Home Editoriale I nuovi assetti mondiali voluti da Trump creano difficoltà ai nazionalisti europei

I nuovi assetti mondiali voluti da Trump creano difficoltà ai nazionalisti europei

Scritto da redazione

Sulmona,5 marzo- Dopo quanto accaduto qualche giorno fa, nello studio ovale della Casa Bianca, con le ingiurie rivolte dal presidente Trump al presidente ucraino Zelensky in visita ufficiale, nessun margine di dubbio può esistere sulle vere intenzioni del tycoon in questo secondo mandato presidenziale che sono quelle di abbandonare l’Ucraina al suo destino, allearsi con Putin, dividere l’Europa.

Intenzioni perseguite in maniera sconcertante, da spregiudicato privo di scrupoli, alla ricerca solo del proprio vantaggio e, da tutto ciò, il paradosso che imprigiona i nazionalisti europei e crea non pochi mal di pancia tra i leader dell’Unione Europea.

Con Trump ha vinto il nazionalismo americano a lungo minoritario, ma esso non rappresenta tutta l’America in quanto tale, perché la differenza tra Trump e Kamala Harris è percentualmente risicata, 77 milioni di elettori per Trump, quasi 75 milioni per la Harris.

Quello che invece le elezioni hanno attestato, è la spaccatura del Paese a stelle e strisce, non solo elettorale, ma anche delle politiche finora perseguite, nonché dei valori imprescindibili della democrazia. Una metà del Paese continua a riconoscersi in una visione internazionalista dell’America, in base alla quale la forza di quest’ultima è nel sistema di alleanze creato nel tempo e non certo nel suo unilateralismo imperiale.

Purtroppo Trump può introdurre, come sta facendo, sistemi autocratici nella “governance“ del Paese: è nelle condizioni istituzionali e politiche per farlo. Certamente non mancano le reazioni; alcuni ordini presidenziali sono stati bloccati dalle Corti di giustizia, altri sono stati messi in discussione in quegli Stati a maggioranza democratica e nel Congresso. 

Se le difficoltà non mancano negli States, altrettanto non può dirsi per la politica del tycoon all’estero, dove in poche settimane è riuscito a demolire il sistema delle alleanze dell’America in Europa, a legittimare la politica imperialista del presidente Putin, creando sgomento e panico nei leader europei. 

Umiliare l’Unione Europea per risolvere i problemi economici degli USA, non ha senso, anche perché gli europei che ne fanno parte, per sostenere l’Ucraina, hanno ordinato dal febbraio 2022, mese e anno dell’invasione russa del Paese, ben oltre 185 miliardi di armi moderne alle imprese americane. Ma a Trumpquesto non interessa, per lui l’Unione Europea è nata per mettere sotto scacco l’America, e questo giustifica la sua politica antieuropea che mira a lasciare l’UE senza un’adeguata copertura militare e in gravi difficoltà economiche con la “guerra dei dazi”. 

Proprio perché questo è il quadro politico al momento, sarebbe stato opportuno un contro-bilanciamento europeo che, però, fatica ad emergere per gli ostacoli frapposti dai leader nazionalisti europei, prigionieri un po’ tutti di un paradosso che li vede, da Orban alla Meloni, sostenere il nazionalismo del presidente americano, per motivi ideologici, senza sapere che in questo modo favoriscono gli interessi americani e non quelli dei loro Paesi.

L’offensiva commerciale di Trump, senza una adeguata risposta europea, può avere conseguenze devastanti. Lo stesso vale per la minaccia del tycoon di lasciare l’Europa senza la copertura di un deterrente nucleare e il vuoto può essere colmato solo da una deterrenza europea, ma nessun Paese europeo può sostituire l’America con i propri arsenali militari.

La sicurezza europea non può essere gestita da un coordinamento intergovernativo, come è stato fino ad oggi, perché la logica intergovernativa, che la Meloni difende strenuamente, gioca a favore degli Stati membri dell’UE più forti militarmente, come la Francia e non di quelli più deboli come l’Italia

Se la nostra premier vuole che l’Unione Europea non venga egemonizzata dalla Francia, dove gli errori di Macron sono all’ordine del giorno – dalla mancata convocazione dei Paesi baltici e scandinavi alla riunione di Parigi, alla visita a Trump di pochi giorni fa senza aver ricevuto alcun mandato dalla UE – allora dovrebbe lavorare per costruire a Bruxelles un sistema sovranazionale di difesa europea, i cui responsabili, scelti e controllati democraticamente, possano disporre di capacità militari autonome, indipendenti da quelli degli Stati membri della Comunità Europea.

I nazionalisti europei dovrebbero rovesciare la prospettiva: ne saranno capaci? Senza un’Europa politica, dotata di una propria forza militare, il nazionalismo americano finirà per divorare quello dei leader europei nazionalisti e svuotare con il loro aiuto l’Unione Europea.

Angela Casilli

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