Sulmona, 28 maggio– Nella zona di Case Pente, in Comune di Sulmona, nel corso del tempo sono state rinvenute durante l’effettuazione di lavori stradali (anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso) diverse sepolture di epoca romana (III-IV sec. d.C.) e l’iscrizione nota come dei Callitani, oggi esposta al Museo Archeologico di Sulmona, nelle vicinanze (Colle Macerre) altri sarcofaghi di epoca romana, mentre sono presenti la Chiesetta rupestre di S. Angelo in Vetulis, fra i più antichi esempi dell’architettura e dell’arte alto-medievale in Abruzzo, e, nella contigua Valle del Torrente Vella, un possente muro di terrazzamento di epoca risalente con i resti di un’articolata e ampia struttura di epoca romana, probabilmente una villa del I sec. a. C., una parte della quale venne trasformata nella Chiesetta rupestre di San Leopardo.
Negli anni scorsi (nota prot. n. 6949 del 28 agosto 2008) l’allora Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo esprimeva forte contrarietà nei confronti dell’apertura di una cava in loc. Case Pente, “in quanto i lavori di estrazione verrebbero a interferire pesantemente con un complesso archeologico fra i più importanti e inediti dell’area peligna, che cela i resti di un insediamento vasto e articolato, con tracce della viabilità, dell’abitato, della necropoli”. E’ quanto sostiene oggi in una nota l ’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico
La stessa associazione (GrIG), raccogliendo le tante segnalazioni dei residenti, ha, quindi, chiesto agli Organi centrali e periferici del Ministero della Cultura l’avvio delle opportune valutazioni finalizzate alla tutela dell’area con il vincolo culturale (artt. 10 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), nonché l’emanazione di misure preventive e cautelari per i beni culturali interessati.
Coinvolti il Ministero della Cultura, il relativo Segretariato regionale per l’Abruzzo, la Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Aquila, informato il Comune di Sulmona.
Bisogna intervenire senza indugi, perché il sito rischia di esser stravolto dal progetto della centrale di compressione del gas naturale del Gruppo Snam s.p.a., a servizio del gasdotto “Rete Adriatica”, noto come il gasdotto dei terremoti, perché – incredibilmente – va a attraversare pesantemente buona parte dell’Appennino, fra le aree a maggior rischio sismico d’Europa.