Sulmona, 21 febbraio-A distanza di 20 gironi si torna di nuovo a manifestare contro la disastrosa politica fatta sulla Sanità in questo quinquennio di gestione Marsilio, in special modo nelle aree interne, dove il diritto costituzionale alla Salute è sempre più un miraggio.
C’erano 2000 firme raccolte in pochissimi giorni dai cittadini che vivono nei territori dell’Alto Sangro e del Parco Nazionale d’Abruzzo e Molise ai quali è stato tolto il medico sull’ambulanza e per i quali è stato pensato di ricorrere al supporto dell’esercito per garantire il primo soccorso, certificando cosi uno stato di emergenza al quale quali si è arrivati proprio dalla gestione scellerata della sanita pubblica.
Domani sarò di nuovo a l’Aquila nel piazzale antistante la direzione generale della ASL 1 alle ore 10- spiega in una nota Coordinatore M5S provincia dell’Aquila e candidato Consigliere alle prossime elezioni Regionali-alla manifestazione organizzata dalla CGIL, che ringrazio vivamente per l’invito, per dire No all’ennesima misura che corre in direzione opposta, a quella che deve essere la medicina territoriale, ovvero la sostanziale chiusura dei Nuclei di Cure Primarie che sta determinando la Asl in provincia dell’Aquila, non sostituendo i medici che vanno in pensione impegnati negli stessi.
Un servizio che va avanti dal 2007 e che ha fatto da predecessore alle Case di Comunità che oggi vediamo previste nel PNRR per avvicinare i servizi sanitari al cittadino, e che invece questa politica miope del centro destra sta sovrapponendo negli ospedali dell’Aquila e di Sulmona.
Un’ attività di 12 ore al giorno, offerta dai Nuclei di Cure Primarie, a cui oggi fanno ricorso circa 50 mila cittadini, utile a potenziare proprio quel servizio di medicina territoriale che il Covid ci ha insegnato, è l’unica strada percorribile per garantire un servizio equo di diritto alla salute, ma al quale dovranno rinunciare se chi oggi ha potere decisionale, non torna sui propri passi.
Il Presidente Marsilio parla di Modello Abruzzo da esportare, quello della Sanità abruzzese, ma i dati confermano quanto i cittadini vivono quotidianamente sulla propria pelle: le liste di attesa per visite specialistiche spesso superano l’anno, una mobilità passiva che pesa a tutta la collettività circa 90 milioni di euro l’anno e il 36% dei cittadini, appartenenti alle classi sociali più deboli, hanno rinunciato a curarsi.
Questi sono solo alcuni esempi delle condizioni in cui è stata ridotta la sanità “modello Abruzzo” che dovrebbero adottare le atre regioni; mi auguro davvero di no per loro e mi auspico che il prossimo 10 Marzo i cittadini abruzzesi scelgano di voltare pagina.