Sulmona, 6 dicembre – Nel giorno dello sciopero nazionale di medici e infermieri è arrivata ieri, puntuale e dolorosa, l’ennesima conferma dell’assurda situazione sanitaria in cui versa il nostro territorio e, in modo particolare, tutto il comprensorio dell’Alto Sangro. Lo sostiene oggi il Consigliere regionale Pierpoalo Pietrucci (Pd) “Con sconcertante e odiosa superficialità- spiega Pietrucci- la ASL1 ha trasmesso una email ai Sindaci dei Comuni interessati per comunicare che, per tutto il mese di dicembre, Pescasseroli, Pescocostanzo e Castel di Sangro non avremo guardie mediche. La ragione è semplice e drammatica al tempo stesso: la mancanza di professionisti.
Per cui il servizio di continuità assistenziale (cioè la garanzia di avere sempre un medico disponibile per ogni esigenza sanitaria) si attiverebbe solo con una deviazione di chiamata telefonica che ogni medico, allo smontare del proprio turno, dovrebbe fare verso la sede di continuità assistenziale più vicina. Una vergogna, uno schiaffo a tutte le persone a partire da quelle più fragili, anziani e bambini, che vivono in queste aree, un colpo all’immagine e alla dignità di un territorio che, soprattutto nel periodo natalizio, ospita turisti da ogni parte d’Italia.
Chi si riempie la bocca di “difesa delle aree interne e delle zone montane” dovrebbe chiedere scusa a tutti i cittadini e ai Sindaci che sono la prima autorità sanitaria del proprio paese e che vengono abbandonati a sé stessi. È importante che gli amministratori di Pescasseroli, Opi, Villetta Barrea, Civitella Alfedena, Barrea Alfedena, Pescocostanzo, Scanno in un incontro congiunto abbiano deciso una campagna di protesta “per il manifesto pericolo che ne deriva per i più deboli dalla mancanza di assistenza sanitaria dei servizi medici essenziali”. Insieme ad altre emergenze della ASL1 – conclude – questa situazione dimostra la giustezza dello sciopero di ieri dei medici e del personale sanitario, angosciato non solo dalle proprie condizioni di lavoro, ma da una politica del governo che riduce risorse alla sanità pubblica e di fatto privatizza il diritto alla salute.”