Sulmona, 21 febbraio- Nonostante le distrazioni e le banalità di una campagna elettorale che finora non ha prodotto nulla per Sulmona ed il territorio tant’è che in pochi si sono accorti che dal mese prossimo dovremo, un po’ tutti, iniziare fare i conti con una realtà orami sfinita e senza prospettive.
Già perché ai tanti problemi che da anni si trascinano avanti (sanità, trasporti, servizi in genere, mobilità, lavoro, occupazione, ambiente. ecc.) da qualche settimana le nostre comunità hanno potuto toccare con mano la drammaticità del fenomeno dello spopolamento la cui dimensione è molto più ampia di quello che avevamo comodamente immaginato finora.
E così Sulmona, secondo Istat, che dallo scorso mese di novembre è scesa sotto la soglia dei 22 mila abitanti (21.933), tra 19 anni ne avrà meno di 16 mila e tornerà indietro nella condizione in cui versava mezzo secolo fa tenendo conto che decrescerà ad un ritmo (- 25,21%) pari a 5 volte quello nazionale (- 4,83%).
Non abbiamo percepito finora un cambio di passo della Regione, né abbiamo registrato il varo di misure e strumenti necessari da porre in essere per contrastare il fenomeno al di là di qualche pallida e insignificante iniziativa di carattere assistenzialistico e non di attenta programmazione con idee precise, scelte adeguate e risorse giuste. Brutto segnale.
Sulmona ed il Centro Abruzzo non possono restare ai margini di una condizione così preoccupante a lottare in solitudine se la politica non percepisce la delicatezza del momento.
Ed ecco allora che l’occasione di domani e venerdì con l’arrivo a Sulmona di una equipe di Rai 2 per delle riprese televisive sulla Città che saranno proiettate sabato prossimo su Rai 2 alle 15. Non sarebbe sbagliato se in questa occasione il sindaco della città, o suo rappresentante, oltre a parlare della storia, cultura, tradizioni e sicuramente confetti potrebbe cogliere l’occasione per porre all’attenzione regionale e addirittura nazionale il problema dello spopolamento che suscita preoccupazione.
E’ giusto? E’ sbagliato? Francamente non sappiamo ma di certo la riflessione è destinata a suscitare un forte scossone e a richiamare maggiore attenzione da parte della politica anche perché il vento sta.. cambiando e per governare questo nostro Abruzzo non basta più raccontare la storiella dei tre mari che bagnano la regione e poi non ci si accorge di questo fenomeno sproporzionato. E’ normale?
1 Commento
Se non si abbandona la cattiva abitudine soprattutto della politica regionale di continuare a favorire i soliti noti e per soliti noti intendo i territori abruzzesi storicamente più saldi dal punto di vista economico, non c’è la faremo ad uscire da questo vicolo cieco. È necessario un vero e proprio cambiamento di paradigma, una rivoluzione culturale, un nuovo umanesimo dovrebbe fare breccia nella mente e nel cuore dei nostri egregi rappresentanti politico/amministrativi di vertice che, invece, continuando a far finta di non capire, perpetuano consapevolmente una situazione di squilibrio territoriale che alla lunga rischia di coinvolgere paradossalmente proprio quei territori che si ritengono esenti da fenomeni di regressione.