Sulmona, 28 Giugno– È di questi giorni la notizia per la quale la magistratura peligna abbia obbligato alla stipula di un contratto di lavoro una autofficina nei confronti di un 54enne di Cocullo.
Il lavoratore era stato licenziato dall’impresa senza alcuna motivazione, ma in verità anche assunto senza nessun contratto. L’assenza di obblighi contrattuali, infatti, non garantirebbe le tutele cui il lavoratore ha di norma accesso nei confronti del datore, questo almeno secondo la difesa di quest’ultimo.
Il giudice del tribunale, tuttavia, ha accolto il ricorso del lavoratore ritenendo provato il rapporto di lavoro nei mesi di marzo-ottobre 2021, e valutando l’esistenza di un contratto non un elemento indispensabile ai fini della tutela della parte (de facto) debole. La sentenza, in realtà, non è costitutiva (non crea nessun nuovo rapporto) semplicemente regolarizza sin dall’origine un rapporto già esistente sul piano sostanziale e fattuale.
Ebbene, con ogni probabilità i rapporti oramai saranno compromessi, ed il lavoratore sarà costretto ad andarsene, eppure sul piano giuridico la regolarizzazione comporterà alcuni benefici al lavoratore. “Sin dall’origine” infatti, il rapporto sanato produrrà gli effetti legali, quali ad esempio maturazione del TFR o versamenti contributi a carico del datore. L’accaduto indica ancora una volta quanto la tutela del lavoratore ha in effetti raggiunto un ottimo grado in sede giurisdizionale. Lo stesso tuttavia non può dirsi di ogni fase estranea a quest’ultima, ove regna spesso indisturbata la sopraffazione dei soggetti deboli.
Luigi Marrese