Le prime donne che “toccano” siamo noi mamme
Sulmona, 21 novembre- Il tempo scorre inesorabile, le cose diventano obsolete. La voglia di nuovo, il tecnologico che incombe e il laconico desiderio per il superfluo, hanno stabilizzato il concetto per cui, quasi tutto, è riciclabile e riutilizzabile. A questo aggiungiamo il continuo addomesticarsi, per seguire la tendenza madre, che di volta in volta e per canoni sempre differenti fa il giro del mondo in poche ore, finendo per annichilire ogni eterogeneità, spingendo sempre più sull’acceleratore affinché si sia forti, imbattibili e quindi violenti. Squadre e squadre, di esperti senza volto, si levano all’alba in luoghi sconosciuti, da postazioni remote, senza obbligo alcuno di mostrare una progettualità o una credibilità, con il fine ultimo di fare cassa.
Arrivano con proposte, raramente etiche, nelle nostre case, nei nostri cervelli, nelle nostre mani, si impossessano dei nostri figli, con il nostro distratto assenso. Questo visone alterata della realtà, spodesta costantemente tutto ciò che è sacrifico e conquista. Mi preme sottolineare che, svariati sondaggi, ci trovano sempre più poveri, sempre più in guerra e sempre meno avvezzi alle sconfitte o alle rinunce, quindi fragili, vulnerabili. Consigliabile conferire titolo a qualche lieve revisione, a non essere adepti, a vegliare acché i nostri figli non divengano affiliati. Puntiamo su qualche deciso rifiuto ad eseguire comandi, insomma torniamo a pronunziare un semplice, no, ad essere meno proni. Adoperiamoci a che ascoltino musica vera, non accettiamo che nelle loro camerette, troppo buie e troppo chiuse, arrivino sinuose bisce, pronte ad abbandonare squame di pellame infetto e deviante. Certo, se chi di dovere, passasse al setaccio, i testi violenti e maschilisti, non guasterebbe e soprattutto lavoreremo tutti nella stessa direzione.
Tanto si sono radicate le parole riciclo e riutilizzo che in maniera continua e numericamente crescente le si è incoronate a giurisprudenza applicativa, come se si fosse a dar esecuzione ad una sentenza passata in giudicato, si procede a una mattanza di vite, nel dettaglio a mattanza di donne e bambini. Dismettere esistenze, per molti, per troppi, è divenuto quasi cosa compatibile con il quotidiano, come se tutto fosse lieve, perché tanto verrà riciclato o riutilizzato in altre filiere, per non dire in altri mondi. Ovviamente non chiediamo più permesso, non agiamo nell’ambito del reciproco, tutto ciò che dovrebbe essere affine con rispetto e educazione è superfluo, per non dire da dementi e sfigati.
Più volte al giorno, quando ne ha modo e tempo, mio figlio Davide, mi si avvicina si china per raggiungermi e mi dice: “Dammi un bacio e te ne do due”, io prontamente eseguo e lui contraccambia, rispettando la tenera proposta contrattuale che mi ha avanzato. Per tanto, per troppo tempo mi sono egoisticamente goduta queste effusioni e queste parole e le ho tenute per me, senza coglierne la valenza e la portata effettiva. Da poche settimane questa frase me la ripeto e la ripeto alle persone che mi circondano, mi sono convinta e per tal ragione sono a scriverne, che si può partire da qui. Si potrebbe partire da tanto altro, io da mamma destinataria della proposta, speranzosa, desidero partire da qui.
Più volte ho detto che la mano sporca di sangue di un uomo, una donna stroncata perché assimilata ad oggetto da possedere e da dismettere, non sono cosa che riguardano l’assassino, la vittima e le loro famiglie, sono femminicidi, a cui, per distrazione, per incredulità e in taluni casi per comodità, abbiamo fornito acqua nei momenti di siccità. L’abbiamo è plurale maiestatis, seppur nessuno, in quanto componente di una società, dovrebbe a mio avviso, avere l’esigenza di discostarsi, bensì la premura di accostarsi e di adoperarsi.
Le mamme, le sorelle, le amiche, anche i padri, ma soprattutto noi mamme, sappiamo tutto dei nostri pargoli, ne annusiamo ogni propensione e ogni cambiamento. Anziché fare le classiche suocere ficcanaso, solo nella parte lecita ed ufficiale della vita dei nostri figli, iniziamo a tirar fuori gli attributi sempre, non ritiriamoci in garitta quando abbiamo sentore di acque torbide. – Dammi un bacio e te ne do due- lo suggerisco come il mantra di ogni sera e di ogni mattina, dobbiamo inculcargli che questo è l’unico modo per approcciare a qualsiasi donna, che sia fidanzata, moglie, compagna, amante, sorella, amica. Se l’invito al bacio non viene accolto bisogna alzare i tacchi e andarsene.
Cresciamoli a pane e rispetto, a latte e accettazione del rifiuto, a pasta asciutta e capacità di convivenza, a bistecca e baci, a cioccolata e carezze. Ogni altro gesto e modo di rapportarsi è contraffazione del nutrimento, è infestante per ogni forma di alimentazione, sanzionabile perché in violazione palese con la normativa vigente e soprattutto in contrasto con la libera esistenza di ognuno.
Non cresciamoli a pane è onnipotenza, a pasta asciutta e soldi, a bistecca e sei il più bello, a cioccolata e quella lì non è per te, tu meriti di più!
Molti dei nostri figli possono avere problemi o patologie, dobbiamo accettarle e seguirle insieme a specialisti, non attrezziamoci e non attrezziamoli a celare. Molti dei nostri figli sono vittime di quello che noi abbiamo lasciato che la società ci vendesse per buono, per appetibile e per identificativo, dobbiamo ammettere la sconfitta e iniziare a invertire la rotta. Se continuiamo a tenere i remi in barca per vigliaccheria, il battello andrà alla deriva, ogni tragetto andrà alla deriva e finiremo per trovarci, noi stesse e le nostre figlie, in un mare insicuro che non permetterà né più la balneazione, né tanto meno accetterà che si levino ancore per mete nuove e libere.
Care donne e colleghe madri, rimbocchiamoci le mani, non demandiamo, la radice del tutto è nelle pareti domestiche, spesso le imbianchiamo di vernice scadente per risparmiare, nulla di ciò che è facile è economico e, nulla di ciò che è gratis porta alla civiltà vera, alla serenità e alla vita libera da cappi. Perché ci sia un domani, abbiamo il diritto-dovere di liquefare i troppi imbasti che popolano l’oggi. Che le donne abbiano a salvare le donne!
E che ogni preposto abbia a fare il proprio dovere scupolosamente, mettendo a conto, se non bastasse il già avvenuto, che il figlio e la figlia coinvolti non saranno sempre e solo degli altri!
Cesira Donatelli