Home Attualità Operazione Gdf Teramo, rinviati a giudizio sei indagati tra cui un notaio e un medico

Operazione Gdf Teramo, rinviati a giudizio sei indagati tra cui un notaio e un medico

Scritto da redazione

Teramo,6 feb. Le attività, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Teramo, hanno consentito di ricostruire le varie fasi di un disegno criminoso, finalizzato a trasferire la titolarità di un cespite all’insaputa dell’effettivo proprietario, un’anziana donna da tempo allettata a causa delle precarie condizioni di salute. La condotta è stata realizzata mediante la formazione di atti notarili falsi, tra cui una procura speciale a vendere e un certificato medico contraffatto, in cui si attestava la piena capacità di intendere e di volere della donna. Tale certificazione specialistica e le firme apocrife della donna hanno garantito agli autori della frode di acquisire la disponibilità del cespite a un prezzo irrisorio, 30.000 euro. 

L’importo ribassato sarebbe stato giustificato da una perizia effettuata da un tecnico che, si legge nell’atto notarile, avrebbe rilevato come la costruzione si trovasse “…in pessimo stato di conservazione e di manutenzione per vetustà e abbandono, inabitato e inabitabile…”. Le indagini svolte hanno evidenziato, viceversa, che il medesimo professionista, come stesso dichiarato, non si è mai recato presso quell’immobile. Il prezzo di € 30.000, inoltre, sarebbe stato corrisposto al momento della stipula del rogito, come si legge nell’atto, direttamente nelle mani dell’anziana proprietaria, tuttavia deceduta diversi mesi prima. Inoltre  a seguito della compravendita, il notaio avrebbe poi falsamente attestato di aver ricevuto una ratifica dell’atto da parte della figlia della donna, che non avrebbe quindi vantato alcun diritto sull’immobile. Nell’atto di ratifica il notaio attestava l’impossibilità della congiunta di sottoscrivere l’atto “perché affetta da indebolimento degli arti superiori”, circostanza completamente smentita ai finanzieri dalla diretta interessata.  

Con le medesime modalità, il notaio e un altro soggetto hanno provveduto a stipulare un ulteriore atto di compravendita di due immobili di proprietà di un soggetto tutelato da un amministratore di sostegno, in quanto incapace di intendere e di volere, ricoverato presso una struttura abitativa di emergenza (S.A.E.), inconsapevole della cessione. Dall’analisi dei flussi monetari, i finanzieri hanno rilevato che il soggetto ha percepito oltre € 100.000 che, successivamente, sono stati trasferiti in Bulgaria e nelle casse di una società di compravendita di autovetture. Al termine delle indagini, le Fiamme Gialle, previa concessione di apposito nulla osta da parte della magistratura inquirente, hanno svolto mirati accertamenti nei confronti del notaio coinvolto nella vicenda, volti a verificare la corretta e puntuale osservanza dei presidi antiriciclaggio imposti dal Decreto Legislativo n. 231 del 2007. Durante il controllo sono emerse irregolarità in ordine agli obblighi di conservazione dei dati, dovute alla mancata esibizione dei documenti richiesti dalla normativa di settore, con conseguente irrogazione di una sanzione amministrativa. Nel contempo, si è provveduto alla trasmissione degli atti alla competente Direzione Provinciale dell’Agenzia delle Entrate per l’applicazione dell’ulteriore sanzione prevista in caso di inottemperanza all’invito a presentarsi senza giustificato motivo, attesa l’irreperibilità del professionista in seguito alla notifica dell’avvio dell’attività ispettiva. Il Tribunale di Teramo, all’esito di indagini svolte dai militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Giulianova (Te), ha disposto il sequestro preventivo, ai sensi dell’art. 321 c.p.p., di un immobile dal valore di mercato stimato in € 650.000,00, costituente il profitto illecito di un’articolata truffa realizzata, tra l’altro, con la compiacenza di un notaio e di un medico, entrambi indagati insieme ad altre quattro persone. In sede di udienza preliminare, l’Autorità Giudiziaria ha disposto il rinvio a giudizio di sei indagati, che dovranno difendersi dalle accuse di falso in atto pubblico e truffa. 

L’esercente la professione sanitaria ha già patteggiato la pena e, come si legge nella relativa sentenza, è stata dichiarata anche la falsità dei certificati medici strumentali alla realizzazione della condotta criminosa. 

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