Sulmona, 3 febbraio– Inizia l’ultima settimana di campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale che finora è stata deludente di iniziative, idee, proposte concrete sulle grandi questioni che interessano il nostro territorio.
Non basta quindi portare in processione questo o quel personaggio della politica nazionale alcuni dei quali hanno scoperto per la prima volta la nostra città ed il Centro Abruzzo e non ne conoscono storia, tradizioni emergenze e vocazioni. Non basta mettere insieme centinaia e forse migliaia di persone per raccontare loro che il nodo centrale della politica nazionale (non abruzzese) è quello dei migranti senza fare un accenno ai temi dell’emigrazione abruzzese nel mondo che è costata alla nostra regione un prezzo sproporzionato.
Ma nemmeno una parola sul processo di sviluppo straordinario fatto registrare da questa regione agli inizi degli anni settanta, grazie ad una classe politica, accorta e lungimirante, che ha costruito le condizioni per assicurare una crescita straordinaria tanto che l’Abruzzo da ultima regione del Mezzogiorno divenne la prima fra le regioni meridionali tanto da uscire dall’obiettivo 1 dell’Unione Europea. No, questa gente l’Abruzzo lo conosce poco o niente, spesso straparla e tutti vogliono occuparsi ora, ma solo ora, di infrastrutture, sanità, sviluppo, occupazione. E allora da oltre un mese trascorrono più tempo nella nostra regione che a Palazzo Chigi o Montecitorio dove, diciamocelo con chiarezza, dopo sette otto mesi di governo del cambiamento di risultati ne abbiamo visti pochi e strambalati. E poi (che malinconia !!) addossare sempre gli altri, quelli che c’erano prima tutte le colpe, ritardi, inefficienze. Chi usa questo metodo denuncia debolezze e ipocrisie.
E che dire, ad esempio, di quel candidato Presidente che parla con linguaggio simpatico il dialetto romanesco “ … Annamo bene!!” che finora oltre a vedere in Luciano D’Alfonso, ex governatore abruzzese, il nemico numero uno, non è riuscito a presentare una proposta credibile su come lui, ad esempio, pensa di migliorare l’efficienza e le politiche di sviluppo regionale. Così pure il ritorno di Berlusconi più volte in Abruzzo suscita tanta malinconia sempre a recitare lo stesso copione.
Eppure D’Alfonso resta, al di là di ogni considerazione obiettiva, comunque nella storia del regionalismo abruzzese, il Presidente che ha veicolato il maggior numero di risorse statali e comunitarie sull’intero territorio regionale ha presentato a chusura della sua esperienza un ricco documento con i risultati della sua gestione durata 1500 giorni alla guida della Regione Abruzzo con dati cifre, interventi, leggi di riferimento, risorse finanziarie. La sfida sulla migliore o peggiore qualità della proposta politica deve partire da qui. Diversamente il confronto diventa strumentale, inconcludente. Troppo comodo.
Se la politica nazionale non è stata in grado di offrire per questo nostro territorio nessuna ipotesi di sviluppo né è riuscita a dare risposte a nessuno delle tante emergenze a cominciare dalla vicenda della Centrale di compressione (per la verità solo di Legnini ha assunto un impegno preciso), sul futuro della Marelli, dell’Ospedale, delle infrastrutture. Salvini è venuto a parlare di immigrati ma non ha parlato di potenziamento di polizia, nemmeno di quella ferroviaria. E che dire dell’uscita di Sulmona da “Casa Italia” istituita dal Governo Gentiloni che avrebbe assicurato per almeno dieci anni risorse importanti alla città per realizzare interventi a protezione del rischio sismico? Sono venuti i due Vice Premier a parlare di aria fritta, la gente contenta li ha applauditi, e poi sono tornati in altri posti a ripetere le stesse cose.
La Meloni è andata a farsi una passeggiata, con un codazzo di simpatizzanti, per le corsie dell’Ospedale di Sulmona a promettere che sarà salvato il punto nascite. Ma finora dov’è stata? Dal mese di Giugno al Ministero della salute non c’è più la Lorenzin, quali iniziative ha intrapreso finora? Se avesse avuto veramente a cuore le sorti di questo territorio si sarebbe mossa diversamente con gli strumenti che ha a disposizione. Ma la città oggi, diciamocelo con franchezza, non conta nulla nei palazzi della politica romana e anche questo è frutto di una cultura di moda dalle nostre parti dove si privilegia nelle scelte sempre gente che viene da lontano pur di andare sempre “contro” qualcuno del posto.
In Consiglio regionale è ancora più delicato. Ci sono tanti candidati nelle diverse liste espressioni della città e del Centro Abruzzo. Giovani e ragazze motivati che hanno i numeri giusti quindi si può scegliere. Non avere rappresentanti della propria città a Palazzo dell’Emiciclo nella prossima legislatura dove si giocheranno partite importanti e delicate significa votarsi al suicidio e restare ancora più isolati. Ma l’Emiciclo, sede dell’Assemblea abruzzese, non è luogo di villeggiatura dove si può consumare il tempo e godere solo di privilegi. Al contrario è luogo di partecipazione, di impegno costante, di sacrificio, di studio e di difesa del proprio territorio. E chi ha la fortuna di arrivarci e poi non se ne rende conto tradisce il territorio.
E questa città che spesso si lamenta e chiacchiera troppo i traditori non li ha mai giustificati e prima o poi, come in tempo di elezioni, saprà come vendicarsi. Ma di questo riparleremo presto. Buona domenica a tutti.
Asterix