Ogni anno il 30 maggio la città ricorda il bombardamento dei caccia angloamericani dove furono uccise 52 persone e un centinaio ferite
Sulmona, 29 maggio -Se si osservasse una mappa di Sulmona un piccolo rettangolo dai bordi stondati apparirebbe schiarito nella mappa, nel suo cuore.
Puntassimo il dito su quel punto ci accorgeremmo che, con ogni probabilità, si tratta di un luogo importante per la città della mappa.
Chiedessimo ad un cittadino di cosa si tratti egli risponderebbe senza esitazione, captandone subito la forma: è piazza Garibaldi. Il cuore e il simbolo di Sulmona.
Otto decenni fa questo simbolo fu sfregiato dalla brutalità della guerra, lasciando una cicatrice che ancora oggi, come ieri, rattrista un maggio già piovoso.
In altre città questo genere di memorie rimangono ancora divisive, come anche a livello nazionale, tra chi incolpa gli alleati di atrocità e chi li giustifica adducendo la scriminante del “male minore” rispetto al nazifascismo.
E a Sulmona? Pare nessuno litighi. È un bene? È un male? Forse una memoria condivisa è possibile quando l’amore per il municipio è più forte delle opinioni politiche? O forse abbiamo perso interesse per tutto? Per la città, per la Storia, per quelle decine di morti e per le bombe sulla nostra città? Anzi, al suo cuore.
Luigi Marrese