare senza istinto, eccitazione e turbamento, elementi decisivi, che ritroviamo determinanti nell’arte di Luca Luciano. Esattamente come la favola, mondi fantastici e meravigliosi portano gioia, auspicano alla felicità, rischiarano i cieli bui e illuminano le notti con lucenti scie dorate.
Un affascinante pianeta incantato dove ogni cosa diventa possibile solo nell’armonia dei popoli, dei cuori, della flora e della fauna, un luogo possibile da immaginare, la casa di ognuno dove si può stare davvero bene tutti insieme.
Luca Luciano è un uomo sensibile, si dichiara timido, è il bambino deriso dall’insegnate che non ha compreso, che è stata poco attenta. Una storia che dovrebbe far riflettere tutti, professori e non, perché a volte basta un soffio e un equilibrio sottile si rompe. Per nostra fortuna e suo merito la meraviglia negli occhi dell’artista non s’è mai persa e oggi ce la mostra in tutta la sua magnificenza, oggi Luca Luciano è diventato maestro di emozioni.
Maria Zaccagnini
3 Commentii
Bellissimo articolo.
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La passione, l’energia libidica, l’atto creativo nell’arte e nella favola di Luca Luciano. – Corriere Peligno
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La passione, l’energia libidica, l’atto creativo nell’arte e nella favola di Luca Luciano. – Corriere Peligno