Sulmona, 21 settembre- Gli amministratori comunali di Sulmona annunciano con gaudium magnum che i 30.000 euro dei contribuenti sulmonesi elargiti generosamente per il concerto di Venditti sono un “investimento sul Turismo e la Cultura”. C’è da restare ammirati per questa attenzione nei confronti della cultura; peccato che Case Pente sia troppo lontana da Palazzo San Francesco per percepire i rumori delle ruspe che hanno cominciato a fare scempio della nostra cultura e della nostra storia. Inizia così stamani il documento dei rappresentanti di Sulmona del Movimento del Movimento Per il clima Fuori dal fossile a poche ore dalla conclusione del concerto di Antonello Venditti
Mentre piazza Garibaldi è vicina, dalla sede municipale non si vedono gli enormi mezzi che stanno sbancando quella che la stessa Soprintendenza definì “un complesso archeologico tra i più importanti e inediti dell’area peligna”. Un’area – lo ricordiamo ancora ai nostri attenti e solerti amministratori – in cui sono state rinvenute l’esistenza di un villaggio dell’età del bronzo risalente a 3500 anni fa, una necropoli con circa cento tombe e almeno tre costruzioni dell’epoca italica o romana.
Sarebbe interessante conoscere, sostengono gli ambientalisti, se, in un momento di pausa dell’intensa attività amministrativa, il sindaco o qualche assessore abbiano trovato il tempo di alzare la cornetta del telefono per chiedere alla Soprintendenza dell’Aquila cosa sta succedendo in quella che la Snam ebbe a definire “un’area marginale”, ovvero senza nessun valore.
Sarebbe ancora più interessante sapere se il sindaco o qualche assessore, alla luce delle emergenze archeologiche rinvenute, abbiano trovato il tempo di scrivere una lettera alla Soprintendenza per chiedere che sull’area di Case Pente venga apposto il vincolo di interesse culturale.
Ricordiamo che la “dichiarazione di interesse culturale” viene emanata in relazione alle cose immobili o mobili che “rivestono un interesse particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte, della scienza, della tecnica, dell’industria e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive e religiose”.
Peraltro queste semplici iniziative amministrative avrebbero, ed hanno, il vantaggio di non gravare sul bilancio comunale, ovvero sui contribuenti. Ma se chiedere questo ai nostri amministratori è chiedere troppo, almeno – forse – i cittadini avrebbero il diritto di sapere- concludono gliambientalisti- se, dopo che un anno e mezzo dall’apertura del cantiere a Case Pente, il sindaco o qualche assessore ha trovato il tempo di incaricare almeno un vigile urbano, dicasi uno, di recarsi sul posto e magari chiedere alla Snam se l’autorizzazione a costruire è decaduta oppure no, e in questo secondo caso quali sono gli atti che lo attestano. O anche chiedere questo è chiedere troppo?