Sulmona,2 aprile Leggendo quanto riportato nel progetto sperimentale di intervento per il lavoro e l’inclusione attiva delle persone in esecuzione penale-Abruzzo ed avente l’obiettivo di avviare presso la Casa Reclusione di Sulmona la produzione di manufatti in legno idonei a soddisfare l’intero fabbisogno nazionale di arredi carcerari attraverso il lavoro dei detenuti, potremmo pensare che il laboratorio insistente nel carcere di Sulmona possa divenire un importante centro di produzione nazionale.Lo scrive Mauro Nardella (Uil Pa)
“Se ciò fosse vero, e non avremmo motivo di dubitarlo visto che il bando esiste ed è facilmente acquisibile a mezzo web, si vedrebbe implementare un grande progetto in una struttura che, sembrerebbe (queste sono le voci che arrivano dai responsabili del settore lavorazioni del carcere) presenti importanti infiltrazioni di acqua.Inconveniente, questo, non di poco conto e che, soprattutto durante periodi nevosi come quello che ha visto coinvolta la Valle Peligna nelle settimane scorse, trasforma un impianto di ultima generazione in una quasi piscina olimpionica e con tutti i rischi che ne conseguono in materia di prevenzione e protezione.Sicurezza e salubrità di tale portata andrebbero in contraddizione con quanto riportato nel bando soprattutto quando a dover essere presa in considerazione è la fattibilità di tale progetto.Di incidenti e morti sul lavoro se ne parla quasi quotidianamente.Di prevenzione e protezione molto meno.La UIL PA vuole rompere questo filone e, prima che ( si spera mai) i macchinari in uso dai falegnami del carcere portino, in caso di pioggia, anche il Penitenziario di Sulmona ad essere annoverato nella triste casistica INAIL, invitano i competenti responsabili a sistemare prima la logistica del laboratorio e poi alla realizzazione del progetto